Energia
L’idrogeno “dorato” o “bianco” può essere il combustibile del futuro?
Si parla moltissimo di idrogeno come sostituto del gas naturale e dei combustibili fossili sia nell’industria sia nei trasporti.
I potenziali benefici di una sostituzione su larga scala nelle applicazioni industriali ad alto calore sono difficili da sopravvalutare. “Sostituire i combustibili fossili attualmente utilizzati nei forni che raggiungono i 1.500 gradi Celsius con l’idrogeno gassoso potrebbe essere un valido sostituto ai combustibili fossili, come ha scritto anche Bloomberg
C’è solo un problema. La creazione di idrogeno per questo tipo di applicazioni industriali richiede molta energia e l’idrogeno che ne deriva è verde solo quanto la fonte di energia utilizzata per produrlo. L’idrogeno si divide in:
- idrogeno grigio, prodotto da combustibili fossili che quindi non risolve nessun problema;
- idrogeno blu, prodotto dal gas naturale, ma che, a questo punto, sarebbe più logico utilizzare direttamente;
- idrogeno verde, prodotto per idrolisi con energia rinnovabile, ma la quantità di energia da utilizzare per il processo è enorme, rendendo questo gas poco conveniente.
Le necessità energetiche per produrre l’idrogeno sono tali che un rapporto del 2022 dell’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA) mette in guardia contro “l’uso indiscriminato dell’idrogeno”, sostenendo che l’uso estensivo dell’idrogeno “potrebbe non essere in linea con i requisiti di un mondo decarbonizzato”. In particolare, il rapporto sostiene che la produzione di idrogeno verde richiede grandi quantità di energia pulita che potrebbe essere utilizzata meglio in altre applicazioni, rendendo la produzione di massa di idrogeno verde controproducente per il raggiungimento degli obiettivi climatici. Quindi l’idrogeno sembra un
C’è però un idrogeno che sino a ieri sembrava una chimera, ma che invece sembra essere una realtà tangibile: l’idrogeno “dorato” o “bianco” o, semplicemente, naturale. Si tratta di termini utilizzati per indicare l’idrogeno che si trova naturalmente in alcune aree geologiche del mondo (accumuli geologici sotterranei, per l’esattezza), a volte in grandi quantità. Viene prodotto nel sottosuolo quando l’acqua reagisce chimicamente con rocce ricche di ferro o minerali radioattivi.
In passato questo tipo di idrogeno era stato considerato fittizio nel peggiore dei casi o non sfruttabile nel migliore, ma negli ultimi anni “sono stati scoperti giacimenti negli Stati Uniti, in Canada, Finlandia, Filippine, Australia, Brasile, Oman, Turchia e Mali, portando gli aspiranti cercatori d’oro a credere che ci siano numerose fonti in attesa di essere scoperte”, ha riportato di recente la Reuters. Secondo una stima pubblicata su Earth-Science Reviews nel 2020, potremmo estrarre 23 milioni di tonnellate di idrogeno dal suolo ogni anno. E c’è già una nuova ondata di startup che sta cercando di fare proprio questo.
Recentemente anche la Francia ha, per la prima volta, autorizzato la ricerca di questo tipo particolare di idrogeno da generazione naturale, il tutto in un’area nei pressi dei Pirenei.
Una di queste, Natural Hydrogen Energy (NH2E), è stata fondata da Viacheslav Zgonnik, il chimico che ha scritto l’articolo di Earth-Science Reviews del 2020. Zgonnik ritiene che il potenziale di estrazione dell’idrogeno dorato sia ancora più grande di quanto suggerisca il suo articolo, che si basa su una stima prudente delle riserve esistenti utilizzabili.
“Questa è la stima attualmente disponibile della generazione di idrogeno geologico dal suolo ma, a mio parere, il numero reale dovrebbe essere da due a tre ordini di grandezza superiore perché non sappiamo ancora molto sul sistema dell’idrogeno e abbiamo misurazioni molto scarse dell’idrogeno sul pianeta“, ha dichiarato a Reuters.
Tuttavia, non tutti sono ottimisti come Zgonnik. I rapporti sull’idrogeno dorato sono pieni di cautele e, sebbene ci sia molto entusiasmo per il potenziale di questo combustibile, è decisamente troppo presto per dichiarare che l’idrogeno naturale sarà la panacea ai problemi energetici. È quasi del tutto inesplorato: al momento, il villaggio di Bourakébougou in Mali è l’unico posto al mondo in cui un pozzo di idrogeno funzionante viene già utilizzato come fonte di carburante.
Inoltre, è necessario condurre una serie di studi per determinare esattamente quanto sia pulito l’idrogeno sotterraneo. Molti scienziati temono che, estraendo l’idrogeno immagazzinato, si liberino anche i gas serra. Altri temono che l’esplorazione dell’idrogeno porti alla scoperta – e all’utilizzo – di nuove riserve di combustibili fossili. Altri ancora pensano che l’idrogeno dorato sarà usato impropriamente per scopi di greenwashing, come è accaduto alla cattura del carbonio. Inoltre l’estrazione non è semplice: l’idrogeno è più leggero dell’aria e se non incanalato, prima si disperde nell’atmosfera e poi ne esce.
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