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L’Europa e l’Italia verso l’irrilevanza economica

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Pubblichiamo questo interessante articolo apparso su La Stampa, di Francesco Rigatelli, il blogger italiano più seguito dai cinesi: “L’Europa verso l’irrilevanza economica”.

 

Alberto Forchielli, 57 anni, sostiene da tempo che la finanza mondiale sovrasti la politica: “Il nostro
Paese moralmente emarginato”. Il blogger italiano più seguito dai cinesi è un omone che lo immagini al desco di una trattoria bolognese col tovagliolo al collo come al tavolo di una trattativa d’affari internazionale. Alberto Forchielli, in entrambi i casi, è un osso duro. Bolognese, 57 anni, già dirigente Iri, presidente di Finmeccanica Asia a Singapore, consigliere della Banca mondiale a Washington, poi distaccato nei Balcani per ristrutturarli, dal 2006 ha fondato con altri Mandarin capital partners, il più grande fondo italoeuropeo, da oltre 300 milioni di euro, con investitori Intesa Sanpaolo, China development bank e China Exim bank. Blogger in inglese su www.albertoforchielli.com, tra i pochi siti occidentali tradotti in cinese su Caixin (una specie di Sole 24Ore di Pechino), attivissimo su Twitter, sostiene da tempo che la finanza mondiale sovrasti la politica. 

 alberto

Quali sono i gangli di questo potere superiore?  

«Semplice: un paese debitore è in mano ai creditori e perde capacità di manovra». 

 

E i gangli?  

«10-20 fondi che si parlano tra New York e Londra». 

 

Chi ha interesse a che la finanza domini?  

«Giriamo la domanda: chi l’ha permesso? I cretini come gli italiani che per 30 anni si sono indebitati per pagare spese correnti e non per investire ed ottenere un ritorno con cui ripagare interessi e quota capitale». 

 

Il suo concittadino e amico Romano Prodi ha detto all’ultimo convegno di Cernobbio che per ora la Cina non ha interesse a alterare lo status quo ma un domani potrebbe…  

«La Cina è più fragile di quanto si pensi. I suoi problemi interni sono gravi. Il peggior nemico della Cina è la Cina stessa. Certo ove decidesse di non investire all’estero sarebbe un problema grave per chi rimanesse fuori dal suo giro». 

 

C’è una finanza positiva?  

«Sì, quella che alloca il capitale in maniera giudiziosa ed aiuta gli investimenti utili e prioritari». 

 

E per chi è indebitato come l’Italia come si recupera?  

«Tirando la cinghia con dignità». 

 

Ovvero?  

«Riducendo consumi e saldi reali. L’alternativa è l’uscita dall’euro… svalutazione, inflazione e default». 

 

Tornando alla Cina, quali sono i punti fondamentali della sua economia che sottovalutiamo? 

«Non capiamo i loro punti di debolezza. Sopravvalutiamo la Cina. Anche se i giovani cinesi sono molto in gamba e preparati. Basta vedere la quantità di ingegneri che sfornano continuamente. Con le nuove generazioni il gap tra occidente ed oriente è destinato ad allargarsi». 

 

E i punti culturali?  

«I processi di selezione meritocratici e severi fin dalla tenera etá». 

 

La transizione cinese approderà al mercato e al consumismo modello occidentale? E se no con che differenze?  

«Non è possibile, sono troppo fitti, devono trovare una via alternativa che non hanno ancora concepito. Se copiano il nostro modello siamo tutti cotti dall’inquinamento e dalla mancanza di risorse. Immagino per loro un momento di grande crisi e un ripensamento entro tre anni». 

 

Vede pericoli di guerra da quelle parti?  

«Solo incidenti non previsti con paesi limitrofi, come sulle isole contese, che possono trascinare gli Stati Uniti in un conflitto». 

 

E di guerra finanziaria?  

«No, gli interessi sono troppo interrelati, semmai scaramucce commerciali, sul petrolio o sull’acqua. Quest’ultima scarseggia in Africa, Pakistan, India e Cina…». 

 

Quali altri paesi asiatici sono particolarmente interessanti per lei?  

«Indonesia, Singapore, India rispettivamente per potenziale, eccellenza e caos». 

 

Lei di cosa si occupa principalmente?  

«Investo capitali cinesi in Europa nel settore manifatturiero avanzato». 

 

E dove andrebbe a fare impresa?  

«Usa, Germania, Messico, Canada, Perù… ogni paese ha i suoi punti di forza». 

 

Ma c’è ragione di restare in Italia?  

«Economiche no, sentimentali tante: il paese è ancora bello, la gente però ha perso anima e cuore, isolati in campagna è il modo migliore per stare in Italia». 

 

Il futuro italiano è al servizio dell’oriente o è un modo provinciale di pensare?  

«In 150 anni l’Italia non ha saputo sconfiggere la mafia, ha fatto crescere Mussolini e Berlusconi, insomma ha la peste addosso ed è moralmente emarginato dalla maggior parte dell’opinione pubblica mondiale». 

 

Dunque cosa vede per l’Italia e l’Europa?  

«Un lento e inesorabile declino verso l’irrilevanza politica e economica». 

 

 

By GPG Imperatrice

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