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L’UE prova a forzare la mano su Huawei e ZTE, ma la Spagna di Sánchez fa “l’orecchio da mercante”
L’UE vuole bandire legalmente Huawei, ma la Spagna di Sánchez rema contro, affidando ai cinesi i dati sensibili del Ministero degli Interni. Bruxelles ora minaccia multe.

A Bruxelles la pazienza sembra essere finita. Le “morbide raccomandazioni” per convincere gli stati membri a smettere di usare le tecnologie cinesi di Huawei e ZTE nelle reti di telecomunicazione non hanno sortito l’effetto sperato. Così, la Commissione Europea, per bocca della Vicepresidente Henna Virkkunen, sta ora esplorando modi per passare alle maniere forti: trasformare i consigli in obblighi legali.
La proposta sul tavolo è quella di convertire la cosiddetta “5G toolbox” del 2020 – un insieme di linee guida sulla sicurezza – in un requisito legale vincolante.
Il motivo, ribadito da tempo, è la sicurezza nazionale. Il timore è che affidare il controllo di infrastrutture critiche (come le reti 5G e, potenzialmente, anche quelle fisse in fibra ottica) a società con legami così stretti con Pechino possa compromettere gli interessi di sicurezza dell’Unione.
Dalla raccomandazione alla procedura d’infrazione
Mentre decisioni di questo tipo spettano tradizionalmente ai governi nazionali, la proposta di Virkkunen mira a costringere i paesi dell’UE ad allinearsi. Se le raccomandazioni diventassero legalmente vincolanti, gli scenari cambierebbero radicalmente:
- Il Passato: La “5G toolbox” del 2020 esortava i paesi a escludere i fornitori ad alto rischio (come Huawei e ZTE) dalle infrastrutture critiche.
- Il Presente: Molti paesi, come Svezia e Regno Unito, hanno imposto divieti, ma altri (come Spagna e Grecia) continuano a utilizzare ampiamente queste tecnologie, creando una frammentazione della sicurezza che Bruxelles ritiene pericolosa. Soprattutto la Spagna sta imprementando la propria rete con Huawei.
- Il Futuro (il piano Virkkunen): Trasformare la raccomandazione in un obbligo legale.
- La Conseguenza: I paesi membri che non rispettassero le regole potrebbero affrontare procedure d’infrazione e, in ultima istanza, sanzioni finanziarie.
La Commissione sta anche valutando misure per scoraggiare i paesi terzi dall’affidarsi ai fornitori cinesi, ad esempio trattenendo i fondi del programma “Global Gateway” destinati a nazioni che utilizzano tali sovvenzioni per progetti che coinvolgono Huawei.
Il “Cavallo di Troia” spagnolo
L’ironia della situazione è che, proprio mentre Bruxelles alza la voce, un importante stato membro rema in direzione ostinata e contraria. La Spagna, guidata dal governo socialista di Pedro Sánchez, ha recentemente fatto una scelta che ha fatto infuriare la Commissione.
Il Ministero degli Interni spagnolo ha infatti concluso un contratto con Huawei per servizi di telecomunicazione in fibra ottica, preferendo l’azienda cinese a concorrenti come Telefónica.
La reazione di Bruxelles non si è fatta attendere. Rispondendo a un’interrogazione parlamentare, la stessa Virkkunen ha dichiarato che il contratto spagnolo “può potenzialmente creare una dipendenza da un fornitore ad alto rischio in un settore critico e sensibile, aumentando il rischio di interferenze straniere”.
La Commissione ha sottolineato che la scelta di Madrid è contraria alle raccomandazioni esplicite dell’UE.
Per ora, Bruxelles ha le mani leggermente legate: non può avviare una procedura d’infrazione perché la “toolbox” era solo una “comunicazione”, un testo non legislativo. Tuttavia, la Spagna è ora considerata il “cavallo di Troia” cinese nelle reti europee ed è finita sotto “stretta sorveglianza”.
La soluzione, anticipa Virkkunen, arriverà con la prossima revisione del Cybersecurity Act, che mirerà esplicitamente a “evitare dipendenze critiche e a ridurre i rischi nelle nostre catene di approvvigionamento ICT”. Un chiaro avvertimento a Madrid. Nel frattempo, la notizia del possibile ban vincolante ha fatto salire le azioni dei rivali europei Nokia ed Ericsson. A quel punto partirà la procedura d’infrazione contro Madrid. Chissà se, a quel punto, troveranno in modo di applicare comunque l’unanimità che qualcuno vuole cancellare
Domande e risposte
- Perché l’UE sta cambiando strategia su Huawei proprio ora? Le semplici raccomandazioni del 2020 non hanno funzionato. Molti stati membri, come la Spagna, le hanno ignorate, creando una rete europea frammentata e vulnerabile. La Commissione ritiene che l’approccio “morbido” sia fallito e che il rischio per la sicurezza nazionale sia troppo alto, richiedendo ora obblighi legali e potenziali multe per forzare la mano ai governi riluttanti.
- Qual è il problema specifico creato dalla Spagna? Il governo Sánchez ha affidato a Huawei un contratto per la fibra ottica del Ministero degli Interni. Si tratta di un settore altamente sensibile (sicurezza interna e dati giudiziari) affidato a un fornitore che l’UE definisce “ad alto rischio”. Questa mossa contraddice apertamente le linee guida di Bruxelles e crea un pericoloso precedente, esponendo potenzialmente le reti critiche spagnole a interferenze esterne.
- L’UE può multare la Spagna per il contratto già firmato? Non immediatamente. Poiché le attuali linee guida (“5G toolbox”) erano solo “raccomandazioni” non vincolanti, la Commissione non può avviare una procedura d’infrazione su quella base. Tuttavia, la mossa di Madrid ha accelerato la volontà dell’UE di rendere le regole vincolanti tramite il nuovo Cybersecurity Act. Una volta che le nuove regole saranno in vigore, la Spagna potrebbe essere costretta a rivedere le sue posizioni o affrontare sanzioni future.








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