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L’inflazione degli anni ’70? Un problema mondiale che non giustificò Andreatta

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L’ultimo tema rimasto alla Banca d’Italia ed ai vari Cottarelli per difendere il divorzio, voluto da Andreatta, fra Banca d’Italia e Tesoro, con cui si è dato un termine all’intervento della Banca centrale a tutela del collocamento dei titoli di Stato italiani è l’alta inflazione degli anni 70. Mandiamo un Tweet…

Un giorno chiederà a qualcuno più preparato quale sia questa misteriosa “Tassa per inflazione” in un mondo dove già esisteva la “Scala mobile”, in cui le aliquote fiscali venivano periodicamente riviste per evitare il fiscal drag, e dove i tassi su prestiti e depositi erano variabili. Quale “Tassa” può aver giustificato la mattanza di servizi ed investimenti pubblici degli ultimi 30 anni?

Se l’inflazione era un problema per l’Italia e se quasi solo l’Italia ha deciso di risolverlo cessando ogni supporto del proprio debito pubblico, Come saranno state le situazioni inflazionistiche degli altri paesi. Vediamo un grafico che mostra le inflazioni di alcuni paesi occidentali:

In quegli anni sia il Giappone sia il Regno Unito avevano avuto dei picchi inflazionistici più alti dei nostri, eppure la loro strada fu completamente diversa. Perchè continuare a vedere l’inflazione come causa di una decisione così nefasta per il nostro paese.

In realtà i prezzi in qualsiasi paese manifatturiero possono variare al realizzarsi d shock esterni dei prezzi. Si dà un calcio al “Catono economico”, e si generano delle onde, le fluttuazioni sui prezzi. Una cosa è scura: si raggiungerà un nuovo equilibrio. Qual’è la funzione della politica economica? Evitare che questo shock abbia delle conseguenze permanenti.

Opec e guerre hanno costituito uno shock fortissimo per il sistema economico mondiale, non solo italiano, a cui i vari paesi hanno risposto piuttosto bene, utilizzando gli strumenti che avevano a disposizione, quindi in Italia si è deciso di “Tagliare” uno strumento, la pssibilità di controllare il debito ed i risultati sono stati, come si sa, violenti.

Per i lavoratori italiani è andata male, malissimo. Le paghe reali, in crescita negli anni settanta, hanno interrotto la loro crescita con gli anni ottanta.

Quando hanno rinunciato allo strumento della gestione del debito lo hanno fatto non per ragioni tecniche-economiche, ma semplicemente politiche: la Democrazia Cristiana, in un momento in cui il Partito Comunista sembrava avviato ad arrivare al governo dell’Italia. Si decise di togliere uno strumento di politica economica dal tavolo perchè si temeva che il partito, in quel momento massimalista, ne avrebbe potuto abusare. Quale illusione, vista l’evoluzione fricchettona – fighettina che ebbe il Partitone negli anni successivi: da partito dei lavoratori, a partito dei sindacati istituzionalizzati, a quello della classe media pubblica, a quello, attuale dell’austerity e del padronato. Se all’epoca avessero mai immaginato il futuro, ma chi avrebbe potuto mai pensare che il partito di Berlinguer sarebbe diventato quello di Martina…

Una pura decisione politica, sbagliata in un’ottica di lungo periodo. Smettiamola di volerle dare un’aurea tecnica, e smettiamola di raccontare delle balle agli italiani. Alla fine a perderci è solo Banca d’Italia, che vede ridotta la sua  credibilità ai termini che merita.

 

 


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