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L’OBIETTIVO PRIMARIO DEVE ESSERE IL PERSEGUIMENTO DELLA MASSIMA OCCUPAZIONE! (Appello di Antonio Maria Rinaldi)

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Spero che un giorno si realizzi un mio vecchio sogno: sostituire il principio del pareggio di bilancio, inserito impavidamente nell’art.81 della nostra Costituzione, con l’obiettivo del perseguimento della massima occupazione. E questo non solo per ribadire con forza quanto posto a fondamento della nostra Repubblica democratica nel primo articolo, ma perché è da ritenersi la finalità primaria a cui deve tendere ogni azione dello Stato in quanto tale.

 

La nostra partecipazione all’UE, e in particolare all’Unione monetaria, hanno invece costantemente disatteso questo fondamentale principio, poiché il modello economico preso a fondamento e supporto per la sopravvivenza dell’euro, non permette ad economie molto diverse fra loro di poter raggiungere questo essenziale obiettivo nella stessa misura ed intensità; anzi paradossalmente riesce a farlo perseguire più facilmente a qualche paese ma a pesante discapito di altri!

 

Le regole sempre più rigide di convergenza macroeconomica e monetaria hanno costretto il nostro Paese ad adottare politiche economiche non idonee al raggiungimento della massima occupazione, anzi l’impossibilità di poter utilizzare gli strumenti classici propri di chi conserva il pieno governo della moneta per rincorrere la competitività perduta, hanno indotto la nostra, e molte altre economie domestiche, alla c.d svalutazione interna, cioè dei salari, non essendo più possibile quella esterna, cioè dei valori di cambio della moneta.

 

La globalizzazione abbracciata senza aver definito regole e comportamenti comuni ha fatto il resto, permettendo nel totale silenzio e complicità dei governi europei la delocalizzazione industriale e produttiva verso aree che consentivano maggiori competitività grazie a limitatissime garanzie in termini sociali e di democrazia oltre che alla piena flessibilità della propria moneta. L’effetto di tali dissennate scelte sono tristemente visibili nella desertificazione costante ed irreversibile che stanno condannando un Paese industriale come l’Italia a tassi di disoccupazione non più compatibili con chi si accredita ancora essere una nazione libera, rappresentativa e democratica. Perché le attuali forze politiche non prendono una posizione netta nei confronti di questo sacrosanto principio che già da solo giustificherebbe la creazione di uno Stato?

 

Perché le poche anime ancora dotate di raziocinio nel panorama politico italiano non convergono, anche trasversalmente, superando le barriere ideologiche di partito e si rendono disponibili a riscattare le sorti del Paese proponendo che ogni iniziativa in ambito europeo e nazionale deve essere subordinata al raggiungimento della massima occupazione? Cosa aspettare ancora nel non porre come primario e insostituibile obiettivo nella nostra Costituzione Repubblicana il sacrosanto fine del perseguimento della massima occupazione? Esiste per caso un beneficio superiore per la collettività di quello raggiungibile garantendo un lavoro a tutta la forza lavoro disponibile in ogni angolo del Belpaese? Ricordo che coloro che vollero e fondarono la Repubblica sulle ceneri del disastro della Guerra, avevano molto chiaro questo obiettivo perché erano ben consci che il più grande bene prezioso a nostra disposizione fosse la capacità e l’intraprendenza scaturita dal lavoro e se fosse stato garantito a tutti, avrebbe consentito prosperità e benessere nel tempo.

 

Per rincorrere invece questo distorto “sogno” europeo abbiamo rinunciato a questo principio, non peraltro perché ci siamo affidati a personaggi nel passato e nel presente che non hanno minimamente compreso e valutato cosa gli effetti dei vincoli esterni avrebbero prodotto nel delicato meccanismo della nostra economia che in ogni caso, a torto o a ragione, ci aveva fatto ritornare fra i grandi.

 

Perciò si faccia avanti chi sostiene invece che per il bene della collettività siano altri gli obiettivi o se perseguendo gli attuali, dettati e imposti da Bruxelles e Francoforte passando magari prima da Berlino, siano maggiormente funzionali per poter garantire un onesto e dignitoso lavoro per tutti!

 

Antonio Maria Rinaldi

 


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