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L’India approva la legge SHANTI: il nucleare apre ai privati per un piano colossale da 214 miliardi

L’India apre il nucleare ai privati: piano da 214 miliardi Svolta storica di Nuova Delhi: approvata la legge SHANTI che permette alle aziende private e straniere di investire nell’atomo. L’obiettivo è raggiungere 100 GW entro il 2047, superando i limiti del monopolio statale.

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Il governo indiano rompe un tabù decennale: via libera agli investimenti privati nell’atomo per raggiungere i 100 GW entro il 2047. Una mossa pragmatica che promette di mobilitare capitali enormi e cambiare il volto energetico dell’Asia.

L’India ha deciso di premere l’acceleratore sulla propria strategia energetica, e lo ha fatto con una mossa che segna una rottura netta con il passato statalista del settore. Venerdì scorso, il governo federale ha approvato una normativa storica: l’Atomic Energy Bill. Questa legge, che ha l’obiettivo di aprire per la prima volta l’industria nucleare indiana agli investimenti delle compagnie private, punta a decuplicare la capacità di generazione atomica del Paese nei prossimi due decenni.

Il disegno di legge, battezzato con l’acronimo evocativo SHANTI (Sustainable Harnessing of Advancement of Nuclear Energy for Transforming India), sarà presentato al Parlamento per la discussione e il voto nella sessione invernale, prevista per la fine di questo mese. Se approvato, come appare probabile vista la spinta dell’esecutivo, si apriranno le porte a una vera e propria inondazione di capitali privati in un settore finora blindato.

Un piano ambizioso: i numeri della svolta

La necessità di questa apertura non è ideologica, ma squisitamente pratica e finanziaria. Un comitato istituito dal Ministero dell’Energia indiano ha recentemente messo nero su bianco le cifre necessarie per trasformare l’India in una potenza nucleare civile. L’obiettivo è passare dagli attuali 8,8 GW di capacità installata a ben 100 GW entro il 2047.

Per realizzare questo salto quantico servono risorse che lo Stato, da solo, faticherebbe a reperire senza sbilanciare eccessivamente i conti pubblici. Si parla di un fabbisogno di capitale cumulativo pari a 19.280 miliardi di rupie, ovvero circa 214 miliardi di dollari al cambio attuale.

Ecco una sintesi degli obiettivi e delle risorse necessarie:

IndicatoreSituazione AttualeObiettivo 2047
Capacità Nucleare8,8 GW100 GW
Accesso ai PrivatiVietato (Atomic Energy Act 1962)Consentito (Legge SHANTI)
Investimenti StimatiN/A$214 Miliardi

Centrale elettrica nucleare di kakrapac

Perché aprire ai privati?

Il pannello di esperti è stato chiaro: “Con le comprovate capacità di ricerca, ingegneria ed esecuzione del Paese, l’obiettivo è raggiungibile”, ma ha sottolineato come la mancanza di partecipazione di capitali privati rappresenti oggi il principale collo di bottiglia.

L’attuale Atomic Energy Act del 1962 è figlio di un’altra epoca e non consente la partecipazione del settore privato, né tantomeno dei governi statali locali, lasciando tutto il peso sulle spalle del governo centrale. La nuova visione è pragmaticamente keynesiana: lo Stato pianifica e regola, ma il capitale privato fornisce la “benzina” per l’esecuzione. Secondo il rapporto ministeriale, “il settore privato dispone di capitali abbondanti e di un’efficienza intrinseca nella costruzione tempestiva e nell’adattamento all’innovazione”.

Capitali esteri e il nodo della responsabilità

L’apertura non riguarda solo i colossi industriali indiani. Nuova Delhi sta valutando passi concreti per attirare anche gli investitori internazionali:

  • Quote societarie: Il governo sta considerando di permettere alle società straniere di detenere fino al 49% delle quote nelle centrali nucleari indiane.
  • Responsabilità civile: Un punto cruciale riguarda la rimozione della clausola di “responsabilità illimitata” nelle leggi sull’energia nucleare. Questa modifica è fondamentale per rassicurare i fornitori di tecnologia stranieri (come le americane o le francesi), che finora hanno esitato a entrare nel mercato indiano proprio per i rischi legali eccessivi in caso di incidenti.

L’India, dunque, si muove con decisione. Mentre l’Europa discute ancora sulle tassonomie green, il gigante asiatico fa i conti con la realtà della domanda energetica e sceglie la strada della concretezza: atomo, capitali privati e infrastrutture pesanti.


Domande e risposte

Cosa cambia concretamente con la legge SHANTI per il settore energetico indiano?

La legge SHANTI modifica l’Atomic Energy Act del 1962, permettendo per la prima volta alle aziende private di investire nel settore nucleare. Questo elimina il monopolio statale sugli investimenti, consentendo l’afflusso di capitali necessari per costruire nuove centrali. L’obiettivo è accelerare drasticamente la capacità produttiva, sfruttando l’efficienza e le risorse finanziarie dei privati per passare da 8,8 GW a 100 GW in poco più di vent’anni.

Qual è il ruolo previsto per le aziende straniere in questo piano?

Il governo indiano intende permettere alle società estere di acquisire quote fino al 49% nelle centrali nucleari.2 Inoltre, per rendere l’investimento attrattivo, l’India sta lavorando alla modifica delle leggi sulla responsabilità civile nucleare, rimuovendo le clausole di responsabilità illimitata che finora avevano scoraggiato i grandi player internazionali dal fornire reattori e tecnologie avanzate al Paese.3

È realistico pensare che l’India trovi 214 miliardi di dollari per il nucleare?

La cifra è enorme, ma l’apertura ai privati serve proprio a questo. Il governo riconosce che le sole risorse pubbliche non bastano per un’espansione così rapida. Coinvolgendo conglomerati industriali indiani e investitori esteri, e offrendo un quadro normativo più sicuro e profittevole, l’India punta a suddividere l’onere finanziario. Se la riforma della responsabilità civile passerà, l’interesse dei mercati globali verso un settore in forte crescita potrebbe rendere la somma raggiungibile.

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