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Libia: ancora bloccata la produzione petrolifera. Niente pace a Tripoli
Non c’è pace sull’altra sponda del Mediterraneo. La produzione e le esportazioni di petrolio libico sono destinate a calare di nuovo dopo il blocco di due terminali di esportazione giovedì, mentre venerdì i manifestanti hanno minacciato di chiudere un altro porto petrolifero.
Gruppi di manifestanti hanno chiuso i terminali di esportazione del petrolio di Ras Lanuf e di Es Sider giovedì, chiedendo un trasferimento di poteri dal Primo Ministro Abdul Hamid Dbeibah, che si è rifiutato di dimettersi a favore del nuovo Primo Ministro orientale Fathi Bashaga. Bashagha, sostenuto dal Parlamento, ha il sostegno della Libia orientale e del suo Parlamento con sede a est, mentre Dbeibah ha sede a Tripoli. Il Parlamento ha votato per Bashaga come primo ministro all’inizio dell’anno, ma Dbeibah si è rifiutato di dimettersi.
La spaccatura politica, anche a causa della distribuzione dei proventi del petrolio, ha già paralizzato la produzione e le esportazioni libiche nei mesi di aprile e maggio.
Il più grande giacimento petrolifero libico, Sharara, ha riavviato la produzione di petrolio questo fine settimana dopo settimane di blocco a causa delle proteste, ma è stato nuovamente chiuso solo un giorno dopo la riapertura.
I blocchi si stanno ora estendendo ai terminali di Ras Lanuf ed Es Sider, mentre un gruppo ha minacciato di chiudere il porto di Hariga venerdì, hanno riferito i tecnici alla Reuters.
Secondo gli analisti e i diplomatici che hanno parlato con Reuters, i blocchi dei porti petroliferi sono stati per lo più istigati dalle fazioni dell’est, tra cui l’uomo forte orientale Khalifa Haftar e l’Esercito nazionale libico (LNA) da lui guidato. Questo politico è molto vicino alla Russia e all’Egitto.
Secondo le stime della Reuters, la produzione petrolifera libica si era già dimezzata a circa 600.000 barili al giorno (bpd) a maggio, dopo la chiusura dei giacimenti di Sharara e El Feel, che si sono aggiunti ad altre infrastrutture petrolifere bloccate nel Paese.
La ripresa dei blocchi di massa dei porti petroliferi nel produttore OPEC “jolly”, esentato dall’accordo OPEC+, giunge in un momento di mercato globale ristretto, di divieti sul petrolio russo in Occidente e di una robusta domanda globale nella stagione estiva, nonostante i prezzi record dei carburanti. Un momento il cui queste forniture sarebbero state di comune utilità, ma sembra che non saremo in grado di sfruttarle presto.