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L’EUROPA E’ UN SACCHETTINO (di Fabio Dragoni)

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Con il 2018 arrivano nuove devastanti tasse. Una su tutte. Il sacchettino biodegradabile con cui confezionate la frutta o la verdura dopo averla pesata al supermarket. L’utilizzo a titolo gratuito non è per legge più consentito. E’ il regalo che Renzi avrebbe fatto, sostengono gli “Addetti ai livori”, alla Novamont di Catia Bastioli. Manager di rito renziano già due volte oratrice sul palco di due Leopolde ed insignita del sommo grado di Presidente di Terna S.p.A., ma soprattutto manager di Novamont S.p.A. azienda leader produttrice di questi diabolici sacchettini. Il prezzo standard è di 2 centesimi a sacchetto. 1 se fate la spesa dove vado io. E già fioccano sui social le strategie di evasione “pret a porter” di questo odioso balzello. “Pesate le arance una per una ed attaccateci il prezzo sopra”. Già. Voglio vedervi con le ciliegie. Peccato che le strategie antievasione dei supermercati siano ancora più sofisticate. Il prezzo/tassa del sacchettino lo troverete aggiunto nello scontrino. Se comprate dieci arance senza sacchettino mettendo gli scontrini su ogni frutto pagherete dieci sacchettini senza averne acquistato uno. E’ stupefacente come il popolo social si indigni per questa nuova “tassa sul macinato” di cui oggettivamente avremmo fatto volentieri a meno, ma è altrettanto un peccato –capitale non veniale- che gli italiani non si indignino per quella che è una tassa ancor più odiosa ed insopportabile, quella dell’Europa.

Già un anno fa, assieme all’amico Paolo Becchi, ci siamo presi la briga di fare due conti. Per essere precisi, abbiamo controllato i dati relativi a quattordici anni di Unione Europea. Dal 2001 al 2014. Quasi tre lustri che hanno visto volare via dalle nostre casse qualcosa come 132 miliardi. Non sto scherzando. Sono soldini che hanno preso la strada di Bruxelles per non tornare più indietro. È infatti questa la cifra che viene fuori facendo una banale addizione. 72 sono i miliardi che abbiamo dato all’UE dal 2001 al 2014. Un contributo netto. Cioè più di quanto abbiamo ricevuto indietro come contributi da spendere. Quei famosi finanziamenti europei di cui tutti si sciacquano la bocca. La fonte di questo numero? La Ragioneria Generale dello Stato che ci spiega come abbiamo pagato in 14 anni 213 miliardi, per riceverne indietro 141. Costo netto: 72 miliardi.

Finisce qui? No. Non finisce qui. A questo furto se ne aggiunge un altro, cioè i  60 miliardi che – soprattutto dal 2011 in poi – abbiamo a piene mani elargito al Fondo Europeo Salva Stati, che in realtà era un fondo salva banche. Mentre cioè venivamo letteralmente messi in croce con la bufala dello spread, zitto zitto, quel ganassa di Monti faceva lo splendido staccando assegni in favore della banda Bassotti di Bruxelles. Sessanta miliardi, per essere precisi. Serviti, come riconosciuto dallo stesso Sole 24 Ore, a rimborsare le banche creditrici francesi e tedesche, che avevano incautamente elargito prestiti in tutta Europa. Soldi usciti quindi dalle nostre tasche, e non destinati a ricostruire case distrutte dai terremoti o economie devastate dalla crisi.

132 miliardi in 14 anni fanno 25 milioni al giorno, che diviso per 60 milioni di italiani (neonati ed infermi compresi) fanno una roba tipo 40 centesimi al giorno, anche se non fate la spesa. Vale a dire 20 sacchettini al giorno. O 40 sempre se fate la spesa dove la faccio io.

 


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