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L’EUROPA CHE CI DA’ LA PACE… O LA GUERRA?

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Immagino che ad ognuno di voi sia capitata l’occasione di parlare con persone “diversamente informate” sostenenti la tesi secondo la quale l’Europa (che in realtà sarebbe l’Unione Europea) ci ha sì costretto a ridurre i salari, a precarizzare il lavoro, a tagliare la sanità e le pensioni, ma in compenso… ci avrebbe dato la pace. Sarebbe curioso indagare il loro concetto di pace in quanto io ricordo la guerra in Kosovo, in Libia, in Ucraina, in Siria, la predazione scientemente perpetrata ai danni della Grecia, ecc. tutte guerre, o loro surrogati, avvenute in territorio europeo o scatenate da Paesi appartenenti all’Unione Europea, Francia e Gran Bretagna in primis. Tutte guerre avvenute proprio a partire dalla nascita dell’Unione Europea, nel 1992. Un caso? Non solo trovo contestabile la credenza che l’Europa ci abbia portato la pace, ritengo invece che l’Unione Europea ci abbia portato la guerra.

È innegabile che la crisi scatenatasi a partire dal 2008 abbia contribuito in maniera determinante a ridurre il nostro tenore di vita, ma è altrettanto innegabile che il combinato disposto della crisi mondiale e delle politiche perpetrate dall’Unione Europea, procicliche e di eminente impostazione ordoliberista, abbiano causato più danni della seconda guerra mondiale. Pensate che io stia esagerando?

Bene, allora esaminiamo il prodotto interno lordo in termini reali (a prezzi 2010) dal 1861 al 2017 basandoci sulle stime fornite dall’ISTAT:

Pil reale Italia (1861-2017)

Si vedono chiaramente le gravi recessioni avvenute a seguito della seconda guerra mondiale e della crisi del 2008, ma con un piccolo sforzo si riesce ad intuire anche la recessione dovuta allo scoppio della prima guerra mondiale che, a partire dal 1915, ha tenuto la produzione sotto il livello del trend fino al 1923.
Il grafico tuttavia non deve trarre in inganno, in economia contano più le proporzioni dei valori assoluti! È facile capire il perché: se il mio stipendio avesse una decurtazione di 1000€ al mese, andrei a vivere sotto al ponte; se lo stipendio di Jeff Bezos (l’uomo più ricco del mondo) si decurtasse di pari importo, non se ne accorgerebbe neanche. Sono le proporzioni che contano!
Per visualizzare il grafico in maniera “corretta”, cioè che tenga conto delle proporzioni, occorre riportare il Pil in scala logaritmica:

Pil reale Italia (1861-2017) – scala logaritmica

In questo modo si apprezza meglio il tracollo del 1945 rispetto alle perdite più contenute della recente recessione. Tuttavia balza subito all’occhio il fatto che, a metà del secolo scorso, siano bastati solo 4 anni per tornare ai livelli pre-crisi, mentre attualmente, a 10 anni di distanza, siamo ancora ben al di sotto della ricchezza prodotta nel 2008. Alla luce di questo risultato, è interessante valutare la perdita di produzione dovuta alle due guerre mondiali e confrontarla con quella attuale. Facendo una interpolazione dell’andamento del Pil dal 1861 al 1939 e dal 1946 al 2007, si ottengono i valori di trend dell’economia (linea tratteggiata nera):

Pil reale Italia (1861-2017)

Quando il Pil reale (linea rossa) si trova più in basso rispetto al trend (linea tratteggiata nera), vuole dire che l’economia è in contrazione e le persone perdono, in proporzione, quote di reddito.
Riporto nelle seguenti tabelle le perdite percentuali rispetto al trend causate rispettivamente dalla prima guerra mondiale, dalla seconda guerra mondiale e dalla crisi del 2008:

Da questo raffronto si evidenzia in maniera palmare che, mentre la seconda guerra mondiale ha comportato pesanti perdite di reddito (complessivamente circa il 130% del Pil annuale), ma molto concentrate in termini temporali, la crisi del 2008 e l’austerità ad essa associata ha causato perdite più contenute in termini assoluti, ma costanti nel tempo (pari ad una perdita complessiva di oltre il 171% del Pil annuale).
Detto in altre parole: la prima guerra mondiale ha azzerato l’equivalente di 7 mesi di reddito, la seconda guerra mondiale ne ha cancellati 16, mentre la crisi 2008 e le politiche procicliche hanno cancellato l’equivalente 21 mesi di reddito (quasi due anni di stipendio)!
Ma non basta! La perdita di reddito causato dalle due guerre mondiali messe insieme sono paragonabili a quella che abbiamo avuto dal 2008 ad oggi, e la crisi non è ancora finita!
Ma quanto è da addebitarsi alla crisi vera e propria e quanto alle politiche procicliche della UE? Difficile dare una risposta oggettiva, tuttavia esaminando il grafico del Pil reale italiano dell’ultimo decennio, si nota chiaramente un doppio scalino: il primo causato dalla crisi del 2008, il secondo, a partire dal 2012, causato dalle politiche recessive messe in atto da Monti col plauso unanime di UE e Bce.

Pil reale Italia (1995-2017)

Con buona approssimazione potremmo dire che i “21 mesi di perdita di stipendio” sono da addebitarsi equamente tra la crisi mondiale, favorita dalle politiche liberoscambiste e globaliste, e l’austerità targata UE, generata dalle politiche liberoscambiste europee.
Per fortuna che l’Europa ci dà la pace… dei sensi.

Claudio Barnabè


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