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Libertà di informazione su internet: l’Europa si avvicina più alla Cina che agli USA

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Net neutrality

Se in un prossimo futuro questo sito si caricherà lentamente ed i video saranno praticamente impossibili da vedere non prendetevela con il nostro server od il suo gestore, ma con il Parlamento europeo. Questo potrebbe essere uno degli effetti della nuova normativa appena approvata a Bruxelles sulla “net neutrality“. Cos’è la “net neutrality” è presto detto: è la totale uguaglianza di trattamento da parte dei gestori delle reti telematiche dei contenuti senza tener conto della provenienza, per fare in modo che tutto il traffico della Rete abbia lo stesso standard qualitativo e quantitativo. È la vera democrazia della Rete che fa sì che l’ultimo piccolo blogger abbia la stessa possibilità di comunicare del più potente degli editori.

Adesso questa democrazia potrebbe essere un ricordo: tutti gli emendamenti presentati per preservare la neutralità della rete sono infatti stati bocciati ed in particolare con 411 voti contrari, 231 a favore e 46 astensioni gli europarlamentari hanno bocciato l’emendamento n. 8 che definiva il concetto di “net neutrality” e che recitava testualmente:

‘net neutrality’ means the principle according to which all internet traffic is treated equally, without discrimination, restriction or interference, independently of its sender, recipient, type, content, device, service or application

Contro questo emendamento hanno votato il gruppo dei Socialisti Democratici (del quale fa parte il PD), dei Liberali, dei Popolari (dei quali fa parte Forza Italia) e dei Conservatori. All’interno di tali schieramenti hanno però votato a favore molti rappresentanti tedeschi, austriaci, olandesi ed ungheresi.

La norma che è stata approvata secondo il Guardian è responsabilità del Governo italiano che nel novembre 2014, quando svolgeva la presidenza di turno, avrebbe cancellato le definizioni di “net neutrality” e “servizi specialistici” dal pacchetto Open Internet e, nonostante la perplessità del commissario alla innovazione digitale, avrebbe proposto di concedere ai service provider la possibilità di offrire siti a velocità diverse, con ciò autorizzando la creazione di corsie privilegiate per i loro contenuti o per quelli delle aziende a loro collegate.

Il risultato è che, con la normativa appena approvata, si concede la possibilità agli operatori di fisso e mobile di fornire “servizi specializzati”, contenuti che hanno un trattamento privilegiato quanto alla fruibilità, lasciati alla piena discrezione del provider. Il testo prevede poi il diritto senza limitazioni di attuare lo “zero rating“, ovvero la possibilità di agevolare dal punto di vista tariffario alcuni contenuti, ad esempio non costeggiando nel traffico fatturato tali servizi, creando dei vantaggi competitivi enormi ai loro fornitori. Facendo un esempio astratto, l’operatore potrebbe concedere gratuitamente la visita al sito e l’accesso ai contenuti di La Repubblica online e far pagare l’accesso a Scenari Economici…

Infine, ma non ultimo come pericolo, il service provider è autorizzato a sua piena discrezione in caso di pericolo di congestione della rete a gestire il traffico, rallentando certi servizi. Tutto ciò come detto in via preventiva e senza dover dimostrare la concretezza del pericolo. È lecito temere che con questa scusa, è magari su sollecitazione politica, l’operatore possa rallentare o persino bloccare alcuni flussi di comunicazione, magari una protesta in rete o un filmato o altro contenuto non gradito, sul modello cinese.

Insomma l’Internet che hanno previsto i politici a Bruxelles – i quali non hanno mai nascosto il fastidio dato dalla controinformazione in rete e dalle resistenze che ne sono scaturite – assomiglia molto alla Rete dei Paesi più oscurantisti, come Cina o Iran e ci consegna nelle mani del potere economico dei gruppi più importanti di comunicazione e servizi, con la creazione di dati di serie A, veloci ed a poco prezzo e dati di serie B, più lenti e costosi.

Tutto ciò paradossalmente in contrasto con quanto accade nel Paese di normale riferimento, gli USA, che invece hanno adottato nel febbraio 2015, attraverso l’Autorità Garante delle Comunicazioni, una decisione che garantisce totalmente la “net neutrality”. La FCA ha infatti stabilito, come riporta il Fatto Quotidiano in un articolo del 27 febbraio che i fornitori di risorse di connettività – mobile e fissa – non potranno esercitare alcuna forma di blocco o restrizione nell’accesso degli utenti a contenuti e servizi legali né garantire maggiori risorse a questo o a quel fornitore di servizi o contenuti in forza di qualsivoglia genere di accordo commerciale. L’infrastruttura di rete dovrà essere a disposizione di tutti, in quanto viene equiparata a quella di servizi essenziali come la telefonia, a condizioni non discriminatorie. I giganti del web e quelli dell’editoria non potranno comprarsi, grazie a multimilionari accordi con i fornitori di risorse di connettività, nessun privilegio in termini di accesso da parte di cittadini, utenti e consumatori ai propri contenuti e servizi.

Una lezione di libertà e democrazia che gli europarlamentari e politici, sempre pronti a dichiararsi filo-americani e sostenitori delle sue politiche, anche sbagliate (vedi Ucraina), hanno preferito non ascoltare.


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