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Conti pubblici

LA LEGGE DI STABILITA’ CHE DESTABILIZZO’ IL FUTURO

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Da Vincitori e Vinti di Paolo Cardena’

 

 

La Legge di Stabilità varata ieri dal Governo e ora al vaglio di Bruxelles, dal lato delle entrate, tra le altre cose, sembrerebbe che preveda l‘aumento della tassazione sul risultato di gestione dei fondi pensione, spacciando questa misura per una tassazione delle rendite finanziarie. Cosache ovviamente non è, in quanto si tassano parte dei flussi di reddito futuri, e non rendite finanziarie.

Quindi, al netto del fatto che si tratta di previdenza complementare, ossia di una parte integrativa del reddito che si avrà (?) in età pensionabile, l’aumento della tassazione sui fondi pensione, con redditi in calo che potranno essere in parte compensati dalla possibilità di ricevere il TFR in busta paga, infliggerà un duro colpo alla previdenza complementare.
 
Quella adottata dal governo è anche  una soluzione in netto contrasto con le politiche di walfare introdotte nell’ultimo ventennio che, stante l’impossibilità da parte dell’ente previdenziale pubblico di poter erogare assegni tali da  garantire “adeguati” flussi di reddito in età pensionabile, hanno comunque cercato di favorire lo sviluppo del secondo pilastro previdenziale, assoggettandolo ad  un trattamento fiscale “privilegiato”.
La scelta, quindi,  è aggravata anche  dal fatto che si cerca di rimandare a domani quelli che sono i problemi di oggi, contraendo un debito con il futuro. Ossia quando si faranno più intensi gli squilibri prodotti da fattori demografici che giocano drammaticamente a sfavore dell’Italia. (Sul tema  TFR potete leggere  questo post, ma anche questo)
Siccome sanno benissimo che lo stato di bisogno di un ampio segmento della popolazione è elevato, anzi elevatissimo, evidentemente hanno pensato che erogare il TFR  busta paga, possa costituire una misura idonea ad integrare, almeno in parte, la caduta del reddito disponibile.
Perfetto, ma finisce qui? Neanche per sogno. Poiché temono che il mondo delle imprese si rivolti contro questo provvedimento per via della liquidità che verrebbe sottratta al sistema già agonizzante, allora che fanno? Decidono che si potrà godere del TFR in busta paga solo su basa volontaria. Quindi sarà il lavoratore che deciderà se riceverlo o meno, restringendo così -agli occhi del mondo delle imprese- la platea di soggetti interessati. Ma il bisogno rimane comunque elevato.
Siccome sono con l’acqua alla gola e necessitano di materia imponibile da colpire, temendo che il TFR maturando venga versato a favore dei fondi pensione (sfuggendo così all’imposizione di cui lo stato ha bisogno), allora devono fare in modo di disincentivare il versamento nei fondi. Ecco qua che aumentano la tassazione sulla previdenza complementare,spacciando all’opinione pubblica che si trattano di rendite finanziarie: cioè spacciano la vostra pensione futura  (???) per rendita fiananziaria. Robe da non credere, insomma.
In questo modo prendono due piccioni con una fava:
Il primo, per via della tassazione sulla previdenza complementare, che dal 11.5% balza al 20% (cioè +75% di incremento), in modo da disincentivare il versamento nei fondi.
Il secondo, per via della tassazione del TFR in busta paga, tassato secondo l’aliquota marginale Irpef, e non secondo i criteri della tassazione separata (come viene tassato tipicamente il TFR); quindi un maggior aggravio tributario per chi, magari in condizioni di necessità, decide di ricevere il TFR in busta paga.

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