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LEGGE HARTZ IV: UN ESEMPIO DA NON SEGUIRE L’ inferno coercitivo del Reddito di Cittadinanza Tedesco (di Rosalba Fragapane)

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Siamo tutti d’accordo che una politica per il contrasto alla povertà nel nostro paese vada attuata. Ad oggi del reddito di cittadinanza, noto cavallo di battaglia del M5S, introdotto nella nota di aggiornamento del Def lo scorso 27 settembre e per il quale sembrerebbero previsti 10 miliardi di euro, non si conoscono con certezza i termini legislativi, né si sa come sarà modulato. Ma ci sono alcuni aspetti che non vanno sottovalutati e che devono essere seriamente presi in considerazione PRIMA di dar vita ad un provvedimento così importante. E questa volta non stiamo parlando degli effetti economici che una misura strutturale simile potrà avere sul bilancio dello Stato. Questa volta non ci addentreremo nel groviglio dei conti. No. Stiamo parlando di qualcosa di molto peggiore ovvero quello che accade ed è accaduto nella vita dei cittadini di altri Stati Europei, dove norme di questo tipo sono già in vigore da tempo. Di disoccupati che hanno percepito negli anni e percepiscono attualmente un sostegno economico dal proprio Stato, invece di avere un regolare lavoro, sicuro con busta paga e contributi versati. Ci si sta chiedendo al di là di ogni ragionevole dubbio se questa misura sia una panacea o se nell’analisi dei suoi effetti non sia persino peggiorativa sulla vita delle persone bisognose. E poiché in molti prendono come modello sempre la solita “Germania”, analizziamo come stanno effettivamente le cose nella così decantata machtige Deutschland.

Infatti, basta entrare nel meccanismo della Legge Hartz IV, a cui lo stesso M5S ha fatto riferimento come misura da eguagliare per rendersi conto che il progetto attivato in Germania 16 anni fa per rilanciare le politiche del lavoro non ha affatto prodotto risultati così positivi: ma si è rilevato un progetto intrinsecamente ordoliberista, ammantato da un’aura fumosa di neoliberismo, fondato sulla svalutazione del lavoro e sulla povertà diffusa. Una sorta di marchio a vita, dal quale non si esce mai, che annienta la dignità delle persone, delle famiglie, dei minori, che vengono controllati a vista addirittura nei loro movimenti e che sono costretti a vessazioni continue da parte dei centri per l’impiego (408 circa) dislocati nelle città tedesche e che in realtà al di là della propaganda non ha neppure risolto il problema della povertà e dell’emarginazione. In Germania Hartz IV è dato anche agli stranieri e oggi Merkel sta rivalutando in negativo questo sistema che non è più neppure sostenibile per la loro economia.

Qualche giorno fa è giunta la notizia di una donna italiana con due figli che sta per essere buttata fuori dalla Germania perché non gli verrà dato più alcun sussidio. Le critiche ad Hartz IV sono continue sui media, sul web, nei giornali tedeschi; si sono formati gruppi di sostegno per aiutare gli Hartz ( aiuti legali e banchetti fuori dai Jobcenter) e ciò accade da anni …. Si proprio così. Anzi già nel 2003-2004, quindi poco dopo il via, centinaia di migliaia di persone disoccupati e dipendenti scesero in piazza insieme ad alcuni sindacati di estrema sinistra ed altri di destra contrarissimi, mettendo in difficoltà i sindacati tradizionali. Per 2 anni ogni Lunedì scendevano in piazza a protestare tanto che veniva chiamata appunto “La Protesta del Lunedì. Ma qui in Italia sembra che nessuno se ne sia reso conto, forse gli intellettuali e politici italiani sono poco avvezzi alla lingua tedesca? Basta calarsi nella realtà del paese germanico per comprendere che questa politica sociale ha spinto nell’emarginazione ancora di più quella fascia di cittadini poveri, anziché che aiutarli veramente. Le persone che prendono Hartz IV in Germania non possono mettersi da parte due lire, il loro conto corrente è controllato, la vita personale e intima è schedata, ad alcune donne single è stato chiesto di dare il nominativo dei padri con cui avevano concepito i loro figli; gli Hartz sono sottoposti dai “famelici” e spesso impreparati funzionari dei Jobcenter (molto impegnati a portare a casa lo stipendio e gratificazioni dovute a più controlli) a continue minacce, sanzioni e vessazioni. E’ il caso riportato in una intervista apparsa su DeBerlinerzeitung.de della signora Frigga Wendt madre di un bambino e laureata in fisica che è stata obbligata a lavorare in un locale a luci rosse e sexy shop perché se no gli veniva tolta anche la casa. Scalpore ha fatto una intervista pubblicata poche settimane fa sul sito Vice.com a Sarah Heinrich, 17 anni, una studentessa del Nord-Reno Westfalia che vive con sua mamma e che sopravvive con il sussidio e dove lei racconta la sua vita da figlia di Hartz IV, un’intervista a dir poco drammatica, che è poi finita in televisione. Due soli esempi, ma ce ne sarebbero a decine, recenti e non.

