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Economia

L’elefante nella stanza: i 75 trilioni di dollari in derivati di Deutsche Bank sono 20 volte maggiori del PIL tedesco

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È forse estremamente ironico che l’ultima volta che abbiamo fatto un’approfondita analisi della situazione finanziaria di Deutsche Bank era precisamente un anno fa, quando la banca più grande d’Europa (e del mondo per qualcuno) ha stordito i suoi investitori con una diluzione del 10% delle sue equity. Perché aumentare il capitale se tutto fosse stato “fantastico” come la BCE ha promesso sarebbe stato?! Si è scoperto che niente era fantastico, ed infatti DB procederà ad una massiccia campagna di de-leveraggio del bilancio per il prossimo anno, con la quale disporrà di tutte le pessime “cose” nel suo bilancio durante l’implacabile “dash for trash” rally ispirato dalla Fed e dalla BOJ in modo da non spaventare gli investitori per qualsiasi altra cosa che Deutsche “copre”.

Lo abbiamo notato perché qualche tempo fa Deutsche Bank lo ha fatto ancora, quando ha annunciato che avrebbe emesso ulteriori 1,5 miliardi di € in capitale Tier 1.

“L’emissione sarà il terzo passo in una serie coordinata di misure annunciate il 29 aprile 2013, per rafforzare ulteriormente la struttura patrimoniale della banca e far seguire un aumento di 3 miliardi di euro di capitale azionario nell’aprile del 2013 e l’emissione di 1,5 miliardi di dollari in titoli CRD4-compliant Tier 2 nel maggio 2014. La transazione annunciata oggi è il primo passo verso il raggiungimento del volume globale mirato di, circa, 5 miliardi di euro di capitale CRD4 compliant Additional Tier 1 che la banca prevede di emettere entro la fine del 2015”.

Ok, quindi a posteriori niente è fantastico a Francoforte e per tutte le costanti bugie sull’aumento delle sofferenze e l’aumento dei flussi di cassa, tra le banche – in particolare quelle che nemmeno la BCE può salvare quando arriva il momento critico – Deutsche è pessima come lo era un anno fa.

Così, come un anno fa quando abbiamo deciso di dare un’occhiata alla finanza della banca per capire come mai DB stava “rimescolando” per “diluire” i suoi azionisti e raccogliere qualche misero miliardo di contanti, anche quest’anno, abbiamo avuto il piacere di leggere il report annuale delle mega-banca europea.

Quello che abbiamo trovato, mentre non sorprende chi ha letto il nostro articolo un anno fa “ A 72,8 trilioni di dollari, presentiamo la banca con la più grande esposizione in derivati del mondo (suggerimento: non è J.P. Morgan)”, è altrettanto stridente.

Perché mentre la più grande banca americana per attività, e certamente per l’ego del suo CEO, che sarebbe J.P. Morgan, aveva un enorme nozionale di 70,4 trilioni di dollari in derivati (tra futures, opzioni, forward, swaps, CDS, FX e così via), Deutsche Bank lo ha, ancora una volta, insabbiato bene.

Il numero in questione?! 54.652.083.000.000 di € che, convertiti in dollari americani all’attuale tasso di cambio ammontano a 75.718.274.913.180 di $. Che sono 5 trilioni di $ in più del totale di derivati detenuti da J.P. Morgan.

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Come abbiamo spiegato lo scorso anno, la buona notizia per i ragionieri e gli azionisti di Deutsch Bank e per i maestri della bugia della Germania, è che attraverso la magia del netto questo numero collassa in 504,6 miliardi di € in esposizione positiva a valore di mercato (attività) e 483,4 miliardi di € in esposizione negativa a valore di mercato (passività), entrambe le quali sono le maggiori attività e passività nel bilancio della società di 1,6 trilioni di €, ricordatelo (in diminuzione dai 2 trilioni di un anno fa: un de-leveraggio del 20% che secondo DB “è stato principalmente guidato dai tassi di interesse sui derivati e dagli spostamenti della curva dei rendimenti del dollaro americano, dell’euro e dalla sterlina inglese durante l’anno, dei movimenti dei tassi di cambio nonché della ristrutturazione del commercio per ridurre il mark-to-market, migliorando il netto ed aumentando la compensazione”) e susseguentemente crolla, ancora di più, in un numero da “piccolo pacchetto ordinario” di soli 21,2 miliardi di € nel totale di attività in derivati.

E come abbiamo spiegato l’anno scorso e tutte le altre volte che abbiamo avuto il dispiacere di dover spiegare la realtà di lordo contro netto, questo espediente contabile funziona in teoria, ma in pratica cade a pezzi nel momento in cui c’è una discontinuità nella catena dei collaterali, come abbiamo ripetutamente dimostrato in passato (e certamente quando si congelano le condutture dei finanziamenti ombra), non solo il numero di 21,2 miliardi di € cessa di rappresentare qualcosa di reale, ma l’esposizione reale netta in derivati, anche prontamente, diventa il numero lordo, da qualche parte “a nord” di 75 trilioni di dollari.

Le conclusioni di questa storia non sono cambiate nemmeno di un po’ dall’anno scorso: questa epica esposizione in derivati è la ragione principale del perché la Germania, scalciando e urlando teatralmente negli ultimi cinque anni, ha fatto tutto quello che era in suo potere, anche “cedere” alla BCE, per assicurarsi che non ci sarà un crollo con effetto domino sulle banche europee, che farebbe abbastanza certamente precipitare proprio in una rottura della catena del collaterale e della conversione netto-lordo, che è la causa per la quale Anshu Jain e tutti gli altri CEO delle banche si svegliano intrisi di sudore tutte le notti.

Infine, solo per mettere tutto in prospettiva, sotto c’è un grafico che mostra entrambi i PIL di Germania e Europa comparati con l’esposizione totale in derivati di Deutsche Bank. Se non altro dovrebbe chiarire, una volta per tutte, chi sta veramente portando i colpi di una distruzione reciproca assicurata in Europa.

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Come sempre, non c’è nulla di cui preoccuparsi: questi sono 55 trilioni di esposizione in derivati, se tutto dovesse andare veramente, veramente male, sarebbero sostenuti dalla “più che equa” cifra di 522 miliardi di € in depositi, poco più di 100 volte meno.

Fonte: Zero Hedge

Traduzione a cura di Luca Pezzotta di Economia Per I Cittadini


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