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L’Europa tedesca impone alla Grecia di non bloccare le privatizzazioni: l’ultima fase del progetto è impossessarsi delle aziende sistemiche dei periferici. Per noi l’ENEL…

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Esordisco illustrando l’idea che avevano gli inglesi alla vigilia dell’imporsi del Terzo Reich in Europa, guardate bene questo poster, illuminante per chiarire l’interesse economico tedesco per un Europa a servizio della Germania :

Oggi le cose non sono cambiate di molto, la Germania sta ancora cercando il proprio posto al sole e come sempre cerca di approfittarsi dei propri vicini continentali, sono 1000 anni che ci prova e magari questa sarà la volta buona per arrivare al predominio in Europa (ma mai dire gatto….). Il vecchio lebensraum di hitleriana memoria era sostituirsi o anche condividere l’impero britannico in decadenza prospettica – infatti fu sostituito a termine dall’impero americano, pur sempre anglosassone – o, compreso durante l’ultima fase del conflitto bellico mondiale, che con Churchill era impossibile accordarsi (nemmeno mandando R. Hess in Scozia presso le Maestranze scozzesi) si optò per la presa violenta delle risorse russe indirizzandosi verso i campi ad olio degli ex alleati situati a Baku, ai tempi i più prolifici del pianeta. Si fermarono a Stalingrado, non lontano dall’Ucraina di oggi (giusta punizione per aver tradito, ndr).

Passiamo alla Grecia: nelle more del piano di “supporto” (mi fa fin ridere chiamarlo così…) europeo al paese ellenico nella crisi dell’euro attuale l’UE ha reiteratamente richiesto di NON bloccare le privatizzazioni, per altro contro i desiderata ellenici. In Grecia il boccone grosso – per modo di dire – è PPC, l’equivalente di ENEL di Atene. Tsipras per ora fa orecchie da mercante ma attenzione ai false flags: PPC ha una grossa potenzialità, è un’azienda che potrebbe essere gestita meglio e soprattutto è di fatto monopolista in Grecia, in grado con i suoi conti di stemperare effetti inflattivi momentanei attraverso la modulazione del prezzo dell’energia. In verità dunque trattasi di un piccolo boccone, false flag continentale…

Il vero bersaglio dell’Europa tedesca è invece sempre il solito, l’Italia. E più precisamente potrebbe essere l’equivalente italiano di PPC, ENEL: l’azienda romana ha un ottimo AD, un bilancio da fare invidia a tutti i competitors del settore, ha un EBITDA circa doppio del più grande competitor tedesco, ha una distribuzione degli utili e delle attività su scala globale senza eguali, ha un’azienda di rinnovabili che è al top del mercato in termini di interessi ancora una volta globali, dimensione e redditività. A vantaggio di ENEL c’è anche il debito alto il quale, visto che è in corso di rinegoziazione, potrà portare enormi benefici all’utile grazie a tassi molto più bassi ed anzi al minimo storico. Il rapporto prezzo utile la rende inoltre estremamente competitiva, parimenti sta facendo ordine nel proprio portafoglio soprattutto nell’est Europa. E – dulcis in fundo – ENEL paga fior di tasse in Italia, cosa rara di questi tempi!! (Fiat…)

Chiaramente ENEL è talmente possente che può e potrebbe permettere all’Italia di stemperare effetti inflattivi tramite la rimodulazione delle tariffe e/o dei prezzi energetici durante crisi sistemiche, ad esempio nel caso di un’uscita dell’Italia dall’Euro. E questo da molto fastidio a qualcuno oltre Gottardo. In ogni caso ENEL è la spina dorsale dell’industria italiana, il prezzo dell’energia per gli industriali – soprattutto se alto consumanti – è alla base del successo aziendale dei manifatturieri. E ricordiamo, l’Italia tramite forme tariffarie e normative inusuali (ad esempio il cd. interconnector) tutto incluso ha dei prezzi non molto distanti dai competitors europei per gli alto consumanti, strano a dirsi ma a ben vedere le statistiche EU quello che si evince è proprio questo (ad es. la carissima componente A3 a copertura dei costi delle rinnovabili non viene di fatto corrisposta dai clienti alto consumanti*…). E come non citare il fatto che l’Italia è praticamente il primo paese industrializzato ad aver installato su tutte le utenze contattori elettronici di energia – vera pietra angolare per i nuovi sviluppi delle Apps informatiche -, le virtuose Francia e Germania sono lontani anni luce,… (v tabella sotto*)

Se ENEL fosse acquisita dagli stranieri tutti i vantaggi che l’Italia oggi può avere e potrebbe dare supportando anche in momenti critici le imprese nazionali sparirebbero. Parimenti i competitors energetici ad esempio tedeschi non stanno brillando come risultati, anzi. L’ex AD del colosso EDF alla fine dello scorso anno affermò sulle colonne di FT che il mercato energetico tedesco era un disastro e dei due principali operatori, RWE ed E.ON, uno stava malissimo e l’altro era quasi morto. E.ON ad esempio, il principale operatore tedesco, ha annunciato un’operazione di splitting (non sappiamo quanto reale o se sia solo una mossa per prendere tempo), in ogni caso sta evidenziando un EBITDA in continua e progressiva discesa, oggi è circa la metà di quello di ENEL! Ossia se non farà una grande acquisizione PRIMA dello split annunciato per fine 2016 rischia di essere lei stessa preda!

