Conti pubblici
Leptas, Sakkomannis e la mera Illusione del Pareggio di Bilancio (Il Paradosso di Achille e la Tartaruga inficia le manovre correttive)
Zenone di Elea: “il mio Maestro mi ha insegnato che il divenire e il moto sono una mera illusione dei sensi. Lo illustrerò con due personaggi di mia invenzione: Achille (il guerriero greco, il più veloce di tutti i mortali) e una Tartaruga. Nel mio racconto essi vengono convinti da un passante a fare una gara podistica lungo una pista verso una bandiera che sventola nella brezza. Supponiamo che la Tartaruga, visto che è molto più lenta, si prenda un vantaggio, diciamo una decina di pertiche. Ora la gara ha inizio. In pochi balzi Achille ha raggiunto il punto di partenza della Tartaruga.
Ed ora la Tartaruga ha solo una pertica di vantaggio. In un solo attimo Achille percorre questa distanza.
Tuttavia, in quel breve attimo, la Tartaruga è riuscita a fare ancora un piccolo passettino avanti. In un baleno Achille copre anche quella distanza.
Ma in quel brevissimo tempo la Tartaruga sarà riuscita ad avanzare ancora di un pollice. E così Achille è ancora dietro. Ora si capisce che, perché Achille raggiunga la Tartaruga, questo gioco deve essere giocato un numero INFINITO di volte; e quindi Achille non raggiungerà mai la Tartaruga.” (Gödel, Escher, Bach: un’Eterna Ghirlanda Brillante – D.R. Hofstadter).
Esiste una categoria di persone che, ogni volta che viene descritto un fatto innegabile, si diverte a dimostrare che in fondo quel “fatto” è falso. Questi individui, sovente, usano espressioni che violano i principi base della matematica, le leggi fondamentali dell’aritmetica. Il tutto per esprimere verità più profonde. Il problema è che questo tipo di ragionamento riesco ad accettarlo solo quando mi si parla di ASSUNTI, tipo la Santa Trinità per cui 1+1+1=1!
In ogni altro caso, ho sempre avuto una fede incrollabile in un elemento (che in realtà sarebbero due, quindi mi contraddico rispetto a sopra, dato Phi, il misterioso numero dietro il “Golden Ratio”, o Divina Proporzione, che permea la natura):
Bene!.
Dati questo cappello, veniamo al dunque: i numeri che il duo Leptas e Sakkomannis da alcuni mesi stanno dando allo stremato Sovrano (?), il Popolo.
– 6 agosto 2013 – Corriere della Sera
– Sakkomannis: “Credo la recessione sia finita”
– Leptas: “Vero. Ripresa nel prossimo semestre”
Cosa era accaduto di così bello perché questi signori annunziassero al mondo intero un tale lieto evento?
Semplicemente che era uscito un “sentiment”: l’indice della fiducia delle aziende indicava una oramai prossima ripresa dell’economia per il secondo semestre del 2013. E si sa, se le aziende diventano fiduciose, reintegrano il personale in cassa integrazione, richiamano quello messo in ferie anticipate e riaccendono i macchinari; l’industria riparte.
Peccato che, avendo a che fare ogni giorno con le aziende di ogni settore, sapevo che i difficili rapporti dell’industria con il sistema bancario avevano costretto le prime ad azzerare completamente le scorte di magazzino nella prima metà dell’anno. In caso di stretta creditizia, tutto ciò che assorbe liquidità va necessariamente ridotto. Di tal guisa, si fa fronte alla riduzione della massa monetaria M3 (cioè quella che coincide più o meno col valore del PIL della nazione) contraendo quella parte di investimenti che è possibile ridurre. La moneta serve per facilitare gli scambi commerciali altrimenti resi complicati causa impossibilità d’effettuare il “baratto”. La crescita dell’aggregato monetario più “ampio”, M3, era (ed è) rallentata negli ultimi mesi (inverno di ulteriore contrazione economica?). A luglio il credito alle imprese era sceso a un ritmo accelerato del 4% e, in aggiunta, le banche continuavano a lavorare contro l’economia con regolatori pro ciclici e non aiutando il sistema. Se questo è il substrato sui cui si dovrebbe basare il nuovo ciclo di crescita, è più facile credere che gli asini volino!
E quindi? Cosa muoveva la rinnovata fiducia? Era scontato che si fosse (al momento) di fronte ad una situazione di ricostituzione delle scorte di magazzino, perlomeno per l’Italia. A supporto della mia tesi trovai in Tradingeconomics il valore delle scorte dell’industria a fine luglio 2013:
In pratica, le aziende, vendute tutte le scorte di magazzino (ovvero attuata la strategia di far “cassa” per sopperire al credit crunch bancario), si trovavano di fronte alla necessità di ricostituirle ai livelli che, decisione di management aziendale, suggerisce il famosissimo diagramma a denti di sega.
