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L’ORO D’ITALIA (con aggiornamento frattalico: inevitabile “slancio” tea-party salmonato) (Da Orizzonte48)

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Cogliamo l’occasione del dibattito acceso attorno all’Oro della Banca d’Italia dalla contemporanea presentazione del progetto di legge dell’Onorevole Claudio Borghi e dall’intervista, di cui vi abbiamo già parlato in queste righe, al DG di Banca d’Italia Salvatore Rossi, per tornare sul tema presentandovi un ottimo articolo pubblicato nel 2013 da Orizzonte48 in cui esamina esaurientemente il tema. 

Cominciamo col dire che non si bene dove sia materialmente depositato. E che nello stato patrimoniale di Bankitalia la voce “oro e crediti in oro” ammonta a € 99.417.221.610,000.
Dopo di che, come e perchè la nuova “privatizzazione“, in forma di public company – il “public” è riferito alla diffusione dell’azionariato privato e non certo a un vincolo posto nell’interesse generale- inevitabilmente coinvolga anche questo oro, risulta una cosa di una gravità ordinamentale senza precedenti nella storia delle democrazie contemporanee.
Al riguardo, consiglio di leggere questo articolo di Mario Esposito. Con molta attenzione.
Aggiungiamo alcune considerazioni:
1. diversamente dall’articolo, non condividiamo che rispetto ad una moneta “fiduciaria” (c.d. “fiat”, ontologicamente diversa da quella “merce” basata sul “gold standard”), le riserve in oro servano a garantire l’emissione monetaria. Questa è in sè garantita dalla ricchezza della Nazione, che la funzione monetaria dovrebbe, attraverso l’intervento dello Stato, contribuire ad incrementare. Tuttavia, certamente, quell’oro è un potente mezzo di intervento sui corsi valutari, qualora vi fosse necessità di difendere il livello di cambio della moneta. E questo conterebbe moltissimo, ove si ritornasse ad una moneta nazionale e sovrana, in un regime di cambi flessibili: specialmente nella prima fase, gli interventi del titolare della funzione monetaria, pubblica e sovrana (e quindi coessenzialmente democratica), mediante l’utilizzo delle riserve in oro, potrebbero rivelarsi importantissimi;
2. quell’oro figura nel patrimonio di Bankitalia, ma non gli appartiene; esso appartiene allo Stato , inteso come ente esponenziale della sovranità popolare e dunque come bene dal regime sostanzialmente demaniale di assoluta indisponibilità , comunque “funzionalmente” disponibile e cioè “se non nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi” (art.823 cod.civ.) che riguardino tale bene;
3. le “leggi” che coinvolgano tali modi e limiti non potranno che riflettere il vincolo a perseguire la funzione di primario interesse generale propria dell’oro, nei termini sopra indicati, direttamente attinenti ad un aspetto fondamentale della sovranità, che, in questo caso più che mai, è esercizio necessitato di potere nell’interesse del popolo sovrano (art.1 Cost.). L’art.822, comma 2, include nei beni demaniali anche alcune tipologie di beni mobili di interesse pubblico considerato assolutamente preminente, facendo in conclusione riferimento, oltre che a quelli (essenzialmente storico-archeologici) menzionati, agli “altri beni che sono dalla legge assoggettati al regime proprio del demanio pubblico“;
4. se le leggi che regolano “modi e limiti” di disposizione dell’oro deragliassero dal vincolo a perseguire l’interesse della Nazione, e quindi non assoggettasero l’oro “al regime proprio del demanio pubblico”, risulterebbero contrarie alla Costituzione;
5. ed infatti, l’oro di proprietà originariamente acquisita in mano pubblica, a seguito di operazioni derivanti dall’esercizio di pubbliche funzioni necessitate (come le operazioni della banca centrale o quelle del preesistente Ufficio Italiano Cambi- UIC), non può che essere vincolato alla sua “funzione sociale”, unica logicamente e legittimamente proponibile. Dunque Bankitalia, di tale oro, è semplice depositaria e gestore “tecnico”, in nome e per conto del popolo sovrano, asservita agli obiettivi di interesse generale che deve obbligatoriamente perseguire;
6. ciò discende inoppugnabilmente dall’art.42 Cost. in virtù del quale “la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto. di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti“;
7. In virtù di tale disposizione, se la funzione sociale necessitata di un bene di proprietà pubblica, come l’oro dello Stato, può soltanto rispondere all’interesse generale essenziale del popolo sovrano – la sua proprietà non può essere, direttamente o indirettamente, trasferita a privati se non per obiettivi strettamente e costantemente legati all’esercizio della funzione pubblica monetaria. Quindi non per ragioni legate a manovre fiscali, per di più derivanti da vincoli internazionali costituzionalmente illegittimi. La funzione sociale di quel bene, in sintesi, può essere solo pubblicistica e di conseguenza il suo regime di proprietà
8. In conclusione, non avendo più la titolarità della funzione monetaria, unico titolo legittimo per adottare atti di disposizione da parte dell’Istituto, ora mero depositario, essendo essa devoluta alla BCE in base ai trattati UE-UEM (artt.127-133 TFUE):
a) Bankitalia non può disporre di quell’oro, anche indirettamente, a favore di soggetti privati (peggio ancora se “vigilati” dallo stesso Istituto o dall’autorità monetaria in genere, di cui l’Istituto è comunque componente);
b) lo Stato non può autorizzarla a farlo consentendo mutamenti contra constitutionem dello Statuto Bankitalia (o anche consentendo il permanere di un assetto azionario privato che coinvolga la proprietà di tale oro), e tantomeno mediante una legge contraria all’art.42 Cost.
APPENDICE FRATTALICA: in vista del 25 luglio, ecco il mezzo riposizionamento tea-party del Sole 24 ore.
L’austerità non ci fa crescere, e siamo discriminati nei giudizi €uroburocratici, ma è giusto così. Infatti, siccome c’è molto risparmio e patrimonializzazione da mungere (perchè questo è avere un deficit basso, o il pareggio di bilancio, con un surplus delle partite correnti), non soffriamo il simultaneo forte avanzo primario, intanto che si colma il gap della deflazione salariale (rispetto alla grande Germania) con le indispensabili riforme. E tagli della spesa pubblica. Vedremo quanto a lungo conserveranno il proprio lavoro, gli zeloti che credono che ci sia “un’Europa risanata”, visto che la correzione salariale si fa solo in un modo. Che non depone certo bene per i consumi di giornali.
Attendessero che i limiti al deficit siano fatti rispettare pure alla Francia ed alla Spagna, e poi vediamolo l’ombrello tedesco. Il gesto de…

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