Attualità
Liste sovraniste
È scattata la guerra preventiva contro gli incauti sovranisti che si candidano al Parlamento europeo, benché quelli veri si contino sulle punte della dita. Le sturmtruppen dell’europeismo coatto hanno un argomento finissimo, di una logica degna del loro ingegno superiore. Suona più o meno così: siccome tu, italiano populista, vuoi uscire dall’eurozona, e magari anche dall’Unione Europea, allora sei un incoerente al cubo nel momento in cui ti candidi al Parlamento europeo. Lo so che sembra incredibile, ma vi assicuro che l’eurofilo ha dalla sua questa sofisticata motivazione: tu detesti l’Unione Europea, quindi devi rimanere dentro i confini del tuo orticello italico. In pratica, un antieuropeista potrebbe candidarsi, al massimo, al Parlamento italiano, ma forse nemmeno lì, visto che il Parlamento italiano è una sorta di propaggine istituzionale indigena della Commissione europea, con funzioni notarili, destinata alla bollinatura di regolamenti e direttive stranieri. Meglio quindi restringere vieppiù le ambizioni dell’euroscettico e ghettizzarlo nell’apartheid di un Consiglio provinciale. Ah no! Quello non è più elettivo, scusate. Limitiamolo al Consiglio di quartiere, allora, e non se ne parli più.
Badate, qui si celia, ma non è escluso venga diramato, a breve e magari su stimolo di un compatriota eurofeticista, il diktat perentorio di uno Junker o di un Moscovici di simile tenore. Ma finché ci lasciano in pace – cioè fino a quando consentono a tutti di candidarsi al Parlamento UE, finché non verrà istituita la morte civile per gli anti-euro – mi spiegate, di grazia, perché un euro-critico dovrebbe vergognarsi di puntare agli scranni di Strasburgo e di Bruxelles? “Perché viene pagato con soldi europei!” strepita l’europeista coatto (l’europeista coatto è fatto così: ha sempre la risposta sbagliata nel momento sbagliato). Gli va spiegato, con calma e sillabando le parole, che quei soldi non sono europei, ma italiani, visto lo status di contribuente netto, verso la UE, del nostro disgraziato Paese. Ma qualora non vi foste ancora convinti non solo del diritto, ma addirittura del dovere, di un euroscettico (cui sia proposta l’euro-candidatura) di accettarla, pensate a De Gasperi, uno dei padri della patria italiana di cui l’europeista coatto ama riempirsi la bocca quando pensa ai padri della patria (europea).
Nella sua prima vita politica, De Gasperi (che era e si sentiva italiano benché nato nel 1881 a Pieve di Tesino, e cioè in territorio austroungarico) combatteva per rivendicare ai “connazionali” autonomia e libertà dall’Impero. Tanto da farsi eleggere al Parlamento austriaco nel 1911. Quindi, dov’è il problema? Dobbiamo ispirarci al grande Alcide, consci che la nostra battaglia è anche più importante della sua. De Gasperi si faceva in quattro per tutelare una minoranza italiana in un lembo di impero austro-ungarico. I (pochi) candidati euroscettici si batteranno per salvaguardare la totalità del popolo italiano contro le mire egemonico-imperiali di quella sorta di mostro giuridico-istituzionale che risponde al nome di UE. Insomma, non c’è mondo migliore di (tentare di) invertire, o perlomeno arrestare, un processo storico di disgregazione di una collettività nazionale che entrare nella sala macchine delle forze di occupazione. La storia premiò gli sforzi di De Gasperi ben oltre le sue aspettative. Ergo, avanti tutta: votare in massa alle elezioni europee se vogliamo sabotare, sul filo di lana, gli imminenti Stati Uniti d’Europa.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
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