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L’ex capo dell’FBI, Comey, finisce sotto processo per il Russiagate
L’ex capo dell’FBI che indagò su Trump ora è lui stesso sotto accusa. Scontro finale tra l’ex Presidente e il ‘deep state’: la resa dei conti è iniziata.

Sembra una sceneggiatura di un film politico, ma sta accadendo davvero. James Comey, l’ex direttore dell’FBI che divenne il volto dell’indagine “Crossfire Hurricane” (meglio nota come Russiagate) contro Donald Trump, si trova ora dall’altra parte della barricata. Un grand jury federale lo ha incriminato per due reati gravi: false dichiarazioni e ostruzione di un procedimento del Congresso.
La notizia segna un capovolgimento di fronte spettacolare in una saga che ha tenuto banco per anni, alimentando una divisione profonda nel tessuto politico e sociale americano. Comey, che fu licenziato in tronco da Trump nel 2017, si è sempre presentato come un baluardo delle istituzioni contro le presunte ingerenze dell’allora Presidente. Ora, quelle stesse istituzioni gli presentano il conto. Rocordiamo che l’inchiesta voluta da Comey ha rovinato persone rispettabili come il Generale Flynn.
I capi d’accusa: di cosa è sospettato Comey?
Secondo l’atto di incriminazione, le accuse ruotano attorno alle sue testimonianze e alla gestione delle informazioni durante e dopo il suo mandato. Nello specifico, i capi d’imputazione sono:
- False Dichiarazioni: Presumibilmente rese durante audizioni ufficiali davanti a commissioni del Congresso. Un’accusa che, se provata, minerebbe alla base l’immagine di integrità che Comey ha sempre cercato di proiettare.
- Ostruzione di un Procedimento Congressuale: Un’imputazione ancora più pesante, che suggerisce un tentativo attivo di ostacolare il lavoro di indagine del potere legislativo.
La reazione di Comey non si è fatta attendere. In un video diffuso sui social, ha dichiarato con fermezza: “Sono innocente… non ho paura… Facciamo un processo”. Una sfida aperta, che promette una battaglia legale senza esclusione di colpi.
Le accuso sono state precedute da una serie di fughe di notizie fra DoJ e FBI che hanno messo sulc chi vive i democratici e che, magari, sarebbe opportuno investigare:
The preemptive false framing of a potential James Comey indictment as a political hit is being driven by leaks from inside DOJ and/or the U.S. Attorney’s Office in EDVA. Kash and his team must launch a full-scale leak investigation into who’s behind it and chase it to the end. https://t.co/BwRCtzRuAe pic.twitter.com/rkylq5Wp1L
— Hans Mahncke (@HansMahncke) September 25, 2025
Il ruolo (poco nascosto) di Trump
Donald Trump, ovviamente, non è rimasto a guardare. Anzi, ha rivendicato un ruolo centrale nella vicenda. In una serie di post sui social media, ha attaccato il precedente procuratore, Siebert, per la sua “resistenza” a portare avanti quello che Trump definisce un “CASO ECCEZIONALE”. L’ex Presidente ha apertamente sponsorizzato la nomina di Lindsey Halligan come nuovo procuratore nel Distretto Orientale della Virginia, una figura considerata a lui molto vicina, per “smuovere le cose”.
Questa mossa, di una trasparenza quasi disarmante, getta un’ombra sulla natura dell’inchiesta. È il giusto corso della giustizia che punisce eventuali abusi commessi da un uomo potente, o è l’atto finale di una vendetta politica orchestrata da un ex Presidente che non ha mai dimenticato l’umiliazione del Russiagate, indagine poi rivelatasi un castello di carte basato su prove deboli e fonti discutibili? Nello stesso tempo però è necessario investigare su chi e come apparati dello stato USA abbiano tentato di far cadere un Presidente legittimamente eletto con accuse false. Chi le ha costruite e ha permesso che si diffondessero false accuse? Occhio che anche l’Italia è coninvolta.
l risultato di questo processo non definirà solo il destino di un uomo, ma definirà anche sino a dove possono muoversi i poteri dello stato dal punto di vista politico.
Domande e Risposte
1) In parole semplici, di cosa è accusato esattamente James Comey?
James Comey è accusato di due reati principali. Il primo è di aver mentito consapevolmente (“false dichiarazioni”) mentre parlava sotto giuramento davanti a delle commissioni del Congresso americano. Questo significa che i procuratori ritengono di avere le prove che lui non abbia detto la verità su fatti importanti. Il secondo reato, l’ostruzione di un procedimento del Congresso, è ancora più serio: implica che abbia deliberatamente agito per intralciare o sviare un’indagine parlamentare, un atto considerato un grave attacco al funzionamento delle istituzioni democratiche.
2) Questa incriminazione è una vendetta politica di Trump o c’è una base legale solida?
È la domanda centrale. Da un lato, la pressione pubblica e le dichiarazioni di Trump per sostituire il procuratore e accelerare il caso suggeriscono una forte componente politica, quasi una vendetta personale. Dall’altro, un’incriminazione formale non può avvenire senza il via libera di un grand jury, un gruppo di cittadini che ha valutato le prove presentate dall’accusa e le ha ritenute sufficienti per procedere a un processo. La verità probabilmente sta nel mezzo: una base legale che, spinta da una forte volontà politica, è finalmente emersa.
3) Quali potrebbero essere le conseguenze di questo processo per il sistema giudiziario americano?
Indipendentemente dall’esito, questo caso rischia di erodere ulteriormente la fiducia dei cittadini nell’imparzialità della giustizia. Se Comey venisse condannato, molti lo vedrebbero come la conferma che i vertici dell’FBI hanno abusato del loro potere per fini politici. Se venisse assolto, altri lo interpreterebbero come un tentativo fallito di “lawfare” (guerra legale) da parte di Trump. In entrambi i casi, si rafforza l’idea che la giustizia sia diventata un’arma da usare contro gli avversari politici, un precedente molto pericoloso per qualsiasi democrazia.

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