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Leonardo conquista i cieli del Bangladesh: firmata la LOI per gli Eurofighter. Torino al centro della commessa
Leonardo vola in Bangladesh: firmata la lettera d’intenti per i Typhoon L’Aeronautica del Bangladesh sceglie l’Italia per rinnovare la flotta. Battuta la concorrenza francese del Rafale, Torino si prepara all’assemblaggio dei nuovi caccia.

Un nuovo capitolo si apre per l’industria della difesa italiana in Asia. Il 9 dicembre 2025, presso il quartier generale della Bangladesh Air Force (BAF), è stata firmata una Lettera d’Intenti (LOI) con Leonardo per la fornitura futura di caccia multiruolo Eurofighter Typhoon. Un colpo importante per il nostro “Campione Nazionale”, che agisce come capofila in questa operazione, confermando l’eccellenza tecnologica del consorzio europeo e, soprattutto, la centralità della linea di assemblaggio di Torino.
La firma è avvenuta alla presenza del Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica bengalese, Hasan Mahmood Khan, e dell’Ambasciatore italiano Antonio Alessandro, segnando un passo concreto nel piano di modernizzazione “Forces Goal 2030” di Dacca.
L’addio ai MiG e l’arrivo dei Typhoon
L’operazione non è solo commerciale, ma profondamente geopolitica. Il Bangladesh sta cercando di sostituire la sua vetusta flotta di Chengdu J-7 e MiG-29. Se in passato Dacca guardava a Mosca per i suoi addestratori (come gli Yak-130), le sanzioni derivanti dalla guerra in Ucraina e le difficoltà logistiche russe hanno spinto il paese asiatico a guardare altrove.
Nonostante le pressioni della Francia con il suo Rafale, il Typhoon sembra aver avuto la meglio. Si parla di una fornitura iniziale tra i 10 e i 16 velivoli, che verosimilmente saranno assemblati negli stabilimenti Leonardo di Torino-Caselle. I rappresentanti della BAF avevano già visitato Torino all’inizio del 2025, testando l’aereo in configurazione avanzata con il radar a scansione elettronica Captor-E (AESA), una tecnologia in cui l’Italia eccelle.
Un mix pragmatico: Eurofighter e J-10C
Interessante notare la strategia di diversificazione del Bangladesh. Il paese non rompe i ponti con la Cina, ma bilancia le influenze:
Da un lato i Typhoon occidentali per la superiorità aerea di punta.
Dall’altro i probabili Chengdu J-10C cinesi (e forse i JF-17 pakistani) per fare massa.
Questa combinazione renderebbe il Bangladesh l’undicesimo operatore mondiale del Typhoon e il primo al di fuori di Europa e Medio Oriente, rompendo il monopolio regionale del Rafale francese (scelto da India e Indonesia).
Leonardo: un partner onnipresente a Dacca
La scelta del Typhoon non è casuale, ma il culmine di una penetrazione industriale italiana costante nel paese asiatico. Leonardo è già una presenza consolidata nei gangli vitali della difesa bengalese.
Ecco una panoramica della presenza italiana nel paese:
Elicotteri: La BAF opera già con diversi modelli AgustaWestland (ora Leonardo), tra cui AW109, AW119 e AW139 per addestramento e soccorso.
Droni: Il Bangladesh utilizza i droni Falco (ex Selex ES) per missioni di sorveglianza e per le operazioni di peacekeeping ONU, dove Dacca è uno dei maggiori contributori.
Radar: Nel 2019 sono stati ordinati i radar di sorveglianza KRONOS LAND, che condividono tecnologie con il radar del Typhoon, oltre ai radar marittimi Seaspray per la Marina.
In prospettiva, il “Forces Goal 2030” prevede anche l’acquisizione di velivoli da pattugliamento marittimo a lungo raggio. Con un’esclusiva zona economica di 118.000 km² da proteggere e il problema della pirateria, Leonardo potrebbe calare l’asso con l’ATR 72MP, chiudendo il cerchio di una fornitura integrata.
Ora si attende solo la trasformazione della lettera d’intenti in un contratto vincolante. Se le cose andranno come previsto, sarà una boccata d’ossigeno per la filiera aerospaziale piemontese e un successo diplomatico per l’Italia, capace di vendere alta tecnologia in un mercato sempre più affollato e competitivo.
Domande e risposte
Perché il Bangladesh ha scelto l’Italia se l’Eurofighter è un consorzio europeo? Leonardo detiene circa il 21% del programma Eurofighter, ma in questo specifico negoziato agisce come capofila (prime contractor). Questo significa che l’Italia ha gestito la campagna commerciale e diplomatica. Di conseguenza, l’assemblaggio finale dei velivoli (probabilmente della Tranche 4) avverrà presso lo stabilimento di Torino-Caselle, garantendo il massimo ritorno industriale e occupazionale per il nostro Paese, a differenza di altri ordini gestiti dai partner tedeschi o britannici.
Qual è il vantaggio strategico di mescolare caccia cinesi ed europei? È una scelta di “Realpolitik”. Acquistando i Typhoon, il Bangladesh ottiene tecnologia occidentale di punta (radar AESA, missili a lungo raggio) superiore a quella offerta da Pechino, riducendo la dipendenza totale dalla Cina. Tuttavia, mantenendo i J-10C cinesi, Dacca preserva i legami politici con il suo vicino più potente ed economico. Inoltre, diversificare i fornitori protegge il paese dal rischio di sanzioni o blocchi logistici che potrebbero paralizzare l’intera flotta se questa fosse monomarca.
Che impatto ha questa commessa sull’industria della difesa italiana oltre ai caccia? L’impatto è sistemico. La vendita del Typhoon agisce da “testa di ponte” per l’intero catalogo Leonardo. Avendo già venduto radar (KRONOS), elicotteri e droni, l’Italia crea un ecosistema logistico integrato. Questo posiziona Leonardo in pole position per i futuri contratti menzionati nel piano “Forces Goal 2030”, come i pattugliatori marittimi ATR 72MP. In pratica, si fidelizza il cliente fornendo non solo il “ferro”, ma l’intera architettura di difesa e sorveglianza.









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