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Dopo Obama, Chelsea Clinton (e fra poco forse Matteo Renzi), anche l’ex direttore FBI James Comey scrive un libro, ricevendo 2 milioni di dollari di anticipo, con un editore tedesco!

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Vi avevamo giù presentato un caso diciamo strano: il famoso libro di Obama pagato 60 milioni di dollari (per tre di libri) di Obama fu iniziativa di un gruppo editoriale tedesco. Idem le memorie di Chelsea Clinton, o qualcosa del genere. Vedete il nostro pezzo dei tempi. Qualche soggetto particolarmente malizioso sussurra che la pubblicazione obamiana è stata aggiudicata dopo “una strenua lotta” tra due editori, quello che poi ha vinto (tedesco) ed un altro (si dice francese ma, ripeto, quello del contendente assieme ai tedesco è solo un rumors).

Matteo Renzi fu lì lì per lo stesso quanto uscì dal governo post referendum, doveva scrivere un libro. Poi non se ne fece nulla, chissà, magari in futuro…

Oggi scopriamo che James Comey, il sospetto traditore in seno ai vertici dell’FBI (secondo i repubblicani), pubblicherà in Aprile anche lui un libro. E, casualità, l’editore anche in questo caso è tedesco come proprietà, trattasi di un’azienda di Stoccarda (Flatiron Books, del gruppo Holtzbrinck Publishing Group, di Stoccarda, imparentato con Springer Nature). Notasi che Judicial Watch ha denunciato la possibile sottrazione di documenti sensibili dall’FBI (vedasi copertina).

Facciamola breve: la narrativa secondo qui esiste un asse globalista che va dai Clintoniani, passa dai Dem USA ed arriva fino in Germania dove trae abbondante linfa economica, sembra ogni giorno più realistica. Sembra infatti quanto meno singolare che ci sia cotanta e ricorrente affinità -e quindi remunerazioni occulte – tra editori stranieri (tedeschi) ed ex discussi leader USA. Forse così si capisce il motivo dell’attenzione “particolare” all’ EU tedesca da parte dell’amministrazione Trump.

Il problema, come sempre, è che i germanici sono sistematici, se così non fosse quanto sopra esposto non farebbe così paura. Ossia, lo scrivere un libro sembrerebbe quasi tramutarsi in una forma occulta di finanziamento da parte di soggetti stranieri, in grado di influenzare la politica estera di paesi terzi, in questo caso gli USA.

Appunto, il problema è che esiste un forte e pesante precedente: infatti, con il fine di evitare che Washington entrasse in guerra contro Berlino durante la seconda guerra mondiale, venne addirittura assunto uno dei nomi più altisonanti della politica USA e nominato capo della Banca Thyssen, quella dell’acciaio usati per cannoni e panzer, a New York. Tale banca era di fatto la Banca dei nazisti. Poi arrivò F.D. Roosevelt che, a causa di una crisi economica irrisolta e dopo svariati New Deals fallimentari (nel 1937 la grande crisi del 1929 non era ancora risolta, anzi…) dovette giocoforza inventarsi Pearl Harbour (dopo anni di provocazioni al Giappone) appunto per entrare in guerra riattivando la macchina bellica nazionale.

Fa sorridere che il soggetto apicale della politica USA messo a capo della Banca Thyssen ai tempi di nazisti  era Prescott Bush, il padre di George Bush ed il nonno di G.W. Bush. Ossia il decano di una delle voci famigliari più antitrump dell’attuale politica USA (pesate che i Bush all’ultima elezione, pur repubblicani, dissero che averebbero votato Hillary Clinton…). Nonchè appartenente di una delle sette segrete americane più possenti, ricordando che il capo della commissioni Nunes ha recentemente affermato durante la desecretazione del FISA memo che esistono appunto società segrete che tramano contro l’amministrazione Trump.

Corsi e ricorsi storici.

Ma tutto sembra tornare.

MD


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