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Economia

L’Iran taglia le forniture di petrolio alla Siria. Crisi, in attesa che subentri un altro fornitore

L’Iran ha tagliato le forniture di petrolio alla maggiore raffineria della Siria , Banyias. Il paese rischia di restare senza carburante ed energia, se queste forniture non saranno sostituite da quelle dei Paesi Arabi

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In questo momento, fra gli altri problemi che ha la Siria, vi è quello della crisi energetica. La principale raffineria petrolifera della Siria, situata a Baniyas, ha recentemente sospeso le sue operazioni in seguito all’interruzione delle forniture di petrolio greggio dall’Iran, segnando un momento cruciale nella transizione politica ed economica del paese. Questa struttura, che normalmente processa tra i 90.000 e i 100.000 barili di greggio al giorno, ha completato la sua ultima produzione di benzina la scorsa settimana, come confermato dal direttore generale Ibrahim Mousallem.

La raffineria di Banyias, la maggiore della Siria

La sospensione delle attività coincide con profondi cambiamenti politici in Siria, in particolare con la caduta del regime di Bashar al-Assad, storicamente sostenuto dall’Iran.

Il nuovo scenario politico vede l’emergere di un Governo di Salvezza, guidato da Hayat Tahrir al-Sham (HTS), che sta cercando di ridefinire le relazioni internazionali del paese e le sue fonti di approvvigionamento energetico. Nonostante l’HTS sia classificato come organizzazione terroristica da diverse entità internazionali, inclusi Stati Uniti, Unione Europea e Nazioni Unite, i governi occidentali hanno già avviato un dialogo con i suoi leader, segnalando una possibile apertura diplomatica.

La nuova leadership sta lavorando attivamente per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico, guardando in particolare verso i paesi arabi. Questa mossa rappresenta un significativo allontanamento dalla precedente dipendenza dall’Iran, che forniva circa il 90% del petrolio greggio siriano. La transizione verso fornitori arabi potrebbe non solo garantire una maggiore stabilità nelle forniture, ma anche facilitare il processo di reintegrazione della Siria nella comunità internazionale.

Dal punto di vista politico la transizione sarebbe possibileperché i paesi Arabi del Golfo, grandi produttori di petrolio, si sono impegnati ad aiutare la Siria in una transizione pacifica e nulla favorirebbe questo passaggio come una relativa tranquillità nelle forniture energetiche che questi paesi potrebbero facilmente fornire, quasi con i resti delle proprie quote produttive.

La situazione attuale presenta sfide significative ma anche opportunità. Mousallem ha sottolineato che la raffineria sta utilizzando questo periodo di interruzione per effettuare necessari interventi di manutenzione, preparandosi per quando nuove forniture di greggio saranno disponibili. Le scorte attuali di carburante sono descritte come “stabili”, ma la necessità di trovare nuove fonti di approvvigionamento rimane urgente, soprattutto in vista dell’inverno che è già iniziato. la Siria presenta zone montuose fredde.

Il nuovo governo provvisorio sta affrontando diverse sfide critiche. Tra queste, la più pressante è garantire forniture energetiche sufficienti per mantenere in funzione i servizi essenziali e riavviare l’economia. La carenza di elettricità resta un problema diffuso in gran parte del paese, con l’eccezione di Idlib, che riceve energia dalla Turchia. Un segnale positivo è l’estensione delle linee elettriche turche fino ad Aleppo, che potrebbe alleviare parte delle difficoltà energetiche nella regione settentrionale, ma incrementerebbe la dipendenza siriana dalla Turchia.

Sul fronte economico, il nuovo governo ha annunciato piani ambiziosi per migliorare le condizioni di vita dei cittadini, promettendo aumenti salariali significativi per i dipendenti pubblici, nell’ordine del 300-400%. Questo rappresenterebbe un cambiamento sostanziale rispetto alla situazione attuale, dove gli stipendi mensili si aggirano intorno ai 25 dollari, costringendo molti a cercare lavori multipli o a dipendere dalle rimesse dall’estero.

Altra immagine della raffineria di Banyias

La raffineria di Baniyas, che negli anni ha dovuto affrontare numerose sfide tecniche, inclusi i danni causati dal terremoto del 2022, sta utilizzando questo periodo di transizione per accelerare i progetti di manutenzione minore. Tuttavia, come sottolineato da Mousallem, le apparecchiature non possono rimanere ferme troppo a lungo per evitare problemi di corrosione. Questa raffineria potrebbe lavorare  anche il petrolio siriano, che viene ad essere prodotto nelle regioni orientali, attualmente sotto il controllo congiunto dei Curdi e degli USA. La Turchia vuole la fine dei quest’alleanza curdo-americana. 

La transizione verso nuovi fornitori di petrolio, probabilmente dai paesi arabi, potrebbe rappresentare non solo una soluzione pratica all’attuale carenza energetica, ma anche un’opportunità per la Siria di ricostruire le proprie relazioni internazionali e rafforzare i legami con i vicini regionali, ma è tutta da costruire. Questo cambiamento potrebbe contribuire significativamente alla stabilizzazione economica e alla ricostruzione del paese dopo anni di conflitto.


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