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Lettera aperta a Francesco Giavazzi di Pietro de Sarlo.

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Egregio Professor Francesco Giavazzi,

ho letto con qualche perplessità le sue preoccupazioni sulla parziale cancellazione della riforma c.d. Fornero perché violerebbe il principio di correlazione tra contributi versati e pensioni percepite.

Mi spiace che ancora una volta esponenti del pensiero liberale classico, oltre a ignorare il fondamentale principio della sostenibilità sociale delle manovre economiche, facciano una rappresentazione parziale della realtà.

Non c’è cosa più complicata sotto il profilo economico, giuridico e sociale di un sistema pensionistico per il semplice fatto che il rapporto tra il cittadino e lo Stato sulle pensioni dura 65 anni: 45 di accumulo e venti di fruizione.

Questo implica un grande rapporto di fiducia da parte del cittadino nello Stato e il dovere da parte dello Stato di consentire alle persone di avere tempo di correlare i propri comportamenti di risparmio ai propri obiettivi di reddito pensionistico.

Una rappresentazione completa della riforma Fornero dovrebbe evidenziare che:

1. La riforma non ha previsto nessuna gradualità di applicazione cambiando le attese di una enorme quantità di cittadini il giorno prima di andare in pensione
2. Tale assenza di gradualità, insieme alla drammatizzazione del momento economico, ha determinato un clima di sfiducia sul futuro deprimendo consumi e PIL
3. La riforma fu fatta al grido di: lo chiede l’Europa. Questo oltre che a creare i presupposti della sfiducia nell’Europa era determinato dal fatto che Eurostat espone i dati delle pensioni pagate a prescindere dalla fiscalità sulle pensioni, che è diversa tra Stato e Stato. Per esempio in Germania un pensionato che prende 1.600 euro al mese ne paga meno di 100 al fisco. In Italia un pensionato che riceve una pensione di 1.600 euro ne restituisce al fisco circa 600. LItalia era, ai tempi della riforma, ed è ora, e lo sarà, anche dopo questa manovra, uno dei paesi più virtuosi in materia pensionistica. Con una esposizione dei dati corretta l’Europa non avrebbe potuto chiedere nulla. Certo che se ci dimentica che dalle pensioni ricevute i pensionati restituiscono sotto forma di imposta circa 50 miliardi
4. Se è vero, come è vero, che l’accorciamento o l’allungamento dell’età pensionabile non produce nuovo lavoro è altrettanto vero che ridistribuisce il lavoro esistente tra generazioni diverse. Tutte le aziende con la riforma Fornero hanno bloccato il turn over e centinaia di migliaia di giovani che aspettavano una lettera di assunzione non l’hanno mai più ricevuta
5. Per avere una pensione adeguata con la legge Fornero occorrono lunghi periodi di lavoro continuativo, circa 43 anni. I giovani che oggi non fanno figli e non hanno lavoro o hanno lavori precari e saltuari non potranno godere di nessuna pensione perché non potranno accumulare contributi.  Questo costituirà un problema sociale enorme in un futuro non lontano lasciando enormi masse di popolazione in povertà assoluta.
6. Si è violata la sacralità e rispettabilità dello Stato lasciando a casa centinaia di migliaia di esodati, ad oggi sono ancora 6000, senza stipendio e senza pensione. Tutti gli accordi per gli esodi erano stati contro firmati tempo per tempo dai precedenti governi in carica.
7. Quando si parla del sistema di calcolo retributivo ci si dimentica di dire che la percentuale annua di accumulo era del 2% per i redditi bassi e dallo 0,9 per quelli più alti. La legge Fornero favorisce i redditi elevati.
8. Il governo Letta il 23 dicembre 2014 ha dovuto introdurre un correttivo che stabilisce che per chi aveva diritto ad una pensione interamente retributiva al 1 gennaio 2012 la quota di calcolo successiva al 1 gennaio 2012 andava comunque calcolata con il retributivo se la quota contributiva fosse stata più elevata di quella retributiva. La riforma Fornero ha determinato correttivi successivi che fanno scempio di ogni elementare principio di diritto rendendo sempre più aleatorio il rapporto pensionistico tra il cittadino e lo Stato e introducendo significative distorsioni tra i lavoratori.
9. Il sistema di finanziamento delle pensioni era ed è rimasto a ripartizione. In altri termini l’unica cosa che garantisce il pagamento delle pensioni, ora e in futuro, è il rapporto esistente tempo per tempo tra il numero e la paga dei lavoratori e il numero e l’importo degli assegni previdenziali. In Italia gli occupati sono il 58% circa contro il 75% della Germania. Il problema sono le pensioni o lo scarso livello di occupati in Italia?
10. La riforma Fornero fu fatta per fare cassa e senza alcuna altra visione, tant’è che lo spread raggiunse livelli record e l’Italia di Monti fu declassata.

