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L’energia rimarra costosa nella UE comunque, con il “Net Zero”

L’associazione degli imprenditori europei mette in evidenzza come il Net Zero renderà comunque il prezzo dell’energia eccessivo rispetto ai concorrenti cinesi e statunitensi

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L’energia rimarrà costosa nell’Unione Europea, anche nel migliore dei casi, in uno scenario netto zero, ha avvertito l’associazione imprenditoriale del blocco, BusinessEurope.

Secondo uno studio dell’associazione, i prezzi dell’elettricità nell’Unione Europea sarebbero almeno del 50% più alti rispetto agli stessi prezzi negli Stati Uniti e in Cina entro il 2050, nel migliore dei casi. Questo metterebbe l’industria del vecchio continente fuori gioco. 

In uno scenario in cui la transizione verso lo zero netto viene ritardata oltre il 2050, BusinessEurope ha stimato che i costi dell’elettricità nel blocco potrebbero salire a tre volte i prezzi in Cina o negli Stati Uniti, ha riportato Bloomberg, citando lo studio dell’associazione.

I motivi dell’impennata dei prezzi, secondo BusinessEurope, sono la crescita della domanda e quelli che il rapporto di Bloomberg definisce “svantaggi intrinseci”.

“Questo metterà le aziende europee in una situazione di grave svantaggio competitivo rispetto a questi concorrenti chiave, ed è per questo che abbiamo bisogno di un’azione urgente a livello europeo”, ha dichiarato Markus Beyrer, direttore generale di BusinessEurope. “Garantire l’energia a prezzi competitivi sarà fondamentale per preservare la base industriale dell’Europa”.

Questo è essenzialmente ciò a cui si riducono gli “svantaggi intrinseci”: la mancanza di energia a prezzi accessibili per alimentare le industrie e la crescita economica. A differenza degli Stati Uniti, l’Europa dipende in modo preponderante dalle importazioni di energia e la rischiosità di questa dipendenza, soprattutto per quanto riguarda la politica estera, è diventata dolorosamente chiara nel 2022, quando la raffica di sanzioni dell’UE contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina ha portato a ritorsioni sotto forma di riduzione dei flussi di gas.
Da allora, nonostante i 24 pacchetti di sanzioni approvati da Bruxelles, l’Europa continua ad importare gas naturale russo – e petrolio, indirettamente – con la Russia che a maggio ha persino superato gli Stati Uniti come maggiore esportatore di gas nel blocco.

La promessa della transizione energetica è quella di un’energia accessibile e affidabile, ma gli scettici hanno ripetutamente notato che soddisfare entrambe le condizioni con l’eolico e il solare, anche con l’aiuto di batterie, è fisicamente impossibile. Quindi la prospettiva resta estremamente negativa e apre la strada a una deindustrializzazione dell’Europa.


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