Economia
L’Iran ora vende a un prezzo più alto alla CIna: sta estraendo estraenod e vendondo meno
L’Iran ha ridotto le estrazioni nel timore di un attacco israeliano alle proprie strutture. Questo ha fatto alzare i prezzi verso la Cina, mettendo un po’ in difficoltà i raffinatori indipendenti, già pressati dalla scarsa domanda
Il greggio iraniano destinato alla Cina in questi giorni ha il prezzo più alto degli ultimi cinque anni rispetto al Brent, dato che i carichi iraniani sono crollati il mese scorso per il timore che Israele prenda di mira le strutture energetiche di Teheran in risposta all’attacco missilistico iraniano contro Israele del 1° ottobre.
Lo sconto del greggio Iran Light rispetto all’ICE Brent si è ridotto a meno di 4 dollari al barile, rispetto ai 5-6 dollari al barile dell’inizio dell’anno, hanno dichiarato alla Reuters fonti commerciali e di raffineria .
L’aumento dei prezzi del greggio iraniano è stato determinato dalla minore disponibilità di carichi, poiché l’Iran ha rallentato i carichi nella prima metà di ottobre, in attesa della risposta israeliana.
All’inizio del mese scorso, le petroliere iraniane sono state avvistate mentre si allontanavano dall’isola di Kharg, il più grande terminal iraniano per l’esportazione di petrolio, tra i timori di un imminente attacco israeliano alla più importante infrastruttura di esportazione del greggio in Iran.
In ottobre è emersa anche la notizia che l’Iran sta offrendo il suo greggio ai raffinatori indipendenti cinesi con sconti più ridotti rispetto al Brent, in quanto i venditori stanno cercando di spuntare prezzi più alti per il petrolio destinato al primo importatore mondiale di greggio.
I raffinatori privati cinesi sono i principali acquirenti del greggio iraniano sottoposto a sanzioni e le due parti hanno stabilito un rapporto commerciale favorevole per entrambe. L’Iran può vendere il suo greggio che quasi tutti gli altri evitano, mentre i raffinatori indipendenti cinesi, le cosiddette teiere, ottengono petrolio a basso costo.
Con i prezzi iraniani in aumento a causa dei minori carichi del mese scorso, i raffinatori indipendenti cinesi potrebbero ridurre ulteriormente i tassi di lavorazione verso la fine dell’anno, poiché i margini di raffinazione già bassi – anche con il greggio iraniano più economico degli ultimi mesi – stanno intaccando i loro profitti. Oppure potrebbero rivolgersi ad altri petroli sanzionati sui quali possono avere dei margini migliori, come quello russo.
Secondo le fonti di Reuters, a dimostrazione dell’aumento dei prezzi iraniani, sono stati conclusi accordi con sconti di 3 e 3,80 dollari al barile rispetto al Brent su base consegnata, franco nave (DES).
“Ci sono pochissime offerte per le consegne di novembre o dicembre, perché abbiamo sentito parlare di problemi di carico da parte iraniana”, ha detto a Reuters un responsabile commerciale di una raffineria indipendente di Shandong.
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