Attualità
Lettera aperta a Francesco Giavazzi di Pietro de Sarlo.
Egregio Professor Francesco Giavazzi,
ho letto con qualche perplessità le sue preoccupazioni sulla parziale cancellazione della riforma c.d. Fornero perché violerebbe il principio di correlazione tra contributi versati e pensioni percepite.
Mi spiace che ancora una volta esponenti del pensiero liberale classico, oltre a ignorare il fondamentale principio della sostenibilità sociale delle manovre economiche, facciano una rappresentazione parziale della realtà.
Non c’è cosa più complicata sotto il profilo economico, giuridico e sociale di un sistema pensionistico per il semplice fatto che il rapporto tra il cittadino e lo Stato sulle pensioni dura 65 anni: 45 di accumulo e venti di fruizione.
Questo implica un grande rapporto di fiducia da parte del cittadino nello Stato e il dovere da parte dello Stato di consentire alle persone di avere tempo di correlare i propri comportamenti di risparmio ai propri obiettivi di reddito pensionistico.
Una rappresentazione completa della riforma Fornero dovrebbe evidenziare che:
Lei si chiede in forma retorica cosa avrebbe detto il Nobel Franco Modigliani se fosse stato ancora vivo di fronte a questa manovra finanziaria.
Questo mi spinge a chiedere, sempre in forma retorica, cosa avrebbe detto il nostro Nobel di fronte al Fiscal Compact.
Si sarebbe schierato con i suoi colleghi premi Nobel per l’economia Kenneth Arrow (Nobel nel 1972), Peter Diamond (nel2010), William Sharp (nel 1990), Eric Maskin (nel 2007), Robert Solow (nel 1987), Paul Krugman (nel 2008) e Joseph Stiglitz (nel 2001) che hanno aspramente criticato l’introduzione di pressanti vincoli di bilancio nei trattati (Fiscal Compact) o nella costituzione oppure si sarebbe schierato con Wolfgang Schäuble, Jeroen Dijsselbloem e Jean-Claude Juncker?
Vede egregio Professore la politica europea di contenimento della crisi di impianto liberale ha prodotto disastri economici, il debito / PIL è aumentato a dismisura contro l’obiettivo di riduzione dichiarato, e sociali, le povertà sono raddoppiate, proprio nei paesi che avrebbe dovuto aiutare a mettere sulla buona strada del risanamento dei conti pubblici, per esempio Grecia, Italia. Anzi in alcuni paesi che avevano un rapporto debito PIL tra il 40% e il 70%, Spagna e Francia, questo è diventato di circa il 100%.
Invece i paesi che erano prima della crisi economicamente forti e con surplus produttivo, Germania e Olanda per esempio, hanno sensibilmente migliorato le proprie posizioni. La divergenza di PIL pro capite tra Italia e Germania, per esempio, è aumentata del 25%. Persino la Francia perde il 15% di PIL – pro capite rispetto alla Germania: chissà se Macron se ne è accorto?
Tutto questo era stato dettagliatamente previsto dai citati premi Nobel.
Caso a parte il Lussemburgo che ha raggiunto un PIL pro capite di quasi 93,000 euro con un rapporto Debito / PIL inesistente. Come ci è riuscito? Con le buone pratiche liberiste o rendendo il Lussemburgo un paradiso fiscale interno all’Europa? È vero che il Lussemburgo garantisce un risparmio fiscale a multinazionali ed aziende di 1.000 miliardi di euro? Quale è la quota sottratta all’Italia di questi 1.000 miliardi?
Come Ella sa l’economia è una scienza sociale e come tale opinabile. Che effetti produrrà questa manovra? Chi può dirlo?
Mi spiace che Ella abbia perso la visione del mondo che hanno gli ingegneri, tradendo i suoi primi studi.
Veda gli ingegneri dividono il mondo in due parti: ciò che funziona e ciò che non funziona.
Tutto l’impianto economico liberale classico si è espresso ed è stato attuato senza alcun contrasto nella politica economica europea, anche in Italia, negli ultimi 20 anni ed ha fallito miseramente promesse e attese cancellando welfare e ricchezza.
Mi spiace per Lei e i suoi lunghi studi ma il fallimento del liberismo e della economia classica liberale è dimostrato da fatti concludenti.
Pietro de Sarlo
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.