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Analisi e studi

Lettera aperta al viceministro Laura Castelli (di Giuseppe PALMA)

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Gentile viceministro Castelli,

per ciascun essere umano il lavoro non è solo uno strumento di sostentamento, è soprattutto una ragione di vita. In esso sono raccolte aspirazioni, speranze, sogni, ansie, sofferenze e passioni.

Non solo. Il lavoro è la prima identificazione sociale che un figlio ha dei propri genitori. È la dignità che un padre e una madre consegnano come eredità morale – e non solo – ai propri figli.

Arrivare a pensare che un ristoratore – dietro il cui mestiere ci sono competenza, investimenti e amore – debba cambiare mestiere perché un governo di pezzenti lo ha messo in ginocchio – prima con un lockdown di tre mesi, poi con protocolli e linee guida demenziali suggerite da tecnici idioti – è decisamente inaccettabile.

Perché vede, gentile viceministro, non tutti nella vita hanno la fortuna di essere miracolati, catapultati prima in Parlamento e poi al governo solo grazie ai voti di un comico rivoluzionario, poi rivelatosi – nei fatti – il più reazionario tra i reazionari.

Nel merito, Le vorrei ricordare che ristoratori, bar, parrucchieri, negozianti, professionisti etc non sono in difficoltà per loro incapacità o cattiva gestione imprenditoriale, ma solo ed esclusivamente a causa di decisioni scellerate assunte – ripeto – da un governo di pezzenti.

E non credo di essere troppo duro nel definire il Conte bis come un esecutivo di pezzenti: prima mette in quarantena un intero Paese, dicendo che nessuno resterà indietro, poi lascia completamente soli, allo sbaraglio, milioni di attività commerciali e professionali. Dopo tre mesi di chiusura e una riapertura subordinata a regole demenziali, neanche le scadenze fiscali di lunedì siete riusciti a rinviare. Lei è viceministro dell’economia, quindi in questo ha delle responsabilità politiche ben precise.

Oltre il 50% delle attività commerciali non hanno più riaperto. Costi fissi invariati (con scadenze fiscali non rinviate) di fronte ad una crisi di domanda senza precedenti nella storia repubblicana, sono la morte di ogni attività d’impresa. In tutto questo, gentile viceministro, non dimentichi che il governo di cui fa parte ha prorogato lo smart-working fino a fine anno, costringendo parecchi ristoratori e bar a non riaprire più.

Concludo. La causa delle difficoltà in cui versano attualmente tutti gli autonomi (in primis i ristoranti, ma non solo loro) non è riconducibile ad una cattiva gestione dell’attività d’impresa, bensì alla totale incapacità del governo di cui anche Lei fa parte.

I ristoratori, parecchi, chiuderanno. E non solo loro. Milioni di partite Iva seguiranno purtroppo la stessa sorte. A causa vostra, solo ed esclusivamente a causa vostra.
Ma l’Italia si riavrà. Come sempre accaduto nella storia. E di Lei, gentile viceministro, non resterà nulla. La storia, che è molto spietata, non si ricorderà né di Lei né degli altri dannosi figuranti del più barbaro decadimento della civiltà e del processo democratico del Paese.

Giuseppe PALMA

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di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, “DEMOCRAZIA IN QUARANTENA. Come un virus ha travolto il Paese“, Historica edizioni.

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