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Economia

Lula mette il veto all’entrata del Venezuela nei BRICS. Un favore agli USA?

Lula, che non si è recato neppure personalmente a Kazan, ha messo il veto all’entrata del Venezuela come associato ai BRICS, e questo ha suscitato le ire di Maduro, che sperava in un’approvazione. Una mossa che rivela il presidente brasiliano più “socialdemocratico-liberal” che multipolare

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Il Partito dei Lavoratori del Brasile (PT, secondo l’abbreviazione portoghese) si è presentato come un campione iberoamericano del multipolarismo sin dalla sua nascita, così come il suo leader, il Presidente Lula, sin dall’inizio del suo primo mandato nel 2003, ma queste narrazioni sono state ridimensionate nell’evento che doveva celebrare il multipolarismo, cioè il Vertice dei BRICS a Kazan.

Brasil de Fato ha citato fonti diplomatiche per riferire che il Brasile ha posto il veto alla richiesta di partnership del Venezuela con i BRICS, mentre Putin ha anche riconosciuto durante una conferenza stampa che Russia e Brasile non sono d’accordo sul Venezuela.

Questo risultato è stato reso ancora evidente dal curioso  “trauma cranico” di Lula, che sarebbe stato responsabile del suo mancato arrivo a Kazan e della visita a sorpresa del presidente venezuelano Maduro all’evento.

Il presidente brasiliano Lula

Lula potrebbe essersi inventato l’infortunio o averlo ingigantito per non mettersi ulteriormente in imbarazzo sostenendo di persona la richiesta di partnership con i BRICS da parte del suo vicino multipolare. Potrebbe anche aver saputo dei piani di Maduro e quindi essersi defilato per evitare un potenziale scontro in quella sede.

In ogni caso, uno dei principali produttori di energia del mondo non è stato in grado di ottenere il sostegno consensuale richiesto per la partnership con la piattaforma finanziaria multipolare più importante del mondo, anche se questa analisi del mese scorso spiega come i paesi non membri e i partner possano comunque coordinare le loro politiche associate ai BRICS.

Comunque sia, è stato comunque un colpo per il prestigio del Venezuela non essere inaugurato come partner ufficiale, ma il PT di Lula ha danneggiato la propria reputazione in modo molto peggiore, riferendo di aver posto il veto.

Tenendo presente l’intuizione di cui sopra su come qualsiasi Paese possa volontariamente coordinare le proprie politiche associate ai BRICS anche in assenza di uno status formale di membro o di partnership, il Brasile avrebbe potuto lasciare che il Venezuela entrasse a far parte dell’organizzazione per continuare a far credere al PT di essere un campione multipolare. Invece, lo ha impedito maliziosamente, il che è servito solo a dare un segnale virtuoso di sostegno alla politica condivisa dai Democratici al governo degli Stati Uniti nei confronti di quel Paese, a scapito della fiducia che il Brasile ha costruito all’interno dei BRICS.

In realtà il PT, il partito di Lula, sta avendo un’evoluzione sempre più chiara da partito “antisistema” e anti-imperialista, diciamo coerente con la visione iniziale dei BRICS, a un partito sempre più “Socialdemocratico”, molto simile alla posizione dei demcoratici USA. Una posizione molto divergente da quella multipolarista che può avere l’India o la Cina, che ha solo la retorica di base comune, ma mostra un’evoluzione diversa e non solo nel caso del Venezuela. Una sinistra compatibile con quella globalista, controllabile, “Buona”.

Ora, in un meeting che ha visto importanti riavvicinamenti, pensiamo a India-CIna, ma anche India – Pakistan e pure Cina – Vietnam, il Brasile ha fatto la parte del “Cattivo” e bloccato l’accesso del Venezuela, che non è peggio dell’Iran, che invece è stato accettato. Ovviamente il ministro degli esteri di Caracas l’ha presa malissimo, con un tradimento, e ha chiamato il veto di Lula come “aggressione immorale“, in un comunicato ufficiale. Quidi ha affermato che il popolo venezuelano prova indignazione e vergogna” dopo ciò che Lula ha appena fatto.

Sicuramente su Lula ha anche pesato la situazione complessa che il Venezuela ha creato ai propri confini, con il contrasto con la Guyana, e dentro ai propri confini, con la contestazione delle elezioni presidenziali, ma sicramente il presidente brasiliano èmolto più vicino alla socialdemocrazia mondiale, quella che governa la UE e che per un po’ governerà ancora agli USA, più che al blocco multilaterale. E questo inizia a vedersi.

 


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