Attualità
Londra, la marea umana di Tommy Robinson in piazza per la “Libertà di parola”
Una folla oceanica ha invaso il centro di Londra per la manifestazione dell’attivista Tommy Robinson. Tra slogan, tributi e contro-proteste, la capitale britannica si è trovata al centro di un evento che segna la temperatura della polarizzazione sociale e del malcontento nel Regno Unito.
Londra si è svegliata sabato con le strade del centro trasformate in un fiume di persone e bandiere.
Quello che l’attivista e organizzatore Tommy Robinson ha definito “il più grande festival per la libertà di parola del Regno Unito“, Uniting the Kingdom, ha effettivamente paralizzato parte della capitale, portando in piazza una folla che la Metropolitan Police ha stimato in circa 110.000 persone. Un numero impressionante, probabilmente molto prudenziale, ben lontano dai “3 milioni di patrioti” rivendicati con un certo entusiasmo da Robinson sui social, ma comunque indicativo di un malcontento profondo e organizzato.
THERE ARE MILLIONS OUT FOR THE UNITE THE KINGDOM FREE SPEECH FESTIVAL TODAY!!!!
Any mainstream media who prints anything otherwise are LYING.
So feel free to call them out on their bullshit and send this video their way.#UniteTheKingdom #UTK #FreeSpeechLondon pic.twitter.com/5FRB7RxVlH
— Tommy Robinson 🇬🇧 (@TRobinsonNewEra) September 13, 2025
L’evento, battezzato “Unite the Kingdom“, ha anche ricordato il tragico fatto di cronaca internazionale: l’omicidio dell’attivista conservatore americano Charlie Kirk, avvenuto pochi giorni prima nello Utah. La sua memoria è stata uno dei fili conduttori della giornata, con innumerevoli cartelli e fotografie che ne ricordavano il volto e il sacrificio. Un tributo che si è fuso con le parole d’ordine più classiche di questo mondo: “stop the boats”, “enough is enough”, “vogliamo fuori Starmer”.
A guidare il corteo, partito dalla zona di Waterloo per raggiungere Whitehall, c’era ovviamente lui, Stephen Yaxley-Lennon, meglio noto come Tommy Robinson, affiancato da altre figure note della destra identitaria e mediatica britannica come l’attore Laurence Fox e la commentatrice Katie Hopkins. Tra gli oratori annunciati, anche nomi di calibro internazionale come lo psicologo canadese Jordan Peterson.
The lion is awake, the roar is deafening in London as millions take to the streets against the erosion of our free speech and against those paid to lead us, given our country's away.
No more!
Patriotism is the future.
The future belongs to us! pic.twitter.com/6eIRjhU12Y
— Tommy Robinson 🇬🇧 (@TRobinsonNewEra) September 13, 2025
La manifestazione, per quanto imponente, non è stata un monologo. A fare da contraltare, una contro-protesta organizzata dal gruppo “Stand Up To Racism” (SUTR), che secondo le stime della polizia ha raccolto circa 5.000 persone. Partiti da Russell Square, i manifestanti di SUTR hanno sfilato al grido di slogan come “lasciate entrare ogni rifugiato, gettate i nazisti in mare”, in un confronto a distanza tra due visioni del mondo diametralmente opposte. Le due folle sono state tenute separate da un massiccio schieramento di forze dell’ordine, provenienti da tutto il Regno Unito, che ha di fatto creato una zona cuscinetto per prevenire contatti e scontri.
La giornata a Whitehall si è svolta tra discorsi infuocati, come quello di Laurence Fox che ha invocato una “spada” contro chi limita la libertà di espressione, e momenti quasi surreali. Mentre la pioggia autunnale faceva capolino, costringendo alcuni a cercare riparo, sul palco un gruppo della Destiny Church neozelandese si esibiva in una tradizionale Haka a torso nudo, prima che tornasse a splendere il sole.
Il successo numerico della manifestazione ha però creato anche qualche problema logistico agli stessi organizzatori. La folla era talmente vasta che in molti non riuscivano ad avvicinarsi al palco o a sentire gli interventi dagli altoparlanti. Lo stesso Robinson è dovuto intervenire sui social per calmare gli animi: “Comprendiamo la frustrazione, ma vi chiediamo di rimanere calmi e pacifici. Manteniamo le cose sicure e civili”.
Certe volte il successo eccessivo può essere un problema grosso per gli stessi organizzatori che, con mezzi economici limitati, non potevano permettersi i maxischermi che le manifestazioni di partito utilizzano in questi casi.
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