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L’Islam vota a sinistra

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Uno dei timori più grandi è quello di ritrovarsi Matteo Salvini ministro dell’Interno. Gli argomenti sul tavolo, però, sono tanti e vanno dalla possibilità di un giro di vite tra i luoghi di culto abusivi fino alla perdita di alcuni privilegi che in questi anni sono stati concessi alla comunità. Per questo i musulmani d’Italia si preparano alle elezioni del prossimo 4 marzo organizzando incontri “esclusivi” all’interno di alcune moschee. Da nord a sud, isole comprese, in alcuni luoghi di culto sono state fatte riunioni (e altre sono previste) riservate a pochissime persone per orientare il voto dei fedeli che hanno cittadinanza italiana e quindi possono recarsi alle urne.
La notizia arriva da ambienti dell’Antiterrorismo che monitora tutto quello che accade in alcune moschee, soprattutto quelle storicamente considerate più a rischio. E proprio in questo ambito sarebbe emersa l’esistenza di certe riunioni tra i “capi bastone” della comunità che poi avranno il compito di suggerire ai fedeli su quale simbolo presente nella scheda elettorale apporre la croce. Le indicazioni di voto riguardano principalmente la sinistra, nonostante la delusione per la mancata approvazione dello ius soli. Tra gli immigrati, e alcuni convertiti italiani, la speranza è ancora quella di un’approvazione della legge durante il prossimo governo. Ipotesi che sfumerebbe definitivamente se la destra, soprattuto quella rappresentata dalla Lega Nord e Fratelli d’Italia, andasse al potere. Il timore riguarda persino i bonus bebè che le immigrate, senza cittadinanza, potrebbero non ottenere. Per non parlare del tavolo istituito presso il ministero dell’Interno al quale partecipano esponenti dell’Islam italiano. Il timore è che anche quello potrebbe essere messo in discussione. Insomma, un vero e proprio spauracchio che ha convinto ad una “mobilitazione dolce” da parte di una certa componente musulmana presente in Italia. E quindi a Milano, Firenze, Torino, Bologna, Roma, ma anche Napoli, Palermo e Catania, attraverso un passaparola, l’invito è stato quello di organizzare incontri per indirizzare il voto verso “scelte opportune”. In alcuni casi, gli incontri sono gestiti da convertiti italiani vicini all’estrema sinistra. Una volta affrontata la tematica tra pochi intimi, ognuno dei partecipanti avrà il compito di “indottrinare” parenti, amici e conoscenti sulla necessità di votare per una certa parte politica per scongiurare i rischi.
In molti all’interno della comunità islamica italiana, infatti, temono ad esempio un giro di vite non solo sulle moschee create in garage e scantinati, ma anche il divieto di costruirne così come accaduto a Sesto San Giovanni. Stando a quanto suggerito dalle fonti, anche controlli più stringenti sui luoghi di culto già esistenti rischierebbero di creare non pochi problemi alle associazioni culturali islamiche che li gestiscono.
Ci sono poi le tematiche legate alla permanenza di alcuni soggetti sul territorio nazionale e la possibilità di accedere al welfare sotto vari aspetti. Ma non solo. Persino la stessa esistenza delle scuole coraniche in cui vengono inviati i bambini nel pomeriggio, dopo aver frequentato gli istituti statali, potrebbe subire conseguenze. Con la scusa di insegnare l’arabo, in alcuni di questi luoghi si impartiscono esclusivamente nozioni religiose. Insomma, un panorama ipoteticamente funesto per i musulmani che, dopo aver visto sfumare lo ius soli attraverso il quale qualcuno aveva sperato di influenzare pesantemente il voto, vorrebbero scongiurare la possibilità di dover fare i conti con un possibile governo di destra.

Francesca Musacchio, Il Tempo 18.2.18


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