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L’UNIONE EUROPEA E’ MORTA, RIPRENDIAMOCI LE CHIAVI DI CASA! Di A.M. Rinaldi

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Iniziamo subito nel ribadire che l’Europa, l’Unione Europea e l’Euro sono tre entità diverse e chi le associa sovrapponendole commette un grossolano errore al limite dell’ignoranza. L’Europa è un’entità geografica, e successivamente anche con simili radici culturali, che è sempre esistita e sempre esisterà, mentre l’Unione Europea è nata sulla base di un Trattato internazionale (Maastricht) fra alcuni degli stati europei e l’euro è la moneta comune di cui si sono dotati alcuni degli stati membri dell’Unione Europea.

Fare di tutt’erba un fascio quindi è estremamente fuorviante, come affermare che il destino dell’Europa sia legato indissolubilmente a quello dell’Unione Europea o addirittura alla sopravvivenza stessa dell’euro.

Fatte queste precisazioni, è chiaro che chi profetizza le peggiori sciagure possibili se il progetto di Unione Europea o di moneta unica dovesse fallire, o non ha ben chiare le idee in quanto non è riuscito ancora a resettare il proprio cervello dal bombardamento mediatico a cui siamo stati tutti noi sottoposti costantemente negli ultimi venticinque anni, o è nella peggiore delle ipotesi in malafede, magari per interessi personali.

Insomma in Europa siamo un po’ tutti (chi più chi meno) ancora affetti dalla Sindrome di Stoccolma, quella particolare dipendenza psicologica che fa si che la vittima giustifica tutte le azioni del suo carnefice fino a sottomettersi completamente, instaurando una sorta di alleanza e solidarietà con chi compie soprusi contro di lui.

Il Regno Unito l’ha capito e ha manifestato la volontà di uscire con la vittoria del Brexit, altri paesi ci stanno pensando ed altri come il nostro invece ancora sono ostaggio di questa sindrome.

Chi ha la fortuna di avere la mente libera da preconcetti o da stereotipi preconfezionati, ha estrema facilità nel comprendere come il progetto, realizzato frettolosamente con la scusa della caduta del Muro di Berlino, di realizzare un grande mercato unico fra i paesi del Continente europeo affidando il compito ad una moneta unica forgiata sul rispetto di regole rigidissime e anacronistiche, è completamente fallito. Fallito perché non ha mai messo il cittadino al centro dell’attenzione e di conseguenza ha costruito sempre più un castello a protezione degli interessi di parte a discapito sempre più dei singoli.

Questo sistema non è mai riuscito a risolvere i problemi dell’economia reale, distante dalle esigenze dei cittadini che si sono sempre più ritrovati abbandonati dai rispettivi governi nazionali perché costretti a seguire vincoli e regole non proprie con l’aggravante che le Istituzioni Europee si sono avvalse ogni giorno sempre di più di mezzi coercitivi e di “ricatto” finanziario per costringe gli stati a non ribellarsi.

Ma i nodi sono venuti finalmente al pettine e l’ultimo colpo di coda che l’Unione Europea tenta di sferrare per la sua sopravvivenza è quella di giungere ad una unione politica, condizio per la costituzione degli Stati Uniti d’Europa che farà sparire definitivamente il concetto stesso di democrazia in Europa dando vita ad una vera e propria dittatura ad appannaggio di una oligarchia di burocrati non eletti al servizio delle lobby delle multinazionali. Perciò gli ultimi baluardi a difesa della libertà sono le Costituzioni nazionali, nate su principi di difesa e tutela dei diritti dei cittadini, disegnando puntualmente i perimetri da cui non sconfinare per non dare spazi a tentativi di ritorno a pericolosi passati dittatoriali.

Prima che sia troppo tardi è necessario concepire, di comune accordo, una nuova Europa che non poggi come ora i suoi fondamenti sui dogmi della stabilità dei prezzi e il rigore dei conti pubblici fino al perseguimento del principio del pareggio di bilancio, ma che punti alla piena occupazione e alla tutela dei diritti inalienabili dei cittadini, quali il lavoro con salari che consentano una vita dignitosa, il diritto alla salute, all’istruzione, alla tutela del risparmio, alla giusta pensione e soprattutto alla lotta alle disparità sociali aiutando i più bisognosi, tutti principi attualmente calpestati perché immolati sull’altare delle regole del patto di stabilità e dei vincoli esterni.

Insomma salvare l’Europa, e con essa il destino dei cittadini europei, dando vita ad un nuovo patto fra gli stati che assomigli a quello che fu con la Comunità Economica Europea (CEE), dove ancora i parlamenti nazionali erano investiti pienamente delle proprie funzioni costituzionali essendo lo strumento di raccordo fra volontà popolare e potere esecutivo e non, come oggi, relegati invece a semplici certificatori di ordini provenienti da organismi sovranazionali non eletti agli ordini di determinati interessi di parte.

Creare in ambito europeo una grande area di libero scambio e di libera circolazione di cittadini, ma con proprie monete e con governi che possano correggere le proprie asimmetrie con politiche economiche autonome e non dettate forzatamente da organismi sovranazionali.

Solo in questo modo riusciremo a salvare il salvabile e a ristabilire i sacrosanti principi sanciti dalla democrazia che rischiano come mai di essere cancellati in modo irreversibile.

L’euro? In questo “ritorno al futuro” dei rapporti fra i paesi europei, la moneta unica non avrà più la funzione di “metodo di governo” e pertanto le monete di ogni stato ritorneranno al pieno ruolo di servizio all’economia reale e non al contrario, come avviene ora, dove è l’economia reale che si deve plasmare per rincorrere le folli regole di una moneta rigida.

Sono anni che sostengo che l’unico modo per spezzare il cappio che si stringe sempre di più intorno al nostro collo è quello di riprenderci le chiavi di casa e basta cliccare su qualsiasi motore di ricerca come l’abbia sempre invocato per la nostra salvezza!

https://www.google.it/#q=riprendiamoci+le+chiavi+di+casa

Riprendiamoci il sacrosanto diritto di determinare noi stessi il nostro futuro e quello dei nostri figli, di non dare deleghe in bianco a nessuno se non a persone scelte da noi con il vincolo di poterle poi cacciare e sostituirle se non fanno i nostri interessi, riprendiamoci il nostro Paese diventato ormai un gigantesco outlet in cui si viene a shopping a prezzi di saldo, riprendiamoci la dignità di non essere più considerati e trattati come una colonia del nord Europa!

Riprendiamoci le chiavi di casa che impunemente una classe politica scellerata ha consegnato a poteri esterni che non hanno certo fatto gli interessi di quella che ci era stata prospettata come una “madre uguale per tutti” e che presto si è rivelata essere invece la più perfida delle madrine!

Antonio M. Rinaldi

 

 


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