Economia
L’UE vuole le fusioni bancarie, ma l’Italia frena. Bruxelles minaccia sanzioni, ma solo a noi?
L’Unione Europea ha un obiettivo chiaro: creare un mercato unico dei capitali e dei servizi finanziari sempre più integrato. Uno strumento essenziale per raggiungere questo scopo è la creazione di grandi campioni bancari paneuropei, capaci di competere a livello globale., o almeno questa è la scusa che viene presentata da Bruxelles. Peccato che questo nobile intento si scontri con le resistenze di alcuni Stati membri, tra cui l’Italia, che non sembrano così entusiasti all’idea di vedere i propri istituti di credito finire al centro di consolidamenti transfrontalieri. E, come da copione, quando un governo non si allinea, da Bruxelles parte il monito.
La Commissione Europea, per bocca della Commissaria per i servizi finanziari María Albuquerque, ha infatti messo in chiaro che non tollererà ostacoli. Durante una riunione dell’Ecofin, la Commissaria ha avvertito che Bruxelles utilizzerà “tutti gli strumenti disponibili”, incluse le procedure d’infrazione, contro quei governi che bloccheranno le fusioni bancarie. Un messaggio diretto principalmente a Roma.
Il “Caso Italia” e la Golden Power
Il pomo della discordia è la cosiddetta “Golden Power”, lo strumento che consente al governo italiano di porre condizioni o veti su operazioni strategiche per l’interesse nazionale. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ne ha fatto uso per imporre requisiti aggiuntivi su una potenziale operazione di consolidamento tra UniCredit e BPM, una mossa che a Bruxelles non è affatto piaciuta.
Secondo la Commissione, questo comportamento viola le normative comunitarie e ostacola la creazione di quella che viene definita “l’Unione del Risparmio e degli Investimenti”. “Agiremo se ravviseremo l’intenzione di impedire al mercato unico dei servizi finanziari di svilupparsi come dovrebbe”, ha tuonato la Albuquerque, sottolineando che ogni barriera alla fornitura transfrontaliera di servizi o alle fusioni sarà affrontata con fermezza. Insomma, il mercato unico viene prima di tutto, anche delle legittime preoccupazioni di un governo sulla stabilità e il controllo del proprio sistema bancario.
Sarà interessante vedere se la Commissione interverrà anche contro la Germania per l’opposizione alla fusione Unicredit Commerzbank o se, come sempre, ci sono due pesi e due misure.
Il trattamento di favore per la Spagna: figli e figliastri?
Qui, però, la vicenda si fa interessante e assume i contorni di una commedia già vista più volte nei palazzi brussellesi. Mentre l’Italia finisce sul banco degli imputati, la Spagna, che ha vissuto una situazione simile con l’offerta di acquisto di BBVA su Banco Sabadell, sembra ricevere un trattamento ben diverso.
Anche il governo spagnolo di Pedro Sánchez aveva espresso forti perplessità sull’operazione, ma la reazione della Commissione è stata notevolmente più morbida. Anzi, la stessa Commissaria Albuquerque ha gettato acqua sul fuoco, precisando che il governo di Madrid “non stava cercando di bloccare la fusione” e che alla fine le condizioni imposte sono state accettate.
Sorge spontanea una domanda, con un pizzico di ironia amara: come mai l’intervento italiano è visto come un atto di lesa maestà contro il mercato unico, mentre quello spagnolo viene derubricato a un normale dialogo tra le parti?
Le posizioni della Commissione possono essere così riassunte:
- Obiettivo UE: Creare un mercato unico dei servizi finanziari attraverso fusioni e acquisizioni transfrontaliere.
- Azione contro l’Italia: Minaccia di procedura d’infrazione per l’uso della “Golden Power” nel potenziale consolidamento UniCredit-BPM.
- Azione verso la Spagna: Approccio più conciliante riguardo alle obiezioni del governo sull’OPA di BBVA su Sabadell.
La sensazione è che, ancora una volta, a Bruxelles si utilizzino due pesi e due misure. Se un governo “amico” solleva obiezioni, si trova una quadra; se a farlo è un esecutivo considerato meno allineato, come quello italiano, si agita subito lo spauracchio delle sanzioni. Un approccio che, anziché promuovere un’integrazione armoniosa, rischia di alimentare scetticismo e la percezione di un’Unione a trazione anteriore, dove alcuni Stati membri sono decisamente più “uguali” di altri.
Domande e Risposte per i lettori
1) Perché l’Unione Europea spinge tanto per le fusioni bancarie transfrontaliere? L’UE promuove le fusioni per rafforzare il mercato unico dei capitali. L’obiettivo è creare gruppi bancari più grandi e solidi, capaci di competere con i colossi americani e cinesi. Banche più grandi e diversificate geograficamente dovrebbero essere più resilienti alle crisi locali e in grado di finanziare in modo più efficiente le imprese in tutta l’Unione. Questo processo, noto come “Unione Bancaria”, mira a rompere il legame tra banche e debito sovrano nazionale, aumentando la stabilità finanziaria complessiva dell’Eurozona.
2) Cos’è esattamente la “Golden Power” e perché l’Italia la usa nel settore bancario? La “Golden Power” è un insieme di poteri speciali che lo Stato italiano può esercitare per proteggere gli asset strategici nazionali. Permette al governo di dettare condizioni specifiche, porre veti o opporsi ad acquisizioni e fusioni in settori chiave come difesa, energia, comunicazioni e, appunto, finanza. Nel caso bancario, viene utilizzata per garantire che operazioni di consolidamento non mettano a rischio la stabilità del sistema creditizio nazionale, la tutela dei risparmiatori o il controllo di istituti considerati vitali per l’economia del Paese.
3) La Commissione UE ha davvero trattato la Spagna meglio dell’Italia? Basandosi sulle dichiarazioni della Commissaria Albuquerque, emerge una differenza di tono e approccio. Mentre verso l’Italia si è usata una retorica dura, minacciando procedure d’infrazione per l’uso della Golden Power, verso la Spagna la posizione è stata più accomodante, quasi giustificando l’intervento del governo. Le ragioni possono essere tecniche o legali, ma è innegabile che la percezione politica sia quella di un “doppio standard”, dove le preoccupazioni di alcuni governi vengono considerate più legittime di altre, forse anche in base all’orientamento politico degli stessi.
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