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La liquidazione di Crediop da parte di Dexia. Il rischio privatizzazioni e la necessità di selezionare con attenzione le persone che le dovranno gestire

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Crediop è stata recentemente liquidata da Dexia e questo dovrebbe essere una lezione per chi deve privatizzare.

Un po’ di storia: Crediop fu creata da Beneduce, l’inventore dell’IRI con il fine della ricostruzione post bellica – e scandalistica – dell’inizio del secolo (…). Nelle more delle privatizzazioni di fine secolo scorso [tra il 1994 ed il 1999], le privatizzazioni italiane imposte dagli scandali corruttivi italici dei tempi per intenderci, spesso frutto di comportamenti e corruttele che non erano nemmeno reato nella bacchettona – ma solo dove vuole – Germania*, l’istituto di credito sopra citato fu privatizzato passando prima nell’Istituto San Paolo per poi andare definitivamente all’estero nel 1999, a Bruxelles in Dexia. Crediop aveva un bacino di utenze e servizi fornite ad aziende pubbliche (del periodo) enorme, certamente portò ottimi profitti all’acquirente.

Che è successo nel mentre? Crediop ha fatto affari in Italia, e tanti, soprattutto con il servizi al settore pubblico e agli enti. Tutto abbastanza bene fino al 2008, poi la crisi subprime ha quasi ucciso Dexia, salvata dai governi francese e belga (al contrario del comparto bancario italiano che non necessitò di soldi pubblici quello europeo era al collasso, si ricordi sempre che il sistema Italia di fatto stava emergendo come il più sano dell’intero mondo occidentale nel dopo Lehman). Dexia non si è mai veramente ripresa da tale fatale evento ed oggi si trova finalmente a liquidare Crediop dove averne assorbito il valore. Della serie, fino a quando va bene ok, poi tu sei italiano ed io francese, belga, tedesco… Ossia, leggendo meglio la storia, in momenti di crisi se bisogna salvare valore ed occupazione bene sacrificare prima le aziende e partecipate estere… Così avranno certamente pensato tra Parigi e Bruxelles.Cosa significa questo? Significa che Crediop non occuperà più in Italia, non pagherà tasse in Italia, non genererà direttamente valore in Italia, il valore e gli annessi e connessi verranno tutti centralizzati in Dexia. O meglio, se di valore ne verrà generato nel Belpaese questo verrà fatto fluire all’estero dove si pagheranno le tasse e dove c’è occupazione di alto livello. Nulla da eccepire, fossi straniero farei lo stesso.

Il problema sta a monte: il rischio delle privatizzazioni è proprio questo, si vende oggi una asset che paga tasse, occupa e crea valore in Italia ed a termine tale valore si trasferisce all’estero impoverendo il paese. Di più, si rischia di non fare l’interesse della Nazione. Dunque, le privatizzazioni devono essere fatte con attenzione e cura, ci sono in ballo gli interessi nazionali. Il fatto che oggi l’Europa (tedesca) spinga per le privatizzazioni forzate soprattutto nei paesi in crisi che sono sotto tutela reale o di fatto non sembra casuale – non sfugga che la legge di Stabilità Italiana del 2015 è stata approvata solo alcuni giorni dopo la reale privatizzazione di ENEL, molto sussurrano che l’azienda romana sia stata “promessa” ai tedeschi dal Governo che spodestò Berlusconi –, anche se tali alienazioni di Stato sono un granello nel mare magno nel deficit da colmare [ed incolmabile] e, come abbiamo visto nel caso Crediop, a termine finiscono per peggiorare la situazione trasferendo valore all’estero… Viene il dubbio – in realtà dovrei dire che sono certo – che si stiano(stanno) creando le condizioni per a portare via a termine valore dall’Italia, anche in termini di futura occupazione e tasse pagate…

