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Energia

L’Italia non rilascerà nuove concessioni per la ricerca e produzione di petrolio e condensati

Il governo ha preparato un decreto che blocca le nuove concessioni per l’estrazione di petrolio, al di là di quelle già concesse. Inoltre si lascia il carbone e si passa alle centrali a gas naturale

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L’Italia non rilascerà più concessioni per la ricerca e la produzione di petrolio e condensati, come risulta da una bozza di un nuovo decreto governativo. Il decreto, visionato da Reuters, specifica che il divieto di ricerca e produzione di petrolio si applicherà solo alle nuove concessioni, non a quelle esistenti che hanno già ottenuto l’approvazione del governo.

Il divieto fa parte delle ambizioni ecologiche dell’Italia, che prevedono l’abbandono dell’elettricità a carbone entro la fine del 2025 a favore delle centrali a gas. A tal fine, negli ultimi anni l’Italia ha approvato quattro nuove centrali elettriche a gas, in grado di produrre 3.400 MW di energia, mentre si prevede che gli aggiornamenti delle centrali esistenti aggiungeranno altri 700 MW entro il 2026, nel tentativo di abbandonare completamente il gas naturale fornito dalla Russia.

Il problema del gas è come viene utilizzato, se per generazione stabile o di picco, perché il costo di produzione è rofondamente diverso, come mostra il sottostante grafico, aggiornato, da Rinnovabili.it:

L’esplorazione e la produzione di petrolio in Italia sono regolate principalmente dalla legislazione statale, senza che gli operatori abbiano alcun titolo sulle aree di esplorazione e produzione. Il governo italiano incassa  una royalty del 10% per la produzione di petrolio onshore e del 7% per quella offshore.

Un blocco completo delle nuove concessioni farà felice i Verdi e la Commissione, ma espone l’Italia a rischi se fallisse la transizione energetica o vi fossero nuovamente forti oscillazioni nei prezzi energetici. Comunque le concessioni già emanate potranno essere sfruttate.

Nell’immagine sottostante la distribuzione in Italia degli impianti legati al petrolio, dalle raffineri ai pozzi ai maggiori giacimenti petroliferi. (IEA):

Pur facendo un passo indietro rispetto all’esplorazione e alla produzione di petrolio e gas, la Banca Centrale Italiana sta spingendo affinché le economie sviluppate con maggiori emissioni per capitale aiutino le economie in via di sviluppo ad abbandonare i combustibili fossili, nella speranza di accelerare la diffusione delle energie pulite. L’appello, lanciato dal governatore della banca Fabio Panetta in occasione della conferenza G7 – IEA Ensuring an Orderly Energy Transition a Roma, contribuirebbe a ridurre il costo complessivo della transizione energetica a livello globale, ha dichiarato Panetta.

La scorsa settimana, però, l’azienda elettrica italiana Enel ha abbandonato i suoi piani di partecipazione alla transizione energetica del Vietnam, decidendo di uscire dai mercati dell’eolico e del solare del Paese, che sono stati categorizzati da un meccanismo di connessione alla rete piuttosto complicato che ha spinto persino un’Italia desiderosa di transizione a non voler affrontare.


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