Economia
L’Europa deve prepararsi a un mondo Post Europeo, o meglio Post Unione Europea
Anche il Wall Street Journal si rende conto che l’Europa, e le sue infrastrutture unitarie, sono in piena decadenza, e che questo sta conducendo l’Europa su un cammino di profonda e irreversibile decadenza.
Mentre Donald Trump si prepara a tornare trionfalmente alla Casa Bianca, gli alleati americani in Europa si svegliano di fronte a una realtà sgradevole. Il Vecchio Continente sembra sempre di più un relitto del passato, soffocato dalla propria iper legislazione e dalla propria burocrazia.
Perfino un giornale moderato come il Wall Street Journal ha ospitato un articolo dal titolo significativo: Le nazioni si preparano a un mondo post-europeo Trump riconosce che il continente ha abdicato al suo ruolo nella storia. Perché proprio la creazione dell’Unione Europa ha portato alla dismissione delle nazioni europee dalla Storia Mondiale e ha relegato il Vecchio Continente a un ruolo di sconfortante comprimario.
Nel secondo mandato di Trump, gli Stati Uniti saranno più potenti rispetto ai loro alleati chiave di quanto non lo siano stati in decenni, e questo mandato si preannuncia ancor più dirompente e conflittuale del primo. Un fallimento strategico delle istituzioni europee che è sotto gli occhi di tutti.
Cerchiamo ora di analizzare quella che è la visione americana dell’Europa, di quello che sta accadendo e di quello che accadrà.
Declino Economico e Politico
Purtroppo, con l’eccezione degli Stati Uniti, gran parte dell’Occidente è sprofondata in un declino apparentemente inarrestabile, almeno con le istituzioni attuali. L’Unione Europea e il Giappone hanno sofferto di prestazioni scadenti per una generazione, portando i tradizionali partner dell’America a contribuire sempre meno. Il Giappone sembra avviarsi verso un risveglio, ma molti paesi europei stanno affrontando tre decenni di fallimenti economici, politici e strategici.
Economicamente, i paesi europei che hanno scelto la UE stanno fallendo la prova dell’era digitale, non generando né le nuove tecnologie né le aziende necessarie per il XXI secolo. L’abbraccio di politiche climatiche rovinose riduce la loro competitività. Il “NIMBYismo” (Not In My Backyard) soffoca la crescita, e gli stati sociali insostenibili diminuiscono ulteriormente le loro prospettive.
Politicamente, gli europei non sono riusciti a rendere grande l’UE. Gli stati europei, individualmente, sono troppo piccoli per avere un grande impatto sugli eventi globali, e quando tentano di agire insieme, non riescono a colpire con la forza che ci si aspetterebbe. Però, almeno come stati, si potevano destreggiare bene ind eterminate aree e regioni. Ora la Francia dimostra come questa capacità, nella UE, sia stata persa.
La burocrazia dell’UE si muove troppo lentamente e spesso con troppe riserve e compromessi per mantenere l’Europa tra gli attori globali di primo piano. Inoltre, la gestione fallimentare della politica migratoria ha portato a un crescente consenso per movimenti che, giustamente, contestano la UE nel suo complesso.
Strategia, il nulla fatto continente.
Strategicamente, il fallimento è ancora più evidente. L’Europa è più vulnerabile al disordine del Medio Oriente, all’aggressione russa e alle politiche economiche predatorie cinesi rispetto agli Stati Uniti, ma le sue risposte a queste e altre sfide sono inefficaci e insufficienti.
Nonostante le ondate di rifugiati da un Medio Oriente e Nord Africa in crisi abbiano scatenato crisi politiche e sociali in tutta Europa, la diplomazia europea è rimasta essenzialmente irrilevante nella regione. Non reisce a conseguire nessun obiettivo, I singoli stati, in passato, potevano raggiungere accordi bilaterali o multilaterali per “Dividersi il lavoro” diplomatico. Ora la diplomazia UE è ridicila, e quella dei singoli stati, incapaci di raggiungere accordi alla pari fra di loro, ininfluente.
Un Futuro Senza l’UE al Centro?
Oggi, l’Europa ha più bisogno degli Stati Uniti che mai, ma è meno in grado di influenzare la politica americana o di aiutare gli Stati Uniti a fronteggiare le numerose sfide globali di quanto non lo sia stata da decenni. Tecnologicamente arrestrata, anche ideologicamente sembra legata ad un passato di centrismo moderato che non esiste più, anche perché espressione di una classe media distrutta dalla stessa UE.
Questo è il motivo per cui i leader delle ex grandi potenze europee tremano ad ogni tweet da Mar-a-Lago, e perché il secondo mandato di Trump presenta più sfide per l’Europa rispetto al primo. Ecco anche spiegata la rabbia contro Elon Musk oggi e contro Zuckerberg domani, solo perché lasciano i cittadini liberi di esprimersi. In Europa si è formato una sorta di “Asse della fifa“, composto da politici stracotti che tremano ad ogni parola di Musk o di Trump perché completamente incapaci di un pensiero nazionale autonomo, o di una capacità di realizziazione nazionale.
L’Unione Europea, come struttura attuale, sembra aver fatto il suo tempo, trasformandosi in un relitto. I paesi europei, riconoscendo questa realtà, stanno iniziando a prepararsi ad abbandonare il vecchio concetto di un’UE forte e unificata.
Con l’Asse dei revisionisti in movimento, il prossimo amministrazione statunitense dovrà cercare aiuti altrove, lavorando con partner come il Giappone, Israele, India, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita, che hanno mostrato una chiarezza strategica superiore a molti dei nostri amici europei.
La conclusione è chiara: l’Europa non è più al centro dell’universo della politica estera americana, e senza un miracoloso risveglio, i futuri presidenti seguiranno probabilmente l’esempio di Trump per plasmare le loro politiche in un mondo post-occidentale.
Gli europei dovranno ricostruirsi da soli, prima di tutto demolendo quello che è inutile e dannoso. Però non sarà un lavoro facile, o almeno questa è la visione che ne hanno gli americani. Potete dargli torto?
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.
You must be logged in to post a comment Login