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L’ITALICUM: UNA “LEGGE ACERBO 2.0” (di Giuseppe PALMA)

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Coloro che hanno l’abitudine e la costanza di leggermi sanno benissimo quali sono le mie competenze in materia di diritto costituzionale e – nello specifico – in tema di leggi elettorali, tant’è che io stesso (in tempi “non sospetti”) ho elaborato sia un progetto di riforma della Parte Seconda della Costituzione (aprile 2013: http://www.astrid-online.it/Dossier–r/Studi–ric/Riforma-Go/E-Book-PROGETTO-DI-RIFORMA-ALLA-PARTE-SECONDA-DELLA-COSTITUZIONE-ITALIANA–Semipreside.pdf), sia un progetto di riforma della Legge elettorale (gennaio 2014: http://www.diritto.it/docs/35800-progetto-di-riforma-della-legge-elettorale-italiana-elaborato-da-un-giovane-avvocato-proposte-di-modifica-all-attuale-legge-calderoli-o-altrimenti-detta-porcellum-legge-n-270-del-21-12-2005-anche).

 

Bene. Ho letto il testo della Legge elettorale (denominata Italicum) approvato dal Senato della Repubblica ed attualmente in attesa dell’esame (definitivo?!) da parte della Camera dei deputati. Qualora questa non dovesse apportarne alcuna modifica, diventerà legge dello Stato, altrimenti ritornerà al Senato!

 

Premessa: a partire dalle elezioni politiche del 2006, i cittadini italiani sono chiamati ad eleggere – per quanto riguarda la Camera – 618 deputati su 630 (gli altri 12 sono eletti dai cittadini italiani residenti all’estero). Se il Parlamento approvasse in via definitiva la riforma della Parte II della Costituzione voluta da Renzi (con annesso esito positivo del più che probabile referendum popolare confermativo ai sensi dell’art. 138 Cost.), dalle prossime elezioni politiche gli italiani non eleggeranno più i senatori bensì solo i deputati.

 

Ciò premesso, vediamo ora in linea generale cosa prevede l’Italicum:

 

