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LO SCANDALO DELL’OLIO EXTRA VERGINE: PERCHE’LE ANALISI ERANO SECRETATE ?

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Da ieri l’olio extra vergine è nella bufera, dopo che il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello ha indagato gli amministratori responsabili di sette noti marchi italiani: Carapelli, Bertolli, Sasso , Santa Sabina, Coricelli, oltre ai responsabili di due marchi commerciali della catena Lidl ed Eurospin.

L’accusa è che olii dichiarati “Extra vergini”, quindi al top della scala qualitativa, sarebbero in realtà di seconda categoria, “Olii vergini”, in quanto non rispetterebbero le caratteristiche organolettiche  richieste. Il test è stato riportato dalla rivista “Test magazine” già nel loro numero di Giugno ed è stato effettuato da parte dell’agenzia delle dogane. Eccovi i risultati del test effettuati da Test Magazine, e che potrete trovare anche sul loro sito, testmagazine.it:

olii test 1

olii test 2olii test 3olio test4

Ora su 20 campioni di olii ben 9 sono risultati non adeguati. Si tratta di problemi di carattere organolettico, ma l’extra vergine viene a derivare la propria superiorità proprio dalla perfezione anche organolettica del prodotto stesso: un olio con dei difetti di gusto non può, secondo il protocollo, essere un olio extra vergine , Cat1 , ma soltanto vergine , Cat 2.

Questi marchi, secondo “Il Fatto Quotidiano”, fanno capo al colosso spagnolo Deoleo, a sua volta controllato da un fondo di investimento americano. Questo sono i marchi che fanno capo a Deoleo.

deoleo

A questa frode in commercio, su cui sta indagando Guariniello, si accompagna un’altra frode relativa all’origine degli olii testati. Attualmente le analisi sul DNA permettono di risalire direttamente all’origine degli olii extravergini che vengono venduti. Effettuando queste analisi, secondo “Test Magazine”, si è scoperto che olii tunisini, greci e turchi sono stati fatti passare per olii italiani da diversi grossisti, soprattutto pugliesi, che controllano il mercato, e quindi, con triangolazioni, sono finiti nelle bottiglie italo-spagnole come “Olii italiani”. Si tratta quindi adi olii comunitari ed extracomunitari passati per italiani, ma che di italiano avevano percentuali dell’ordine del 16%. In Italia ci sono ben 350 cultivar specifici, contro solo una ventina  di quelli spagnoli, per cui l’identificazione genetica da parte dell’Agenzia delle Dogane risulta relativamente semplice. 

Ora passiamo a considerare un aspetto più inquietante: secondo Il Fatto l’agenzia delle entrate era a conoscenza già da tempo di queste irregolarità ed avrebbe fatto segnalazioni alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle Contraffazione parlamentari, che però avrebbe secretato il tutto perchè vi erano profili penalmente rilevanti ed erano coinvolte relazioni con altri stati comunitari. A diffondere le notizie relative sarebbe stato Francesco Cariello, del M5S, membro della commissione, che quindi aveva il diritto di vedere gli atti.

Ci chiediamo perchè atti del 2009 e del 2013 siano stati secretati ed abbiano avuto effetti giudiziari solo quando sono stati noti al pubblico. Se la secretazione è stata fatta per permettere indagini penali, come mai queste sono partite solo quando la secretazione è stata violata.  Ci sono stati altri motivi per non rendere pubblici i risultati dell’Agenzia delle Dogane ? Quanti altri atti influenti sulla salute e sulla buona fede dei cittadini vengono secretati ? 

Speriamo che qualcuno si degni di risponderci.

 


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