Il livello di riordino lega tra loro vari elementi, tra cui:
– quantità prelevate (K nell’apposita formula) |
– costi di emissione ordini e di ricevimento merce e di trasporto (A nella formula) |
– costi di magazzinaggio x oneri finanziari x deterioramento merce (M nella formula) |
per mezzo (ma guarda un pò) della matematica:
Q = 2xKxA | |
M |
Le aziende, raggiunto il livello di riordino, in previsione dell’esaurimento delle scorte avranno fatto partire ordini di produzione.
Ovviamente queste sono cose che chi vive dietro un computer e/o nel mondo ovattato del proprio ufficio (magari in un ministero) non è in grado di comprendere; questi rischia, seriamente, di non saper interpretare in modo corretto gli eventi (noi lo chiamiamo “prendere lucciole per lanterne”).
Chi prende macrodecisioni, sovente, è da sempre lontano dalla realtà!
Ed infatti ecco spiegato il picco dell’utilizzo degli impianti industriali di luglio da parte delle aziende italiane:
Ma tra annunci di ripresa ed ostentazione di massima fiducia nel governo dei sistemi arriviamo a settembre e puntualmente arrivano i soliti titoloni:
5 settembre 2013 – AGI: “Saccomanni, la ripresa e’ in corso, usciamo dalla recessione”;
20 settembre 2013 – San Marino Fixing: “Italia, Letta e Saccomanni: la ripresa già alla fine del 2013”
Ovviamente, queste roboanti dichiarazioni (sempre più simili alle informazioni che i generali trasmettono alle truppe per sollevare il morale poco prima della resa) sono basate su sicuri ed
Dunque, notiamo che l’export è aumentato ma purtroppo i consumi interni sono crollati. Ciò comporta che sia il quarto trimestre dell’anno, sia il 2014 probabilmente dovranno fare affidamento esclusivamente sull’export (in quanto su “C” non si può contare).
Se ciò è vero, dovremo valutare: la capacità dell’economia mondiale di acquistare i nostri prodotti e di fungere da traino per il nostro pil e; il prezzo di vendita di tali prodotti (perché dal prezzo deriva il margine di contribuzione industriale la cui misura valuteremo col MOL):
Vediamo allora qualche dato:
27 settembre 2013 – AGI: “Fmi lima previsioni: Pil Italia -1,8% nel 2013 e +0,7% 2014, avanti riforme”
– Roma, 27 set. – Il pil italiano si contrarrà dell’1,8% quest’anno per poi tornare a crescere dello 0,7% il prossimo.
Cosa ci lascia perplessi in questo comunicato stampa? Oltre al fatto di essere già peggiorativo rispetto al MEF (che prevedeva +1,3% a marzo 2013 e prevede oggi +1,0%) vi sono degli elementi quantomeno inquietanti:
– I nostri principali partners commerciali per i BBF (bello e ben fatto), Germania e Francia, avranno un delta crescita economica dell’1% ma non fanno austerity;
– Gli USA che acquistano molto dall’Italia hanno una crescita dell’1% (e tra l’altro su loro pesa l’incognita default di questi giorni) ma non sanno cosa sia l’austerity;
– La crescita del Giappone, forse riducendo i Q.E., frena di un punto percentuale (un pò di austerity?);
– La Russia cresce solo dello 0,8%.
Come è possibile allora che l’Italia possa conseguire i risultati del FMI (un recupero di +0,7%) avendo adottato in pieno l’Austerity Ricardiana e per di più con un sistema bancario in cui 6 grandi banche pare abbiano problemi di bilancio equivalenti ad una finanziaria dello stato e sono per tanto costrette ad attuare colossali credit crunch?
Comincio a pensare che i dati siano taroccati!
Guardiamo anche i dati del Bilancio energetico relativi a settembre:
L’ultimo mese appena chiuso, i consumi energetici (ottimo indicatore del’andamento dell’economia e dell’industria) segnano un calo impressionante (-2,6%). Difatti, i primi 15 giorni del mese molti settori erano completamente fermi (Automotive e Metalmeccanica per l’agricoltura). Da Gennaio a Settembre, il calo dei consumi è stato deil 3,7% (-15% la termoelettrica).
Quindi già ci siamo giocati il terzo trimestre dell’anno, ed ora vedremo il quarto.