  1. Il premio di maggioranza consisterà nell’attribuzione del 55% dei seggi (340) da assegnare NON alla coalizione vincente (le coalizioni non avranno più ragione d’esistere), bensì alla LISTA (cioè al partito/lista, ovvero alla lista comprendente più partiti o movimenti in essa raggruppatisi) che otterrà almeno il 40% dei voti validamente espressi;
  2. E’ stato introdotto un sistema elettorale a doppio turno: qualora nessuna lista ottenesse almeno il 40% dei consensi, si procederà ad un secondo turno tra le prime due liste più votate, con la conseguenza che il predetto premio di maggioranza verrà assegnato alla lista che otterrà più voti (anche in caso di ballottaggio, il premio di maggioranza consterà sempre di 340 seggi). Per il secondo turno non sono previsti, quantomeno da un punto di vista formale, né accordi né apparentamenti tra liste;
  3. In pratica: qualora una lista ottenesse già al primo turno esattamente il 40% dei voti validamente espressi, si vedrà assegnare un premio di maggioranza di ben 15 punti percentuali in più rispetto a quelli che il popolo ha deciso di attribuirgli con il voto, in palese contrasto con il dettato costituzionale di cui all’art. 48 co. II “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto […]”: Il concetto nobile del voto eguale urla vendetta di fronte a qualsiasi previsione ed attribuzione di un premio di maggioranza (benché io stesso non sia contrario – in linea di principio – con la previsione di un equilibrato premio di maggioranza che garantisca una tendenziale governabilità);
  4. Ne consegue che, nell’ipotesi si verificasse il caso di cui al punto precedente, cioè che una lista raggiunga già al primo turno esattamente il 40% dei voti validamente espressi (e comunque una percentuale di voti al di sotto della metà più uno dei consensi), il premio di maggioranza sarà attribuito alla lista di maggioranza relativa, infatti la somma complessiva dei voti di tutte le altre liste sarà di gran lunga superiore al numero dei voti ottenuti dalla lista vincente (faccio un esempio. Lista vincente: 40% più 1 dei voti; somma complessiva dei voti di tutte le altre liste sconfitte: 60% meno 1 dei voti). In pratica il premio di maggioranza sarà attribuito a quella lista che il popolo – nella somma totale dei voti espressi – non voleva votare. A vincere le elezioni sarà quindi una MINORANZA COMPATTA che riuscirà a sconfiggere una MAGGIORANZA DIVISA;
  5. E’ altresì previsto che l’elettore possa esprimere un massimo di due preferenze (nel caso decidesse di esprimere entrambe le preferenze, una dovrà essere in favore di un candidato di sesso maschile e l’altra di un candidato di sesso femminile);
  6. In ogni caso l’elettore si troverà costretto a subire – sia che decidesse di esprimere una o due preferenze, sia il solo voto alla lista – il cosiddetto capolista bloccato, cioè nominato dai partiti nelle segrete stanze ed inserito sulla scheda elettorale, quindi destinato ad essere eletto solo ed esclusivamente sulla base dei voti ottenuti dalla lista medesima e senza che l’elettore possa sceglierlo direttamente (in realtà l’elettore lo “elegge” non scrivendo il suo nome ma barrando semplicemente il simbolo della lista). Ciascun capolista bloccato potrà candidarsi in massimo 10 collegi. È invece vietata la candidatura in più collegi per i candidati che concorreranno alle preferenze;
  7. Si calcola che la nuova composizione parlamentare post Italicum (quella della Camera dei deputati) conterà circa 300 deputati “eletti” in qualità di capilista bloccati, vale a dire all’incirca il 50% del totale dei deputati eletti in Italia;
  8. Il territorio nazionale verrà suddiviso in 100 collegi all’interno di 20 circoscrizioni elettorali. Ciascun collegio, composto all’incirca da 600.000 cittadini residenti, eleggerà da un minimo di tre ad un massimo di sei deputati in base alla popolazione residente, e ciò renderà difficile l’eventuale elezione per quei candidati che dovranno andarsi a cercare i voti (cioè quelli che dovranno prendere le preferenze), quindi il problema sorgerà soprattutto per le piccole liste, le quali, non godendo di un alto consenso elettorale (il numero – che si traduce in percentuali – delle croci a matita apposte dagli elettori sulle liste prescelte), eleggeranno soprattutto i capilista bloccati (cioè quelli decisi a tavolino da ciascuna lista ed inseriti sulla scheda elettorale, i quali risulteranno eletti esclusivamente sulla base dei voti ottenuti dalla lista e non in base alle preferenze espresse dal cittadino elettore);
  9. Una volta conclusesi le elezioni (primo o secondo turno a seconda di quanto sopra premesso) vi sarà un Parlamento composto per il 55% dagli eletti espressi dalla lista vincente e per il restante 45% dagli eletti espressi dalle altre liste che abbiano ottenuto almeno il 3% dei voti validamente espressi (soglia di sbarramento perché una lista maturi il diritto di vedersi attribuire seggi in Parlamento). Si precisa che i seggi saranno attribuiti su base nazionale con il metodo dei quozienti interi e dei più alti resti;
  10. Tutto quanto sinora premesso determinerà la successiva formazione di una sorta di Governo “del Premier” (che sarà il leader della lista vincente) sostenuto da una maggioranza parlamentare monocolore, cioè composta unicamente dai deputati eletti quali espressione della lista che ha vinto le elezioni secondo il meccanismo sinora esposto. Attenzione però! Non è detto, tuttavia, che la maggioranza parlamentare – che poi sarà quella che voterà la fiducia al Governo – sia monocolore. Può accadere, infatti, che a vincere le elezioni non sia una lista-partito, bensì una lista comprendente due o più partiti (o movimenti), con la conseguenza che la maggioranza parlamentare (che quindi sosterrà il Governo “del Premier” votandogli la fiducia) sia composta, sì, da una sola lista (questo in ogni caso), ma da più partiti o movimenti che di quella lista facevano parte al momento delle elezioni;
  11. L’Italicum entrerà in vigore a partire dal 1° luglio 2016. Questo per evitare uno scioglimento fin troppo anticipato delle Camere (attuale Legislatura), ma in realtà si tratta di un accordo (rientrante nel cosiddetto Patto del Nazareno) tra Renzi e Berlusconi: Renzi si è garantito i voti del Cavaliere al Senato sia sulla legge elettorale che sulla riforma costituzionale, mentre il Cavaliere si è garantito – oltre che di essere parte attiva nella scrittura delle regole – soprattutto il trascorrere dei due anni di interdizione dai pubblici uffici prima delle prossime elezioni politiche, per cui, pur non essendo candidabile alla carica di parlamentare per effetto della scellerata Legge Severino, potrà invece ricoprire la carica di Presidente del Consiglio dei ministri in caso di vittoria della sua lista (sempre che sia lui la persona indicata dalla sua lista prima delle elezioni a ricoprire la predetta carica). Il tutto al netto di quanto accadrà nei prossimi mesi visto che – almeno apparentemente – il Patto del Nazareno si è ormai rotto. Ah, dimenticavo: la data di entrata in vigore dell’Italicum (1° luglio 2016) va benissimo anche ad Alfano, così si garantisce il mantenimento della poltrona di Ministro dell’Interno almeno per un altro anno/anno e mezzo (come diceva Giulio Andreotti: “meglio tirare a campare che tirare le cuoia”);
  12. Attenzione: nel caso in cui si verificasse una crisi di Governo che causasse la caduta dell’esecutivo presieduto da Renzi prima del 1° luglio 2016, fatte ovviamente salve tutte le procedure e prassi costituzionali, per evitare che si vada a votare con il cosiddetto Consultellum (ossia il Porcellum esautorato e corretto dalla Sentenza della Corte Costituzionale n. 1/2014) che provocherebbe una situazione da prima Repubblica, il Governo potrà emanare un Decreto Legge (“giustificato” dalla necessità e dall’urgenza delle imminenti elezioni politiche) che anticipi l’entrata in vigore dell’Italicum. A quel punto le Camere, anche se sciolte, potranno ugualmente riunirsi in breve tempo (non aspettando ovviamente il termine dei sessanta giorni) e convertire in legge il decreto del Governo.