E qui arriviamo al punto: ENEL è stata privatizzata sotto il 30% negli scorsi giorni proprio mentre Tsipras bloccava la privatizzazione dei PPC, essendo il 30% l’originaria soglia per l’OPA obbligatoria. Ricordando il caso di Telecom di cui si è di fatto perso il controllo a seguito della discesa della componente pubblica sotto tale quota di partecipazione statale (…), ora i giornali parlano di contendibilità del gigante elettrico italiano.

Io mi limito ad evidenziare i fatti: la privatizzazione di ENEL avviene oggi facendo il contrario di quello che intende fare Tsipras a protezione della sua economia molto più disastrata di quella italiana, la Grecia non vuole privatizzare la propria azienda energetica per altro relativamente efficiente, l’Italia invece fa il contrario con un fior all’occhiello del settore. Altro fatto: un giorno prima della privatizzazione di ENEL, E.ON incassa un Buy da parte di Goldman Sachs, azienda per inciso dove ha prestato servizio come partner responsabile per l’area di riferimento l’ex CFO di E.ON prima di passare circa un anno fa in Deutsche Bank. In più la banca d’affari americana è la stessa che sta curando la vendita degli assets italiani di E.ON, i maligni vedono nell’alienazione degli assets spagnoli ed italiani del gruppo tedesco anche la necessità di non avere tare antitrust in caso di acquisizione e/o fusione con partners già presenti in tali aree (…). Sembra quasi che stia succedendo qualcosa, che dite…

Dunque, premesso (i) che – secondo lo scivente – E.ON se non farà una grande acquisizione entro maggio 2016 e comunque entro la data dello splitting in due aziende separate rischia di essere destinata a diventare preda, premesso (ii) che i maligni – encore – sostengono che Mario Monti abbia promesso ENEL a Frau Merkel durante gli incontri bilaterali politico-aziendali a Roma del 2012 (cercando addirittura di far passare i decreti attuativi sull’abolizione della golden share, uno dei suoi primi provvedimenti da Primo Ministro, che avrebbe lasciato scoperta solo ENEL [secondo MF] addirittura un mese e mezzo dopo le elezioni che lo avevano esautorato), premesso (iii) che ad es. E.ON ha una linea standing di 35 mld di Euro accesa proprio a monte del grande disastro italiano dello spread [che tempismo!], prima parte del 2011, premesso (iv) che E.ON [ed anche RWE] ha un EBITDA in costante discesa da almeno 4 anni, premesso (v) che la Germania quale paese industriale energy intensive NON può non avere una propria azienda sistemica in salute per quanto riguarda l’energia… Premesso tutto questo è veramente folle pensare che qualcuno in Germania si prepari se non alla grande acquisizione con sponda politica di ENEL forte di tassi di finanziamento del debito praticamente pari a zero, almeno ad una fusione tra pari (quando di pari non si tratta, ENEL è molto superiore…)? A questo aggiungiamoci il fatto che i soliti noti italiani (cd. poteri forti, amici dei governi filoeuropei) sembra stiano facendo cassa in questi giorni, possiamo dedurre che come in tutte le precedenti privatizzazioni ci sarà/potrà essere la sponda per una eventuale acquisizione straniera dei migliori assets italiani svenduti per impulso esterno (come dopo la crisi della lira del ’92) per il tramite dei soliti collaborazionisti italici, apparentemente con varie forme di partecipazione condivisa e finalmente con enorme buonuscita conclusiva (il caso Edison insegna)…

Io spero che i nostri politici abbiamo capito il messaggio e soprattutto abbiamo compreso cosa sta accadendo sotto traccia, se cade ENEL l’Italia è finita come competitor industriale manifatturiero della Germania. Guarda caso, proprio quello che Berlino vorrebbe, memento le parole di H. O. Henkel ex capo di Confindustria tedesca che fece di tutto per far accettare all’Italia l’entrata nella gabbia dell’Euro.

Spero il messaggio venga colto da chi di dovere.

In ogni caso un piano ben congegnato, non c’è che dire….

 

Mitt Dolcino

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* Dalla tabella si evince che il prezzo del gas per le imprese di taglia maggiore italiana è allineato ed anzi inferiore a quello tedesco; per l’energia elettrica la taglia citata dalla fonte europea non tiene in considerazione il fatto che in Germania oltre ad 1 GWh le aziende cominciano ad avere vantaggi per essere ad alta intensità energatica, in Italia la soglia è molto più alta. Inoltre la componente A3, pesantissima, non viene corrisposta a partire da cosnumi di 12 GWh mensili, con dimezzamento oltre a 4 GWh/Mese. Vedasi anche il link sotto [senza contare numerose facilitazioni italiche, ad es. interrompibilità e interconnector].

http://www.assoelettrica.it/blog/?p=1457


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