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Politica

L’UOVO DELLA DOMANDA E LA GALLINA DELL’OFFERTA

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Un articolo di Gerardo Coco ha valso all’autore un caterva di insulti. Dal momento che sono d’accordo con lui, ne reclamo la mia parte, e comincio riprendendo un suo esempio.

La scelta se favorire in primo luogo la domanda o l’offerta è un falso problema. Non molto lontano da quello della priorità dell’uovo o della gallina. Se un signore produce patate e vuole avere dei pomodori, aggira il baratto con la mediazione del denaro. Traduzione: produce patate, le vende, ottiene denaro e con quel denaro compra pomodori.

Lasciamo perdere il capitale e il lavoro per seminare, raccogliere, trasportare e vendere le patate. Partiamo dal momento in cui il produttore si è procurato del denaro e con quello compra i pomodori. È ovvio che i pomodori che l’altro vende sono a loro volta il risultato dello stesso processo: capitale e lavoro, fino ad ottenere denaro con cui comprare le patate o quello che sia. A questo punto, chi ha domandato, chi ha offerto? È chiaro che ogni individuo dal punto di vista economico è sia produttore che consumatore. Sia protagonista di un’offerta, sia protagonista di una domanda.

Né si può pensare ad uno schema diverso se, invece che ad un produttore di patate, facciamo riferimento ad un impiegato del catasto o a una ballerina classica. Nel momento in cui il primo compila certificati o la seconda si esibisce sul palcoscenico, entrambi sono protagonisti di un’offerta; nel momento in cui il primo va a teatro o la ballerina va a ritirare il certificato, sono protagonisti di una domanda. Tutto ciò posto, è evidentemente inane l’idea di favorire l’uno o l’altro corno del problema economico. Se si favorisce l’offerta, ma nessuno ha i soldi o la voglia di comprare un dato prodotto, si è sprecata ricchezza nella produzione e il prodotto rimane invenduto. Si pensi alle distese di automobili nuove che a volte si accumulano sui piazzali delle fabbriche. Se invece si favorisce la domanda – per esempio distribuendo denaro ai consumatori – dal momento che quel denaro è “a fronte di niente”, nel senso che non lo si è ottenuto creando ricchezza – come hanno fatto nell’esempio sia il produttore di patate che quello di pomodori – di fatto si crea inflazione. Cioè si sottrae ricchezza a chi già detiene denaro. Infatti si diminuisce il potere d’acquisto di quel denaro dal momento che, a valore facciale invariato, con esso si comprano meno cose.

È vero che, secondo le teorie di John Maynard Keynes, quella distribuzione di denaro può innescare un rilancio dell’economia, fino a compensare l’inflazione immessa in circolo. Ma tutto il problema sta in quel “può”. Infatti il sistema Keynes è stato usato con tale generosità che oggi i maggiori Stati sono indebitati fino al collo e sono minacciati da una catastrofe economica.

Il dilemma se favorire la domanda o l’offerta è un falso problema. Ciò che bisogna fare è semplicemente permettere che la gente, lavorando, guadagni bene. Soltanto in questo modo, poi, spenderà generosamente. In concreto si tratta di premiare chi produce ricchezza sottraendogli la quota più piccola possibile del suo reddito, cioè realizzando un fisco poco avido. Se la ricchezza prodotta da un soggetto (che sia il protagonista della domanda o dell’offerta poco importa, tutti sono ambedue le cose) è cento, e il fisco gli toglie cinquanta, di fatto è come se avesse prodotto cinquanta, e spenderà per cinquanta, non per cento. Se invece produce cento e il fisco gli toglie venticinque, potrà spendere settantacinque, realizzando l’incentivo keynesiano senza produrre inflazione.

Qualcuno obietterà che il fisco il denaro non lo distrugge, in quanto lo Stato lo riversa nella società. Cosa vera, in teoria. Purtroppo, nel giro, dal contribuente allo Stato e dallo Stato ai cittadini, si perde molta, molta ricchezza, data la nota inefficienza (e corruzione) dell’Amministrazione Pubblica. Come si nota nell’attuale crisi italiana. Il fisco è opprimente, la tassazione è soffocante a tutti i livelli, le imprese chiudono, la stagnazione continua. Chi è ancora del parere che lo Stato sia in grado di fornire le soluzioni economiche per una nazione in crisi come la nostra, esclusa quella, di buon senso, di essere un po’ meno ingombrante, si accomodi. Siamo in molti ad attendere il miracolo operato dall’alto. E attendiamo da parecchi anni, ormai.

Gianni Pardo, [email protected]

10 ottobre 2014


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