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L’INVESTIMENTO IN OPERE D’ARTE di Michele Cilfone

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L’arte, fin dai tempi più remoti, rappresenta il progresso, il cambiamento e la trasformazione della nostra cultura, arricchendo e rendendo sempre più caratteristiche correnti artistiche. E’ racchiusa nella sua naturalezza in ogni parte del mondo dove i visitatori seguono e ammirano con grande passione e interesse.

Fino agli ultimi anni del XIX secolo,sembrava che vendere i proprio oggetti d’arte non avrebbe garantito alcun beneficio. Da questa considerazione nasce l’idea di attribuire all’arte non solo un significato legato ad una sfera storico-culturale, ma considerarla oggetto di sviluppo economico correlando il passaggio dal collezionismo all’investimento. La possibilità di individuare nella produzione artistica un’espansione all’interno del mercato, finalizzata allo scambio, attribuisce all’artista stesso il ruolo di produttore per lo scambio.

La commercializzazione di beni artistici ha contribuito ad una vera e propria realizzazione del mercato dell’arte. Quest’ultimo oggi è un mercato a tutti gli effetti, e fa riferimento ad un preciso sistema economico. E’ perfettamente paragonabile alla borsa come per le azioni, dove l’artista rappresenta l’azienda quotata in una sorta di “borsa dell’arte” e la sua opera l’azione stessa.

Come per le obbligazioni, anche il mercato dell’arte è caratterizzato da due vie di accesso: il mercato primario e il mercato secondario.

Nel mercato primario il bene artistico viene rivestito di una prima valutazione economica, stabilita dall’accordo esclusivo tra il gallerista e l’artista. Verrà successivamente acquistato dal gallerista stesso per renderlo noto al pubblico.

Il mercato secondario invece è quello dove in primo luogo i galleristi, e poi a seguire tutti gli operatori come collezionisti, investitori e speculatori, mettono in vendita beni artistici precedentemente acquistati. Solitamente il mercato secondario genera prezzi più elevati in funzione al fatto che la fama artistica, con i passare del tempo, aumenta sempre più apportando un conseguente accrescimento di valore delle realizzazioni. Il collezionista come anche l’investitore pagheranno un prezzo più elevato rispetto al gallerista ma naturalmente l’investimento per i primi sarà più a basso rischio.

Un tempo il mercato artistico era caratterizzato dalla presenza di un pubblico molto ristretto formato da cultori e ricchi appassionati, che sono riusciti a fare della loro passione un vero e proprio business. Quest’ultimi, come accade anche oggi, essendo esperti in materia non avranno alcun tipo di problema ad investire capitali nel più corretto dei modi. L’inesistenza di un preciso regolamento fa si che in quest’ambito il sapere e la cultura diventino gli elementi indispensabili a fronte degli investimenti.

Negli ultimi tempi però la situazione è completamente cambiata. Televisioni, giornali, internet non fanno altro che parlare di grandi artisti contemporanei, dei loro capolavori e dei record milionari di aste. Il pubblico segue con molto interesse queste comunicazioni iniziando a considerare l’arte come una nova forma di investimento.

La medesima determinazione , che caratterizza cultori e appassionati in scelte di investimenti nel settore artistico, viene a mancare però a tutte le persone che vogliono entrare in questo sistema solo per ottenere considerevoli ritorni.

Quest’ultima considerazione di certo non va ad ostacolare i meno esperti in materia. La soluzione migliore sarà rivolgersi agli “addetti ai lavori”. Consultare persone qualificate potrebbe risultare utile per analizzare le migliori scelte d’investimento.

Ma per investire nell’arte, bisogna avere a disposizione grandi cifre?

Dando una risposta immediata a questa domanda possiamo dire: assolutamente no. Sono in molti a pensare che per effettuare un investimento in questo settore si ha bisogno di grandi capitali. Sarà sufficiente partire anche da poche centinaia di euro scegliendo realizzazioni di artisti emergenti che solitamente vengo inseriti in mostre di grande importanza. Oppure, in alterativa, rivolgersi direttamente ai galleristi perché magari, come spesso capita, sono interessati ad assumere artisti emergenti nelle proprie gallerie.

Sicuramente per chi ha possibilità superiori può puntare ad una rosa di grandi artisti del ‘900, ma anche contemporanei (in possesso di curriculum internazionali), che garantiscono l’investimento grazie alle loro straordinarie capacità artistiche.

La redditività nell’arte non può essere stimata con percentuali ben definite. Esperti garantiscono che sulla distanza di medio-lungo termine l’investimento in arte genera profitti che arriva a toccare valori come il 200 – 300 % di rendimento.

In conclusione ebbene sottolineare un concetto, forse il più importante. Come abbiamo potuto notare in precedenza, i continui investimenti nel mercato dell’arte hanno determinato una forte crescita con un conseguente rialzo dei prezzi e delle quotazioni di opere d’arte. Sarebbe il caso però di mostrare molta più previdenza, sia per evitare l’esplosione della bolla, ma soprattutto con consentire agli investitori di continuare ad effettuare i loro investimenti rafforzando, con continuo crescendo, i legami con il mondo dell’arte.


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