Economia
L’intelligenza artificiale seleziona il personale: Vantaggi e rischi della nuova frontiera HR
L’IA sta rivoluzionando il recruiting con la promessa di processi più rapidi ed equi, analizzando non solo le competenze tecniche ma anche le soft skill. Esploriamo come funziona, i benefici reali per aziende e candidati e i rischi da non sottovalutare, dalla discriminazione algoritmica alla perdita del fattore umano.

L’evoluzione tecnologica sta trasformando radicalmente i dipartimenti delle risorse umane. Se l’uso dei social media per la ricerca di candidati sembrava un’innovazione consolidata, oggi viene affiancato e superato da strumenti ben più sofisticati, basati su intelligenza artificiale (IA) e machine learning. Questi sistemi non si limitano più a incrociare parole chiave, ma promettono di analizzare a fondo le competenze e la compatibilità culturale di un candidato.
Come funziona il reclutamento basato sull’IA?
Un esempio concreto arriva dalla startup spagnola Jobs301.com, specializzata nel settore tecnologico e digitale. La sua piattaforma utilizza algoritmi avanzati per andare oltre il semplice curriculum vitae. L’obiettivo è identificare non solo le competenze tecniche (le cosiddette hard skill), ma anche quelle trasversali (soft skill), sempre più decisive nel mondo del lavoro: empatia, capacità di comunicazione, lavoro di squadra e adattabilità.
Secondo Guillermo Vallejo, CEO e co-fondatore di Jobs301.com, l’intelligenza artificiale va considerata uno strumento complementare per i team HR. “Apporterà un valore significativo, eliminando il lavoro più noioso e consentendo alle persone di dedicare il proprio tempo a compiti di maggior valore”, afferma. L’algoritmo viene addestrato continuamente attraverso i feedback dei recruiter e l’analisi delle performance dei candidati assunti nei primi sei mesi, affinando così la sua capacità predittiva.
Il sistema mira a ridurre i tempi e i costi del processo di selezione fino al 25%, offrendo un livello di dettaglio e segmentazione delle competenze tecniche che le piattaforme generaliste difficilmente riescono a eguagliare.
Un processo più equo e personalizzato
Uno degli aspetti più interessanti di queste tecnologie è la promessa di un processo di selezione più equo e neutrale. Concentrandosi su dati oggettivi e verificabili, l’IA può contribuire a ridurre i pregiudizi inconsci (bias) che talvolta influenzano le decisioni umane. Il processo di Jobs301.com, ad esempio, prevede che i profili dei candidati idonei vengano inviati all’azienda in forma anonima in una prima fase.
La privacy è un altro elemento centrale. Il candidato ha il pieno controllo dei propri dati e decide se proseguire o meno nel processo di selezione solo dopo aver ricevuto informazioni sull’offerta, con una corrispondenza minima del 70% rispetto al proprio profilo. Questo meccanismo a doppio consenso tutela sia l’azienda, che riceve solo candidature pertinenti, sia il candidato, che non perde tempo con posizioni inadatte.
Inoltre, queste piattaforme possono far emergere profili “nascosti”: professionisti altamente specializzati, persone con disabilità o talenti che faticano a orientarsi nel mercato del lavoro tradizionale.
Le ricadute negative e i rischi da considerare
Tuttavia, l’adozione di queste tecnologie non è esente da criticità e potenziali ricadute negative. Il rischio principale è legato proprio ai dati con cui gli algoritmi vengono addestrati. Se i dati storici riflettono pregiudizi esistenti all’interno di un’azienda (ad esempio, una preferenza per un certo genere, età o percorso formativo), l’IA potrebbe imparare e perpetuare tali discriminazioni, anziché eliminarle. Questo creerebbe una barriera tecnologica invisibile ma estremamente efficace.
Un’altra preoccupazione riguarda la de-umanizzazione del processo di selezione. Un’eccessiva dipendenza dagli algoritmi potrebbe portare a escludere candidati “fuori standard” ma dal grande potenziale, il cui valore non è facilmente quantificabile da una macchina. La creatività, il pensiero laterale e le esperienze di vita non convenzionali potrebbero essere penalizzate da un sistema che privilegia percorsi lineari e prevedibili.
Infine, la raccolta e la gestione di una mole così vasta di dati personali sollevano importanti questioni di sicurezza informatica e di utilizzo etico delle informazioni, che devono essere affrontate con la massima trasparenza.
I profili tecnologici più ricercati
Il settore tecnologico continua a essere il motore trainante del mercato del lavoro, con stipendi mediamente più alti e un tasso di disoccupazione molto basso. Secondo l’analisi di Jobs301.com, i profili attualmente più richiesti sono legati alla cybersecurity. Seguono a ruota gli ingegneri DevOps con competenze cloud, gli architetti di sistemi cloud e gli specialisti in Big Data, Data Science e Business Intelligence. Nel campo dello sviluppo software, la domanda si concentra su sviluppatori di app, intelligenza artificiale e machine learning. Rimane alta anche la richiesta per consulenti specializzati in piattaforme gestionali come SAP o Salesforce, a testimonianza della crescente importanza di una gestione dati efficiente per il successo aziendale.
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