Facciamo un breve excursus storico per capire un po’ meglio.

Correva l’anno 2002. L’euro era entrato in vigore in Europa da un anno, mentre erano trascorsi dodici anni dal lontano 3 ottobre del 1990, anno in cui la DDR cessò di esistere. Il 2° Governo Schroder ( socialdemocratico/verde) decise di promuovere una riforma del lavoro per rilanciare l’economia tedesca e affidò a Peter Hartz, capo del personale della Volfswagen (un signore che successivamente nel 2007 fu condannato a due anni di carcere e al pagamento di 500.000 euro di multa per aver comprato la pace sindacale corrompendo i membri del Consiglio di Fabbrica con regali, viaggi e bustarelle ) il compito di studiare un piano preciso per contrastare il problema della disoccupazione, nell’ambito del progetto generale di deregolamentazione del lavoro detto Agenda 2010. Di fatto dopo la riunificazione si doveva tentare di superare il grosso problema di 6 milioni di persone senza lavoro (esattamente quelle che oggi abbiamo in Italia) e che dopo 10 anni dalla caduta del muro di Berlino non erano ancora stati ancora assorbiti e il percorso era ancora lungo in questa direzione. La Germania di allora non era affatto quella di oggi, vi erano grosse sacche di arretratezza e di mancanza di sviluppo (e queste in parte ci sono ancora), il paese contava economicamente quasi solo sul mercato interno. Il problema di questa massa di poveri doveva dunque essere risolto e contemporaneamente si doveva dare il via allo sviluppo verso i mercati esteri. Il senso della costituzione di una Moneta Unica a somiglianza del marco tedesco fortemente voluta andava nella direzione di un predomino, un predominio che poi andò scapito soprattutto di alcuni paesi come il nostro: l’Italia di allora era invece la 1° manifattura in Europa, poi seguì la desertificazione delle aree produttive in Veneto, Emilia Romagna, Lombardia ecc e per noi fu la debacle. Ma questa è un’ altra storia.

In un quadro simile, il governo di sinistra di Schroeder e per alcuni osservatori solo un governo così orientato poteva pensare ad un piano simile che poteva aver l’appoggio dei principali sindacati tedeschi da sempre vicini alla SPD, si spinse in questa direzione e fu il primo in Europa. Ma la filosofia da regime inquisitorio era già geminata nel manifesto firmato nel giugno 1999 da Schroder e dal suo omologo britannico Tony Blair intitolato non a caso ” Europa, la terza via, il nuovo centro”.

I due paladini della moderna socialdemocrazia e di quella globalizzazione che stava mettendo le sue radici proclamavano “la necessità di trasformare quella sicurezza di un guadagno sociale in un trampolino di lancio verso la responsabilità individuale del singolo – si diceva inoltre –un lavoro part-time o un lavoro poco remunerativo è meglio di nessun lavoro, perché questo faciliterà il passaggio dalla disoccupazione piena almeno ad una disoccupazione ridotta”. Secondo Christoph Butterwegge, docente all’Università di Colonia, “Quello fu un momento tragico, fu un qualcosa che portò alla più importante rottura sociale dello stato socialdemocratico tedesco dai tempi di Bismarck- e precisa –in pratica si dichiarava che un mezzo povero era sempre meglio di un povero totale”. Oggi, in Germania i disoccupati sono poco meno di 3 milioni (dei 6 milioni del 2002). Ma il Jobwunder non si è realizzato. Moltissimi sono impiegati in lavori a basso reddito, periodici, alcuni giovani sono impiegati per due, tre euro per lavori di una giornata o anche per poche ore (mini-job). Ad alcuni viene dato un sostegno per l’affitto o un appartamento ma spesso sono case fatiscenti. Gli impieghi sono in gran parte nel settore dei servizi e del commercio, come voluto del resto da Schroder per sviluppare l’economia. La Germania ha semplicemente irreggimentato la precarietà e reso la povertà in alcuni Land, soprattutto nella parte orientale, un fatto endemico, attuando un regime di controllo sui cittadini poveri tra i più coercitivi d’Europa. Gli Hartz sono degli emarginati sociali a vita, che spesso nascondono la loro condizione.