Ora, chi ha spinto maggiormente per l’austerità euroimposta in Italia? Il Governo Monti, dal 2011. Monti addirittura introdusse il pareggio di bilancio in Costituzione [unico tra TUTTI i paesi EU ad averlo inserito immediatamente tra i paesi in crisi], elemento che sta facendo fare corto circuito nelle interpretazioni della Corte Suprema italiana: nelle decisioni della Corte Costituzionale vale di più il rispetto del diritto o il pareggio bilancio nelle decisioni dei massimi giudici della Repubblica? Sulla Robin Tax* abbiamo già visto i primi effetti dirompenti e potenzialmente forieri anche di qualcosa di simile ad una deriva autoritaria finalizzata al pagamento del debito…. Senza dimenticare che Monti stesso cercò di fare passare nel consiglio dei ministri di fine marzo 2013, ad elezioni ampiamente concluse e lui di fatto decaduto, i decreti attuativi sulla legge della golden share [commento personale: Incredibile! fu fermato in extremis con annesso litigio e dimissioni immediate], legge per altro emanata dallo stesso Monti – tra i suoi primi interventi da capo del Governo ad inizio 2012 -. Chi c’era allora nel governo Monti (e poi Letta) al Ministero dello Sviluppo Economico, potente sottosegretario definito dallo stesso PD “tecnico” ma molto vicino al professore della Bocconi e fondatore di Scelta Civica? Il prof. Claudio De Vincenti. Oggi tale Prof. De Vincenti , [Viceministro allo Sviluppo Economico, ndr], persona molta vicina anche a livello personale a Monti (i maligni sussurrano non senza malizia sia anche lui massone come il suo referente politico), anche lui professore, anche lui economista, è lo stesso che nel governo Renzi ha di fatto in gestione le privatizzazioni ed i rapporti con soggetti esteri in rapporti di M&A con l’Italia, crisi aziendali incluse (anche l’Ilva, il cui fallimento sotto molti punti vista pilotato ha fatto un piacere enorme ai tempi alla dissestatissima ThyssenKrupp… – Ilva inquinava da decenni ma si è fatto esplodere il bubbone proprio durante la più grande crisi dell’acciaio degli ultimi 50 anni ed anche durante una crisi economica epocale,….. -) .

Tutto questo premesso, visto il disastro fatto da Monti con la sua inutile austerità (di cui ancora oggi ne paghiamo tutti le amarissime conseguenze), siamo sicuri che De Vincenti sia la persona giusta al posto giusto? Vista la sua appartenenza e storia politica non c’è il rischio che spinga troppo l’acceleratore verso l’alienazione delle aziende estere e comunque a favore degli interessi europei, ossia gli stessi interessi che soffiano sul fuoco dell’austerità e – guarda caso – delle privatizzazioni? Per ovvie ragioni il ministro Guidi sembra limitatamente presente e, si sa, il diavolo sta nei dettagli, un professore ci sguazza.

E dico tutto questo con il più grande rispetto possibile per il Viceministro, ci mancherebbe altro. Ma, si sa, l’appartenenza politica ha un suo peso anche nell’interpretazione di una linea di Governo, ad esempio per i trascorsi storici ritengo che nessuno si sarebbe potuto sognare di mettere un ex missino come ministro dell’Interno nel Governo Berlusconi pur forte di una enorme maggioranza, che dite? Qualcosa di simile può valere per il caso De Vincenti, permettetemi che il dubbio sorga….

Se Renzi avrà successo nel difendere gli interessi italiani sarà un successo per tutti gli italiani, al di fuori delle appartenenze politiche e di partito. Dunque, ecco il monito, assolutamente costruttivo per il primo ministro attuale: attento Renzi alla tua squadra, l’Italia è piena di esempi non precisamente edificanti di persone che non vanno nella stessa direzione di chi teoricamente li dirige. A partire da Cesare. E ad arrivare fino a Verdini…

Chi la fa l’aspetti, ma qui nell’interesse del Paese – se anche fosse il caso – è meglio disinnescarla prima…

Mitt Dolcino

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* https://scenarieconomici.it/sentenze-agcom-sulle-tariffe-quelle-robin-tax-i-primi-sintomi-deriva-autoritaria-attuata-per-via-giudiziaria-finalizzata-pagamento-debito-per-restare-nelleuro/


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