Va bene, va bene!…Questo è il passato e nulla ha a che fare con il futuro, con il 2014. Per questo? Cosa possiamo inventarci?.
Noi niente! Ci hanno pensato e ci penseranno i “Satrapi” del nostro “governatorato”! Essi, timorosi della prossima ispezione da parte degli “Occhi e delle orecchie del Re” in visita per verificare la regolare gestione della Satrapia, hanno alzato e innalzeranno ancora gli enormi tributi che i sudditi rendono al tesoro dello Stato.
Già quando uscì il MEF di Marzo prevedemmo una manovra aggiuntiva di fine anno. La conferma della sua necessità, ipotizzata grazie alla Sacra Arte dell’aritmetica (di quarta elementare), ci arriva da un quotidiano:
– QN di venerdi scorso: “Tasse e lavoro, manovra da 9 miliardi. Ma ne servono altri 5 per chiudere l’anno.”
Insomma, oltre alle accise sulla benzina e all’aumento dell’Iva di inizio mese, si prospettano manovre aggiuntive per complessivi 15 miliardi di euro: l’1% del pil.
Quale è il fine di tali manovre, dette di Fiscal Retrenchment (incremento dell’Iva e innalzamento di altre tasse o di tagli alla spesa pubblica)?
Esse hanno due scopi essenzialmente:
- raffreddare l’inflazione interna e azzerare la bilancia commerciale quando passiva (abbassando le importazioni sotto il livello delle esportazioni);
- generare un maggior gettito fiscale quando ci si accorge che per le errate stime delle precedenti manovre le entrate non coprono le spese.
Già! Stime sbagliate! E nessuno paga o mai pagherà per la propria incompetenza. Perché agli alti vertici è meglio avere degli incompetenti, fedeli perché comperati dal sistema, uomini non liberi, piuttosto che chi sa far veramente il proprio mestiere.
Come operano e cosa comportano?
Esse contribuiscono a sistemare la bilancia commerciale, non lavorando però sull’export (che alimenterebbe la domanda aggregata) ma sull’import. E cosa comportano? Una contrazione dell’import genera minor gettito IVA. Di tal guisa si rende necessaria la ricerca di un gettito aggiuntivo. Si alza il valore dell’aliquota medesima perché una minor base contributiva sia colpita da un’aliquota più alta (tale da pareggiare il precedente gettito). Ma come sperimentato nel 2013, i Consumi interni crollano notevolmente e, magicamente, avviene un ulteriore crollo del gettito. Questo costringerà il governo a fare successive manovre per compensare l’ulteriore buco nei conti.
Dunque vediamo…se non erro, dovremmo essere di fronte al paradosso di Zenone di Elea: Achille e la Tartaruga!
1) Ex ante il governo che ha entrate pari ad “X-y” e uscite pari ad “X” decide delle misure incrementali (di tasse) pari ad “y”, sicuro che otterrà il pareggio di bilancio (per ora per la parte strutturale).
2) Ex post entra in azione Pigreco (o se lo preferite Phi: che è in stretta correlazione con il primo) e vanifica parzialmente l’operato dei Satrapi. La sua veste, in questo caso, fortemente ostile a dei mediocri ragionierucoli, è quella dei già noti moltiplicatori:
– fiscali per il FMI;
– keynesiani per noi povera gente comune.
Vediamo inizialmente la veste “moltiplicatore fiscale” del team di Olivier Blanchard (International Monetary Fund).
Fonte.: “The Challenge of Debt Reduction during Fiscal Consolidation” (Luc Eyraud e Anke Weberin)
In base a questa formula possiamo stabilire che una manovra di 15 miliardi di euro (ovvero dell’1% del pil, di quell’1% sottostimato nei previsionali del deficit da Monti e Letta – all’incirca da 3,8 a 4,2% contro un semplice 3,1% – ) genererà i seguenti dati per il rapporto debito/pil:
- il primo effetto (diretto) è una riduzione del deficit dell’1% (e quindi del debito sul pil), e questo è ovvio;
- un effetto mitigante immediato: la contrazione del pil pari al moltiplicatore per il valore della misura (diminuzione del denominatore);
- un secondo effetto mitigante (figlio del punto 2) pari alle minori entrate percepite prima su un maggior pil (1% x 0,453 = – 0,453%). E, secondo loro, per ben 3 anni di seguito!!!!
Per tale formula, il rapporto debito/pil è destinato inevitabilmente a peggiorare (causa peggioramento del deficit) ad ogni manovra di tasse (ma anche di tagli) che viene effettuata.
Potenza dell’aritmetica d’alto livello (quarta-quinta elementare).