Ma tutto questo è stato possibile, secondo Helga Spindler, docente di diritto pubblico All’Università di Duisburg e che sull’argomento ci ha scritto un libro “War die Hartz-reform auch ein Bertlsmann projektz?” soprattutto grazie alla potente Fondazione Bertlsmann, accreditata fra i media e giornalisti di area con convegni, operazioni di marketing di ogni tipo. Senza l’influenza della Fondazione il governo di Schroeder non sarebbe mai riuscito ad avviare questo piano.

Recentemente si è parlato sui giornali che Macron sarebbe interessato a riformare il sussidio anche in Francia. Erroneamente si è detto subito in Italia che il Presidente francese voleva imitare le politiche del M5S, che vogliono proporre un reddito di cittadinanza sul modello tedesco, così osannato. Ma non è proprio così. Perché in Francia il dibattito è aperto ai più alti livelli … da anni.

Si pensi solo che non appena venne fuori la notizia che Hollande sotto il suo mandato voleva assumere Peter Hartz come consulente, successe un putiferio. Tanto che fu costretto a smentire con una nota ufficiale. Oggi Macron da quando ha messo piede all’Eliseo più volte ha affermato che: “Il cancelliere Schroeder ha fatto molto per il suo paese, lo ha trasformato in una vera potenza grazie alle sue riforme del lavoro” e in un discorso che tenne il 3 luglio 2017 a Versailles davanti ai parlamentari riuniti Macron ha infatti dichiarato: “Dobbiamo proteggere i deboli e i più poveri intervenendo e pesando in modo efficace nel loro destino” parole che a molti non sono piaciute affatto.

Francamente non ci è chiaro se e come sia possibile che il M5S che tutto sembra tranne che vicino o prossimo alla socialdemocrazia tedesca, possa pensare che il RdC possa risolvere il problema della povertà nel nostro paese. Da queste pagine apprezziamo il coraggio del Governo mostrato con la proposta dello sforamento al 2,4 % del debito, i soldi sono necessari per attuare il cambiamento “profondo” che i cittadini si aspettano.

Ci sembrava di aver capito “i grillini” non avessero niente in comune con Macron, né con la classe dominante neoliberista dei salotti buoni e ordoliberista dei cosidetti poteri forti. Ecco vorremmo solo dare un suggerimento: pensate veramente di applicare regole simili ai cittadini del Sud Italia? Pensate che svalutare il lavoro per pochi euro all’ora sia quello che al Sud si aspettano? Oppure non sarebbe meglio per esempio cominciare un’ immediata politica di investimenti pubblici? Le scuole italiane non sono a norma, mancano strade, ponti, collegamenti, alcuni porti del Sud Italia potrebbero diventare strategici per l’economia non solo italiana ma globale. Costruire strutture turistiche di livello e quindi fognature, condutture per acqua e dare la fibra per poter usare internet in tutto il Sud Italia non sarebbe più proficuo? Usare fino all’osso tutti i fondi strutturali, mettendo uffici nelle Regioni con impiegati preparati invece che tutto concentrato in un ufficio di Roma … fondi che rischiamo di perdere per sempre e che potrebbero essere usati per investire è una delle prime cose da fare. Controllare tutte le concessioni statali e rivedere i termini economici per non perdere più miliardi di euro che potrebbero essere investiti per creare lavoro, assumere giovani, donne, e disoccupati con contatti di lavoro veri potrebbe essere la vera e definitiva soluzione al problema della povertà.

Infine ci viene in mente la Signora Teresa May che alla recente convention dell’ Onu parlando davanti a tutti i paesi del Mondo ha detto: Il Regno Unito diventerà presto il paese con il livello di tassazione più basso del mondo, per cui vi invitiamo tutti a venire ad investire nel Regno Unito.


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