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L’Italia che va a puttane

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Guest Post di Paolo Cardena’ di Vincitori e Vinti

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La crisi, che  si protrae ormai dal 2008, ha determinato l’esplosione dei debiti sovrani pressoché in quasi tutti i Paesi dell’eurozona. Molti Stati, tra cui l’Italia,  sono in uno stato di conclamata bancarotta. Tuttavia, grazie all’azione delle banche centrali,  vengono mantenuti appositamente in una  vita apparente, per più tempo possibile,  al solo fine di rimborsare i creditori grazie ad azioni di esproprio perpetrate verso chi ha avuto l’arguzia e la capacità di accumulare qualche risparmio o qualche forma di benessere. La maggior parte dei debiti sovrani, nel contesto attuale, sono difficilmente ripagabili e quindi, convenzionalmente, al fine di produrre un apparente miglioramento dei conti pubblici nazionali, si è stabilito di diluirli misurandoli in rapporto al Pil dei singoli paesi, drogando appositamente questo parametro che verrà influenzato anche dalle attività criminali incluse nel calcolo. (QUI il comunicato dell’Istat) 

Da Ansa

Tutti i Paesi Ue, compresa l’Italia, inseriranno ”una stima nei conti (e quindi nel Pil)” delle attività illegali, come ‘‘traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol)”. La novità sarà inserita a partire dal 2014 nei conti, in coerenza con le linee Eurostat. Lo rileva l’Istat.Il 2014 segna il passaggio ”ad una nuova versione delle regole di contabilità”, tanto in Italia come in gran parte dei paesi Ue. Il cambiamento interesserà anche il Pil. Lo comunica l’Istat, spiegando che le spese per ricerca e sviluppo saranno considerate investimenti e non più costi, un cambiamento che ”determina un impatto positivo” anche ”sul Pil”. L’aggiornamento potrebbe portare per l’Italia, si stimava a gennaio a Bruxelles, a una revisione al rialzo del livello del Pil tra l’1% e il 2%.Si tratta di una novità che rientra nelle modifiche condivise a livello europeo e connesse, evidenzia l’Istat, al ”necessario superamento di riserve relative all’applicazione omogenea tra paesi Ue degli standard già esistenti”. 
Nello specifico, tra le riserve trasversali avanzate ce ne è una, sottolinea l’Istituto, che ”ha una rilevanza maggiore”, in quanto, appunto, riguarda l’inserimento nei conti delle attività illegali, che già il precedente sistema dei conti nazionali, datato 1995, aveva previsto, ”in ottemperanza al principio secondo il quale le stime devono essere esaustive, cioè comprendere tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico”. 
L’Istat riconosce come la misurazione delle attività illegali sia ”molto difficile, per l’ovvia ragione – spiega – che esse si sottraggono a qualsiasi forma di rilevazione, e lo stesso concetto di attività illegale può prestarsi a diverse interpretazioni”. Ecco che, aggiunge, ”allo scopo di garantire la massima comparabilità tra le stime prodotte dagli stati membri, Eurostat ha fornito linee guida ben definite. Le attività illegali di cui tutti i paesi inseriranno una stima nei conti (e quindi nel Pil) sono: traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol)”. 
Quindi viene almeno circoscritto il range per mettere a punto una stima del peso di quest’area. A riguardo può essere utile ricordare come l’Istat già inserisca nel Pil il sommerso economico, che deriva dall’attività di produzione di beni e servizi che, pur essendo legale, sfugge all’osservazione diretta in quanto connessa al fenomeno della frode fiscale e contributiva. 

 

I Governi dell’eurozona, anche in applicazione del Fiscal Compact, dovendo ridurre l’incidenza del debito in rapporto al Pil e non “potendo” agire sul  primo parametro, hanno ben pensato di agire sul Pil, aumentandone il valore inglobando anche le attività criminali.

 

Al netto del fatto che questo non produrrà nessun gettito aggiuntivo per le casse dello stato, considerato anche che  l’incidenza del peso fiscale viene misurata in rapporto al PIL, c’è da scommettere che i soloni al governo che occupano l’indecente dibattito politico che ritualmente va in onda,  avranno anche il coraggio di dire che le tasse saranno diminuite grazie alla loro azione di governo, omettendo di dire all’opinione pubblica (che abbocca) come stanno realmente le cose. Senza poi dimenticare che i governi,  messi alle strette dalla necessità di diminuire il rapporto debito/Pil, verosimilmente, saranno sempre più tolleranti verso quelle attività criminali considerate nel calcolo della performance economica, poiché produrranno Pil aggiuntivo e quindi contribuiranno a diminuire l’incidenza del debito in rapporto alla “ricchezza” prodotta, migliorando, solo apparentemente, i conti pubblici.

Questa è l’Europa che gli italiani hanno votato lo scorso 25 maggio  e questa è l’Europa che avranno per i loro figli.

Il 18 Marzo del 1968 Robert Kennedy pronunciava, presso l’università del Kansas, un discorso nel quale evidenziava -tra l’altro- l’inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere delle nazioni economicamente sviluppate. Ricordarlo, in un simile contesto, ne vale davvero la pena.

 
 

 
 

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