Politica
Libera Stampa
Libera Stampa
di Jacopo Cioni
In Inghilterra al tempo di Giorgio III, si ragiona quindi del 1760, avvennero una serie di fatti che determinarono un cambiamento radicale nella libertà degli editori e dei direttori di giornale nel pubblicare gli articoli dei propri giornalisti.
Uno di questi fatti fu l’elezione nel 1757 di Wilkes al parlamento inglese. Wilkes si dimostrò immediatamente libero nell’esprimere le proprie idee tanto che in più di un occasione coinvolse nella sua dialettica lo stesso Re Giorgio III. La sua “sfacciataggine” comportò un arresto e tradotto alla Torre Di Londra fu imprigionato per le idee espresse. Questo fatto lo rese estremamente popolare in Inghilterra. Il popolo cominciò a seguirlo identificandolo come un proprio rappresentante. Wikes si appellò al “privilegio parlamentare” in virtù del quale il parlamentare godeva del diritto di esprimere liberamente il suo pensiero su questioni politiche senza incorrere in sanzioni. Wikes fu liberato dopo una settimana e non perse occasioni per colpire nuovamente il re, rendendosi ancora più popolare. I suoi oppositori in Parlamento, pur di liberarsi di lui, sfruttarono una sua pubblicazione checonteneva versi per l’epoca considerati pornografici. Wikes fu costretto a lasciare il paese per non essere imprigionato nuovamente rendendolo di fatto una vittima del potere anglosassone. Re Giorgio III lo invitò a rientrare in patria facendo credere in un suo perdono cosa che invece non si verificò in quanto Wikes, rientrato in Inghilterra fu immediatamente imprigionato. Il tranello ordito e la nuova prigionia scatenarono una sommossa popolare. Una folla inferocita assalì il carcere dove Wikes era tenuto prigioniero liberandolo. Subito dopo Wikes si riconsegnò immediatamente alle autorità e fu nuovamente imprigionato tanto che una seconda sommossa si organizzò per liberarlo nuovamente ma stavolta soldati armati aprirono il fuoco uccidendo 15 manifestanti. Wikes approfittò di questo per scrivere un articolo di fuoco su come il potere perpetrasse violenze verso il popolo, il suo caso divenne il più popolare e discusso dell’epoca e costò a Wikes di essere nuovamente condannato per il suo scritto ed esiliato.
Contemporaneamente a questo frangente si verificò un secondo fatto di natura eclatante, cominciarono a comparire delle lettere a firma di un fantomatico JUNIUS che spedite al “The Public Advisor” venivano regolarmente pubblicate. La sua prima lettera fu del 21 Gennaio 1769. Sin da questo primo articolo si comprende come allo scrittore stesse a cuore la libertà del popolo inglese. Il suo esordio giornalistico fu caratterizzato da versi inequivocabili quali : “La sottomissione di un popolo libero all’autorità esecutiva di un Governo altro non è che un atto di servilismo verso quella legge che esso stesso ha emanato”; nel proseguire dell’articolo arrivò una seconda sferzata: “Fa rabbrividire pensare che una nazione sepolta dai debiti e dalla spesa pubblica sia stata consegnata nelle mani di un giovane nobiluomo noto per avere sperperato al gioco i suoi beni”. L’accusa rivolta al primo ministro del re catturò l’attenzione di tutto il popolo. Le sue lettere continuarono colpendo una volta un grande generale una volta un politico importante. Rendendo questo misterioso scrittore seguitissimo e inneggiato. Il fatto poi che si schierasse apertamente per Wikes lo rendevano un beniamino che denunciava la corruzione de poteri forti. Quando pubblicò l’ennesima lettera in cui dava ad intendere che anche il re poteva perdere il suo trono sotto una rivoluzione, le sue parole ebbero l’effetto di una bomba, ma il potere non potendo colpire lui, autore ignoto, attaccò la sua redazione. Le autorità tentarono di fermare JUNIUS bloccando l’editore del giornale Harry Sampson Woodfall che fu arrestato con l’accusa di fomentare la rivoluzione. Fu poi rilasciato dietro pagamento di una cauzione. La sua ultima lettera fu pubblicata nel Gennaio del 1772, l’identità di JUNIUS non fu mai rivelata ma la sua coraggiosa azione, insieme alla politica di Wikes segnarono un cambiamento che consisteva fondamentalmente nella possibilità di criticare apertamente l’operato di un governo o di un parlamento, addirittura di un Re. Entrambi denuncianti la palude di corruzione presente in Inghilterra e con il loro contrapporsi ai corrotti e corruttori resero il popolo cosciente di un suo diritto universale il diritto sovrano sull’informazione. I quotidiani cominciarono a riportare i lavori del parlamento ed a mettere alla berlina coloro che non operavano per il bene del popolo. Da quel momento in avanti la libertà di stampa venne garantita e con essa le opinioni della gente vennero sempre più tenute in considerazione.
Il merito di questa straordinaria conquista si è protratto sino ai giorni nostri, salvo brevi parentesi dittatoriali.
Spunti e considerazioni
Può oggi considerarsi la stampa ancora libera? I direttori e i giornalisti sono liberi di pubblicare secondo la loro coscienza o devono rispondere ad un editore? L’editore, il direttore e i giornalisti possono pubblicare liberamente o più spesso devono rendere conto a politici? (che a loro volta rendono conto) La magistratura è usata come strumento di paura? Questa situazione non ha reso gli stessi giornalisti succubi mentali nello scrivere tanto da non rendersi nemmeno più conto di scrivere a comando? Oggi come oggi, soprattutto davanti alle ultime riforme e epurazioni, la RAI è libera? Quante domande come queste servono per capire se le notizie che arrivano sono realmente libere e quindi veritiere o no?
Possono idee e persone di pensiero contrario a quello governativo accedere liberamente ai mezzi di informazione per esprimere liberamente le proprie idee?
E quindi in ultima analisi se la libertà di stampa è decaduta in termini informali (forse ormai formali) non siamo forse in una condizione di dittatura basata su principi legali ma non democratici?
Jacopo Cioni www.florencecity.it
Approfondimento:
Epurazioni in Rai, Renzi silura gli scomodi. Perfino la figlia di Berlinguer… di ANTONIO MARRAS
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