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L’embargo a Cuba e l’inutilità delle Nazioni Unite

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All’ONU si è votata, per la ventiseiesima volta, una risoluzione diretta all’abolizione dell’embargo a Cuba, che ormai dura dall’ottobre 1960, allorquando J.F. Kennedy lo impose.
Si è trattato, anche questa volta, di un vero plebiscito. Ben 191 paesi si sono detti favorevoli all’abolizione dell’embargo. Hanno votato contro unicamente USA ed Israele.

Tale esito del voto pone l’accento su una riflessione che ho già fatto in passato, ma che resta di fondamentale importanza se si vorrà, nei prossimi anni, tentare di mantenere la pace tra le grandi potenze del globo. In sostanza, nonostante la schiacciante maggioranza per l’abolizione dell’embargo, esso rimarrà immutato visto che non esiste alcun mezzo giuridico per contrastare le politiche americane. Infatti gli USA dispongono del diritto di veto in seno alle Nazioni Unite, in quanto membro permanente del consiglio di sicurezza.

Dunque non è possibile andare oltre le mere richieste, infatti, benché l’intero mondo sia contrario all’embargo, l’esistenza del diritto di veto rende impossibile ogni vero provvedimento. Ad onor del vero gli USA si sono detti ultimamente favorevoli a chiudere la lunga pagina dell’embargo, ma questo voto rimane comunque un esempio di come il diritto di veto impedisca l’esistenza di una vera democrazia mondiale.

Se i cinque membri permanenti del consiglio di sicurezza possono bloccare unilateralmente ogni determinazione delle Nazioni Unite, è chiaro che non esiste nessuna forma democratica che possa mantenere la pace. Essa è sempre e solo dipendente dai rapporti di forza fra queste cinque nazioni, che poi non sono altro che le potenze vincitrici della seconda guerra mondiale (Francia, Gran Bretagna, USA, Russia e Cina).

Dunque, dopo settant’anni, i cinque Paesi che hanno vinto la seconda guerra mondiale pretendono ancora di valere più di tutti gli altri, portandoci a grandi passi verso la terza.

Tale situazione è inaccettabile e peraltro, in punta di diritto, renderebbe pacificamente inammissibile la partecipazione stessa dell’Italia all’ONU. Infatti l’art. 11 Cost prevede che le limitazioni di sovranità (a fini di pace) possano avvenire solo in condizioni di reciprocità tra le nazioni. Non sussistono condizioni di reciprocità con Stati che vantano il diritto di veto, è ovvio.

Se l’Italia avesse statisti al timone, invece che “Yes man” al soldo della finanza mondiale, sarebbe doveroso spingere per l’abolizione di questo “diritto”, che oggi più che mai rappresenta una vergogna mondiale e consente agli interessi di pochi di prevalere su quelli comuni di tutte le nazioni del pianeta.
Speriamo in una franca riflessione sul punto.


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