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L’Unanimità: l’ultimo (e sacro) baluardo democratico contro la deriva dirigista dell’UE. Il punto di vista di Rinaldi
Il Prof. Rinaldi avverte: “Via l’unanimità? No, grazie”. Abolire il veto non significa più efficienza, ma più centralizzazione e meno democrazia: ecco perché l’ultimo baluardo di sovranità va difeso.

Nel grande circo della riforma dei Trattati UE, la proposta di eliminare il voto all’unanimità nel Consiglio viene venduta come la pozione magica per l’“efficienza”. Peccato che, come ha lucidamente analizzato il Prof. Antonio Maria Rinaldi (già membro della Commissione Affari Costituzionali al PE), la realtà sia ben diversa. Potete trovare l’originale, pubblicato l’otto novembre 2025, su “La Verità”.
Dietro questa apparente razionalizzazione si nasconde un disegno preciso: la centralizzazione del potere politico e la riduzione della sovranità democratica degli Stati. Non si tratta di efficienza, ma di un potenziamento del “vincolo esterno”, un attacco diretto all’ultimo, piccolo residuo di democrazia rimasto in Europa: la tutela dello stato democratico nazionale.
Il “Falso Mito” dell’Efficienza
L’argomento dell’efficienza, sottolinea Rinaldi, regge solo se si accetta l’idea che la rapidità sia un valore politico in sé. Peccato che la storia insegni che la velocità non è sinonimo di efficacia, né tantomeno di giustizia. Un organo politico dovrebbe darsi come scopo l’efficienza e la democraticità, non la rapidità.
Il punto centrale è che l’Unione Europea non è un organo democratico nel senso tradizionale del termine, ma una struttura sempre più “dirigista”. L’unanimità è l’unica cosa che oggi tutela quel che resta dello stato democratico. Rinaldi, infatti, cita l’osservazione del giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: “oggi nell’Ue non ci sono le condizioni per togliere l’unanimità”.
Perché? Semplicemente perché “non esiste un vero popolo europeo”. La politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale e la legittimità dell’Unione “non può fondarsi su un demos che non c’è”.
Da Cooperazione a Comando Verticale
Superare l’unanimità significherebbe rovesciare la logica del compromesso europeo. L’UE si trasformerebbe da “comunità di Stati sovrani in una struttura di comando verticale”. La regola della maggioranza diventerebbe uno strumento di imposizione, non di cooperazione, e un gruppo maggioritario di paesi imporrebbe la propria volontà agli altri.
L’unanimità, che i riformatori frettolosi vorrebbero rottamare, non è un capriccio. È, come sottolinea Rinaldi, la clausola fondativa del compromesso europeo.
Non “rallenta”, ma “garantisce”.
È il presidio (e qui il testo di Rinaldi è chiarissimo) che impedisce l’egemonia dei Paesi economicamente più forti su quelli più fragili. È, in breve, l’unico vero strumento democratico rimasto, e per questo dovrebbe essere considerato intoccabile.
Il Pericolo Fiscale: Tasse Senza Rappresentanza
Il vero punto di non ritorno, evidenzia Rinaldi, sarebbe l’estensione del voto a maggioranza qualificata alle politiche fiscali. Le conseguenze sarebbero devastanti per la democrazia:
- Tasse senza Rappresentanza: Introdurre imposte comuni senza il consenso di tutti significherebbe “recidere” il nesso storico tra rappresentanza e tassazione.
- Svuotamento dei Parlamenti: Il potere di imporre tributi passerebbe dai Parlamenti nazionali (eletti dai popoli) a istituzioni europee che “non godono di pari legittimazione”.
- Il Ritorno del “Vincolo”: Il famoso “vincolo esterno” diventerebbe il metodo ordinario di governo, sottraendo ai cittadini ogni controllo sulle decisioni economiche fondamentali.
Come concepito dai padri fondatori, l’unanimità è un presidio contro le derive egemoniche. Rinunciarvi significa accettare che l’efficienza diventi il “paravento ideologico” dietro cui si cela un’integrazione senza democrazia. Un edificio che sacrifica il consenso sull’altare della velocità non costruisce una casa più solida, ma “un edificio molto più fragile”. Il rischio è che un giorno i popoli europei si sveglino dal sonno della propaganda e vedano che la casa europa, costruita sulle forzature della maggioranza, non corrisponde ai propri desideri, e la demoliscano completamente.
Domande e risposte
- Perché l’argomento dell’efficienza non regge, secondo l’articolo? L’efficienza è presentata come un “falso mito”. L’analisi di Rinaldi sostiene che la rapidità decisionale non è di per sé un valore politico, né sinonimo di efficacia o giustizia. In ambiti cruciali come la politica fiscale o la sicurezza, l’unanimità non “rallenta”, ma “garantisce”, proteggendo gli Stati da decisioni che contraddicono i propri interessi vitali.
- Perché l’articolo dice che la UE non è pronta per il voto a maggioranza? Citando il giudice della Consulta Pitruzzella, l’articolo afferma che “non esiste un vero popolo europeo” (un demos). La legittimità democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. Sostituire l’unanimità con la maggioranza imporrebbe una logica priva di una legittimazione politica unitaria, trasformando l’UE in una “struttura di comando verticale”.
- Qual è il rischio maggiore se si applica la maggioranza alle decisioni fiscali? Sarebbe un “salto di qualità nella cessione di sovranità”. Il nesso storico tra rappresentanza (i Parlamenti nazionali eletti) e tassazione verrebbe “reciso”. Il potere di imporre tributi passerebbe a istituzioni europee che non hanno la stessa legittimazione popolare, creando una frattura nel principio della democrazia rappresentativa.








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