E veniamo ora, invece, al moltiplicatore keynesiano, di noi, poveri ignoranti della strada, studiosi d’economia di basso livello:
Fonte: un qualunque studente di una qualunque Università Italiana, di qualsiasi livello qualitativo, esistente sul territorio è in grado di aiutarvi a realizzare questo modello!
Questo modello contiene tutte le componenti che caratterizzano l’economia di uno stato:
– i Macroaggregati (C=Consumi; I=Investimenti; G=Spesa Pubblica; T=Tasse; BP=Bilancia dei pagamenti;
– i coefficienti vari (c=propensione ai consumi; q=Mark-Up aziende; t=livello generale di tassazione; tv=aliquota media IVA; ts=aliquota contributi sul lavoro a carico delle aziende; tv=aliquota contributi sul lavoro a carico dei lavoratori; m=propensione all’import).
Cosa ci dice questa formula?
Che se incremento di un punto di pil la tassazione generale (t=+1%), se aumento l’aliquota iva tv=+1%, quando già il mark up delle aziende “q” si è ridotto dal valore ante Monti del 35% al valore attuale del 20%, il Moltiplicatore Keynesiano si riduce di un valore pari a 0,0345.
Ora forse a voi questo dato di pochi decimali dirà poco, ma se avrete pazienza di applicare questo dato ai 720 miliardi di euro di Spesa Pubblica globale, vi ritroverete con i seguenti valori:
– riduzione del Pil = – 24 miliardi e 800 milioni di euro (-1,58% del Pil);
– riduzione del gettito fiscale globale = – 10 miliardi e 860 milioni di euro!
Ovviamente la domanda (lecita) è: Si! Va bene, ma quanto incidono le sole misure di Iva, Imu più accise e altre misure che applicheranno i Satrapi (cioè i 15 miliardi di maggiori tasse o tagli)?
Prescindendo dal valore del Mark-Up, la riduzione del moltiplicatore è pari a 0,0131 che, applicato ancora una volta ai 720 miliardi di spesa pubblica, comporta le seguenti contrazioni:
– riduzione del Pil = – 9 miliardi e 410 milioni di euro;
– riduzione del gettito fiscale globale = – 4 miliardi e 230 milioni di euro!
Dunque, ricapitolando:
- EX ANTE i Satrapi aumentano le tasse per centrare il pareggio di bilancio (in questo caso restare sotto il 3% di rapporto deficit/pil);
- EX POST: la matematica, applicando il paradosso di Achille e la Tartaruga, costringe gli infedeli (che non credono nel potere di Pigreco) ed intellettualmente limitati individui, ad un numero “elevato” di continue manovre correttive (di volta in volta inferiori) esattamente come deve fare Achille per raggiungere la Tartaruga.
Questo gioco vale oggi che si tratta di rientrare nel parametro deficit 3% del Pil (a partire da un dato di poco superiore: 3,8-4,2%). Figuriamoci cosa dovremo affrontare quando l’obiettivo sarà la mera illusione del pareggio di bilancio (deficit “0”) o quando col Fiscal Compact l’impegno dovrà essere rivolto all’ottenimento di un rapporto surplus/pil del 3%: un’infinità di manovre fiscali correttive!
Ah! Già! Dimenticavo!
Ad ogni manovra correttiva Leptas richiede l’accostamento di misure per la crescita. Vogliamo vederle? Direi che è meglio di no (per oggi). Francamente non ho voglia di causarvi disgusto per la pochezza dell’attuale classe politica e portarvi sin d’ora a rivalutare gli insegnamenti di Seneca circa l’amministrazione di uno stato. Oggi ci siamo limitati a sottoporre a critica autorevole l’operato dei nostri Satrapi. Non menti implumi, quali quelle di noi comuni mortali, vista la statura degli esaminati, ma l’inventore della “dialettica”: Zenone di Elea. Abbiamo approfittato dell’attuale governo per dimostrare empiricamente il più famoso dei suoi paradossi, un ragionamento così smisuratamente sottile e profondo da rivelare la vera natura del duo Leptas/Sakkomannis: uomini fondamentalmente inadeguati in un’impari lotta contro la più antica forza dell’universo (Pigreco), sempre pronti a vantarsi d’inesistenti successi.
Vogliamo chiudere ricordando a questi signori quanto era solito dire Esopo: “I bugiardi spacciano le loro vanterie sopratutto quando capiscono che non è presente nessuno che possa confutarli.” In questo caso, purtroppo, hanno trovato un filosofo tenace ed arguto ed una forza talmente possente da non aver la benché minima possibilità d’uscir vincenti dal confronto.
Gustinicchi Maurizio
Economia5Stelle
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