Economia
L’editoria italiana al bivio: Elkann dice addio a Repubblica e La Stampa?
Exor si preparerebbe a cedere Repubblica e La Stampa: la holding degli Agnelli-Elkann sarebbe a un passo dal vendere le due storiche testate a un gruppo greco e a un imprenditore italiano, chiudendo un’era per l’editoria.
Una notizia di quelle pesanti, che ancora non si legge sulle prime pagine ma che circola con insistenza nei corridoi giusti, sta per scuotere il panorama mediatico italiano. Pare infatti che l’era di Exor, la holding della famiglia Elkann-Agnelli, nel salotto buono dell’editoria stia per concludersi in modo tanto rapido quanto era iniziata. La voce, sempre più forte, parla della vendita imminente dei due pilastri del gruppo GEDI: Repubblica e La Stampa.
La dismissione, a quanto si dice, non avverrebbe in un unico blocco, ma seguirebbe percorsi separati, quasi a voler massimizzare il ritorno da un investimento durato, tutto sommato, una manciata di anni.
Secondo le indiscrezioni, i nuovi proprietari sarebbero già stati individuati:
- La Repubblica: Sarebbe destinata a passare in mani greche, quelle di Antenna Group della famiglia Kiriakou, un player internazionale nel settore dei media. La due diligence sarebbe ormai conclusa e l’annuncio una questione di giorni, o al massimo di settimane.
- La Stampa: Tornerebbe invece sotto un’influenza più “locale”, per quanto sempre finanziaria, con l’accordo già definito con il gruppo Nem dell’imprenditore veneto Enrico Marchi.
L’obiettivo di Exor di incassare circa un miliardo di euro dalla vendita dell’intero pacchetto editoriale (che include radio e concessionaria pubblicitaria) potrebbe non essere stato raggiunto, ma l’operazione segnerebbe comunque la fine di un capitolo significativo.
Una breve storia di un dominio fulmineo
Per comprendere la portata di questa possibile uscita di scena, vale la pena ripercorrere le tappe con cui Exor ha preso il controllo di GEDI, un tempo feudo della famiglia De Benedetti.
Un’operazione lampo, durata meno di cinque anni dal primo accordo alla probabile cessione. Viene da chiedersi: perché?
Missione compiuta, si smobilita
Una lettura maliziosa, ma non per questo meno plausibile, suggerisce che l’acquisizione di due giornali storicamente influenti sull’opinione pubblica di centrosinistra sia servita a uno scopo ben preciso: gestire e “addormentare” il dibattito durante la fase più delicata della trasformazione dell’ex-FIAT. Mentre FCA veniva fusa con la francese PSA per dare vita a Stellantis, con un progressivo spostamento del baricentro decisionale e produttivo fuori dall’Italia, le voci critiche sono state quantomeno attenuate.
Oggi, con FCA che non esiste più e con un’industria automobilistica nazionale ridotta ai minimi termini, quella “missione” può dirsi compiuta. Il gruppo editoriale, a questo punto, non è più un asset strategico, ma un complesso aziendale da cui trarre profitto per poi lasciarlo al suo, probabilmente non roseo, destino. Una notiziona, insomma, per chi ancora crede nel ruolo del giornalismo e si interroga sul suo futuro.
You must be logged in to post a comment Login