Lei si chiede in forma retorica cosa avrebbe detto il Nobel Franco Modigliani se fosse stato ancora vivo di fronte a questa manovra finanziaria.

Questo mi spinge a chiedere, sempre in forma retorica, cosa avrebbe detto il nostro Nobel di fronte al Fiscal Compact.

Si sarebbe schierato con i suoi colleghi premi Nobel per l’economia Kenneth Arrow (Nobel nel 1972), Peter Diamond (nel2010), William Sharp (nel 1990), Eric Maskin (nel 2007), Robert Solow (nel 1987), Paul Krugman (nel 2008) e Joseph Stiglitz (nel 2001) che hanno aspramente criticato l’introduzione di pressanti vincoli di bilancio nei trattati (Fiscal Compact) o nella costituzione oppure si sarebbe schierato con Wolfgang Schäuble, Jeroen Dijsselbloem e Jean-Claude Juncker?

Vede egregio Professore la politica europea di contenimento della crisi di impianto liberale ha prodotto disastri economici, il debito / PIL è aumentato a dismisura contro l’obiettivo di riduzione dichiarato, e sociali, le povertà sono raddoppiate, proprio nei paesi che avrebbe dovuto aiutare a mettere sulla buona strada del risanamento dei conti pubblici, per esempio Grecia, Italia. Anzi in alcuni paesi che avevano un rapporto debito PIL tra il 40% e il 70%, Spagna e Francia, questo è diventato di circa il 100%.

Invece i paesi che erano prima della crisi economicamente forti e con surplus produttivo, Germania e Olanda per esempio, hanno sensibilmente migliorato le proprie posizioni. La divergenza di PIL pro capite tra Italia e Germania, per esempio, è aumentata del 25%. Persino la Francia perde il 15% di PIL – pro capite rispetto alla Germania: chissà se Macron se ne è accorto?

Tutto questo era stato dettagliatamente previsto dai citati premi Nobel.

Caso a parte il Lussemburgo che ha raggiunto un PIL pro capite di quasi 93,000 euro con un rapporto Debito / PIL inesistente. Come ci è riuscito? Con le buone pratiche liberiste o rendendo il Lussemburgo un paradiso fiscale interno all’Europa? È vero che il Lussemburgo garantisce un risparmio fiscale a multinazionali ed aziende di 1.000 miliardi di euro? Quale è la quota sottratta all’Italia di questi 1.000 miliardi?

Come Ella sa l’economia è una scienza sociale e come tale opinabile. Che effetti produrrà questa manovra? Chi può dirlo?

Mi spiace che Ella abbia perso la visione del mondo che hanno gli ingegneri, tradendo i suoi primi studi.

Veda gli ingegneri dividono il mondo in due parti: ciò che funziona e ciò che non funziona.

Tutto l’impianto economico liberale classico si è espresso ed è stato attuato senza alcun contrasto nella politica economica europea, anche in Italia, negli ultimi 20 anni ed ha fallito miseramente promesse e attese cancellando welfare e ricchezza.

Mi spiace per Lei e i suoi lunghi studi ma il fallimento del liberismo e della economia classica liberale è dimostrato da fatti concludenti.

Pietro de Sarlo


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