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L’Italia virtuosa (ma povera) nel numero di posti letto negli ospedali. Drammatico il settore psichiatrico
L’Italia ha pochissimi posti letto in ospedale, ma è anche tra le più efficienti. Tra efficienza e rischio, i dati Eurostat lanciano un avvertimento. Drammatica la situazione nella psichiatria

In un’Europa che conta quasi 2,3 milioni di posti letto ospedalieri, l’Italia si distingue per un dato che, a prima vista, potrebbe sembrare negativo. Con meno di 300 posti letto ogni 100.000 abitanti, ci collochiamo tra i Paesi con la minore disponibilità, insieme a Cipro, Irlanda, Spagna, Finlandia, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia. Se confrontiamo questo dato con quello della Bulgaria (864,4) o della Germania (766), il divario appare netto. Eppure, non è solo una questione di numeri.
I dati Eurostat sono comunque del 2023, e dovrebbero essere confrontati con quelli 2013
Spicca l’incredibili dato della Bulgaria, che ha quasi 1000 posto per 100.000 abitanti negli ospedali. Passiamo ad analizzare nel dettaglio.
Un’efficienza da studiare, ma con un campanello d’allarme 🔔
Questa bassa dotazione di posti letto in Italia, lungi dall’essere un segnale di inefficienza, potrebbe essere letta come l’esatto contrario. Un sistema sanitario che riesce a gestire la domanda con meno risorse strutturali indica una maggiore efficienza operativa, un minor “spreco” di posti letto e un’ottimizzazione dei percorsi di cura. È un po’ come avere una catena di montaggio che produce lo stesso numero di auto con meno operai: significa che ogni operaio lavora in modo più produttivo.

Posti letto curativi negli ospedali anno 2023 confrontato con iul 2023. Notiamo il leggero calo italiano.
Tuttavia, c’è un rovescio della medaglia. Mentre Paesi come la Romania, Malta, la Bulgaria e l’Irlanda hanno aumentato i loro posti letto in dieci anni, l’Italia, pur non rientrando tra le contrazioni più drastiche come la Finlandia (-45%), ha mantenuto una linea di sviluppo piatto o meglio un calo limitato dal 2013 al 2023. Questo, unito alla bassa densità di posti letto, solleva un interrogativo cruciale: siamo così efficienti da non aver bisogno di investire, o stiamo raschiando il fondo del barile, con il rischio di non poter far fronte a picchi di domanda o a sfide impreviste?
Le eccezioni che confermano la regola
L’analisi Eurostat offre spunti interessanti che vanno oltre i numeri assoluti:
- Il caso Cipro: Tutti i posti letto sono classificati per cure curative. Un approccio che denota una specializzazione estrema, quasi unica in Europa.
- La Polonia e la riabilitazione: La Polonia si distingue per l’alta quota di posti letto dedicati alla riabilitazione (30,6%), segno di una sanità che punta molto sul recupero post-acuto.
- Repubblica Ceca e la lungodegenza: Con quasi un terzo dei letti per la lungodegenza, la Repubblica Ceca mostra un focus specifico sulle cure a lungo termine.
L’Italia, in questo contesto, si posiziona come un sistema efficiente, ma forse fin troppo “magro”. L’analisi dei dati suggerisce che, mentre l’efficienza è encomiabile, è il momento di considerare investimenti mirati per rafforzare le strutture ospedaliere, soprattutto in vista dell’invecchiamento della popolazione e delle sfide sanitarie future. L’efficienza è una virtù, ma l’eccesso di austerità può trasformarsi in un rischio.
Drammatica la situazione italiana nel settore della sanità psichiatrica, con 7,7 posti letto per 100 mila abitanti, contro i 74 della Francia e i 47 della Germania, ma anche i 68 della Grecia e gli oltre 100 delle Repubbliche Baltiche. In questo caso si mostra come nel nostro paese, dopo la riforma Basaglia, il tema sia stato totalmente trascurato, abbandonadolo nelle mani delle famiglie. Un errore clamoroso che dovrebbe essere corretto.
Domande e Risposte
- L’Italia ha davvero così pochi posti letto? Perché non investe di più? Sì, l’Italia si trova tra i Paesi europei con il minor numero di posti letto per abitante. Questo dato può essere interpretato come un segno di grande efficienza del sistema sanitario, capace di gestire le cure con meno risorse strutturali. Tuttavia, la mancanza di investimenti significativi negli ultimi anni solleva dubbi sulla capacità di gestire emergenze o l’aumento della domanda legato all’invecchiamento demografico.
- Come fa l’Italia a gestire le cure con meno posti letto rispetto ad altri Paesi? L’efficienza del sistema italiano potrebbe derivare da una serie di fattori, come una gestione ottimizzata dei tempi di degenza, una maggiore attenzione alle cure domiciliari e un’efficace integrazione tra ospedale e territorio. In sostanza, i pazienti vengono dimessi più rapidamente una volta che il loro quadro clinico lo permette, liberando posti letto in tempi brevi.
- Quali sono le differenze tra posti letto per cure “curative” e “riabilitative”? I posti letto per cure curative sono destinati al trattamento di malattie acute o infortuni, con l’obiettivo di curare il paziente e alleviare i sintomi. I posti letto per cure riabilitative sono invece pensati per stabilizzare, migliorare o ripristinare le funzioni corporee di un paziente dopo un’operazione, una malattia o un infortunio, permettendo un recupero funzionale completo.

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