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L’irrilevanza di Renzi nella UE e il problema degli immigrati

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Alle 3 di questa mattina (onde la stanchezza evidente di Matteo Renzi, nella foto) i capi di stato e di governo europei riuniti con Juncker hanno raggiunto un accordo sulla ripartizione di 40.000 rifugiati siriani ed eritrei, oggi ospitati in Grecia e Italia. O meglio, si sono accordati sul fatto di non essere d’accordo su nulla.

L’accordo partorito sostanzialmente non cambia nulla: la ripartizione dei 40 mila rifugiati avverrà su base volontaria nel corso dei prossimi 2 anni. Fanno circa 1.600 rifugiati ripartiti al mese, contro arrivi solo in Italia per circa 54 mila immigrati da gennaio a maggio, e 7.500 solo nella prima settimana di giugno. Numeri che danno le dimensioni del fiasco del nostro presidente del consiglio e della nostra irrilevanza europea.

Agenzie e giornali sono infatti unanimi nel definire l’accordo “deludente, al ribasso, modesto, un fiasco”.

La Commissione Europea si è vista così  bocciare il piano Mogherini, che prevedeva quote obbligatorie calcolate su parametri oggettivi (popolazione, disoccupazione etc), e che ci era già stato venduto dal governo Renzi e dai media allineati come uno straordinario successo italiano (sic).

 

L’opposizione al piano Mogherini è stata guidata da Tusk in persona (Presidente del Consiglio Europeo), nonché dalla Francia (solidarietà socialista), dai paesi Baltici e dell’Est Europa.

L’Ungheria ad esempio ha definito il piano Mogherini “assurdo”. Tutti gli stati dell’Est Europa hanno rifiutato le quote obbligatorie. La Gran Bretagna ha esercitato l’opt-out, e non accetterà nessun rifugiato.

La Lituania per coronare il fiasco della nostra leadership ha sparato sul muso di Renzi un bel “non siamo responsabili dei vostri fallimenti”. A chi lo dite …

E se prima della riunione Renzi aveva dichiarato «Sono molto ottimista che l’Italia possa riuscire insieme a far sentire la propria voce» (insieme?), durante l’infuocato dibattito si riporta che il nostro Presidente del Consiglio abbia battuto il pugno sul tavolo esclamando “Se questa è l’Europa, tenetevela, non voglio farne parte”. Attendiamo fiduciosi che Matteo Renzi tiri le conseguenze e inizi le procedure di uscita dell’Italia dall’Unione, anche se le prime dichiarazioni vanno in senso opposto … il Presidente del Consiglio ha infatti dichiarato stamattina: «Finalmente c’è una politica europea e non dei singoli Stati». Sicuro, la politica dello struzzo e del “NIMBY” (not in my backyard, non nel mio cortile).

Sempre Renzi avrebbe esclamato “Se non siete d’accordo su 40 mila rifugiati non meritate di essere chiamati Europa”, e “se pensiamo che l’Europa serva solo al budget, non è l’Europa che pensammo nel 1957 a Roma”. Tenero.

Nessuna dichiarazione invece dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, Federica Mogherini; anzi non si sa nemmeno dove fosse, visto che non è nominata in nessuna agenzia. Irrilevante.

Merkel dal canto suo ha dichiarato “E’ stato un dibattito molto intenso, e la crisi dei migranti è la sfida maggiore che ho visto in Europa da quando sono Cancelliere”

Juncker, oltre a lamentarsi della “assurdità” di negoziare nelle prime ore del mattino e definire il piano volontario “di modeste ambizioni”, si è detto chiaramente dubbioso sul suo successo, anche perché come ha sottolineato Schulz non è il primo piano di questo genere.

Per chiudere registriamo la posizione di Tusk, che ha lodato la Spagna per i suoi rimpatri massicci di immigrati illegali nordafricani e dichiarato che chi non otterrà lo status di rifugiato verrà rimandato a casa, salvo mettere a rischio il trattato di libera circolazione di Schengen.

Ricordiamo che secondo l’accordo altri 20 mila rifugiati siriani attualmente in campi giordani e turchi saranno ripartiti tra le 28 nazioni UE, per un totale di 60 mila. Vedremo se l’Italia ne accoglierà qualcuno, sempre “su base volontaria”.

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