 

Questa, in breve, la nuova Legge elettorale denominata Italicum (o quantomeno quella partorita dal Senato e in attesa del doppio – e definitivo – passaggio parlamentare).

 

Ricordo al lettore che la Sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità della legge elettorale denominata Porcellum (Legge n. 270/2005) nella parte in cui questa non prevedeva: a) una soglia minima di voti oltre la quale avrebbe dovuto trovare applicazione il premio di maggioranza; b) la facoltà per l’elettore di esprimere la preferenza per i candidati.

Se l’Italicum da un lato rispetta il primo criterio, dall’altro calpesta violentemente il secondo, infatti, prevedendo la nuova legge elettorale i capilista bloccati, il Parlamento si rende gravemente responsabile di non osservare uno dei criteri dettati dalla Consulta. Tale aspetto si fa ancor più grave se si considera che, su 618 deputati eletti in Italia, più di 300 saranno capilista bloccati! Tutto questo in aperto contrasto non solo con i criteri dettati dalla Corte Costituzionale (Sent. n. 1/2014), ma soprattutto con gli artt. 1 co. II e 56 co. I della Costituzione.

 

Vediamo ora, in breve, cosa prevedeva invece la Legge Acerbo (Legge 18 novembre 1923, n. 2444), dal nome del deputato che ne redasse il testo:

  • Il premio di maggioranza, consistente nell’attribuzione dei 2/3 dei seggi, veniva assegnato alla lista che avesse ottenuto più voti rispetto alle altre, a condizione che avesse raggiunto almeno il 25% dei voti validamente espressi;
  • Era prevista la facoltà per l’elettore di esprimere la preferenza in favore del candidato prescelto, senza la previsione dei capilista bloccati;
  • Non era prevista alcuna soglia di sbarramento.

 

Nonostante siano trascorsi più di 90 anni dall’approvazione della Legge Acerbo, appaiono evidenti alcune similitudini tra questa e l’Italicum.

A mio modesto parere l’Italicum altro non è che una Legge Acerbo proiettata fino ai giorni nostri: da qui la mia licenza di chiamarlo Legge Acerbo 2.0, quindi sicuramente imperniata dalla Costituzione e dal trascorrere di questi 92 anni, ma proponente meccanismi e principi sorprendentemente similari:

a) il premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione;

b) la soglia minima oltre la quale scatterà il premio di maggioranza si innalza dal 25% al 40%;

c) il premio di maggioranza dei 2/3 dei seggi scende al 55%.

Ma vi sono anche alcuni aspetti che rendono l’Italicum addirittura meno democratico della Legge Acerbo: quest’ultima, ad esempio, non prevedeva né i capilista bloccati (cosa che invece l’Italicum prevede) né una soglia di sbarramento (l’Italicum la pone al 3%).

 

Insomma, passano gli anni, le guerre e cambiano gli uomini. E negli ultimi nove decenni il mondo è cambiato totalmente!

Ma gli errori commessi no! Quelli si ripetono sempre, in ogni tempo e in ogni contesto.

 E dire che la Storia è (o quantomeno dovrebbe essere) Maestra di vita.

 Non ai posteri, ma a noi, l’ardua sentenza!

 

Giuseppe PALMA


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