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Le verità nascoste – di Raffaele Salomone Megna

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“ Le verità nascoste ” di Raffaele SALOMONE MEGNA

 

Il nove luglio ultimo scorso    SKY ha mandato in onda lo speciale “Euro sì, euro no. La parola agli italiani”, condotto in studio da Alessandro Marenzi, che verteva sostanzialmente sull’analisi dei risultati di un sondaggio  eseguito da Quorum/Youtrend in esclusiva per la testata.

Trasmesse anche una serie di  interviste ad imprenditori ( esportatori ) e famiglie ( con mutuo ).

Quando si parla di indagini statistiche il limite tra scientificità e ciarlataneria è molto esiguo, per cui  diamo per scontato che per l’argomento in questione sia stata stabilita correttamente la rappresentatività del campione e   sia stato scelto un metodo di campionamento adeguato e che tutto sia stato fatto secondo quanto indica la dottrina.

Infatti, la finalità di questo articolo è quella di operare una critica alla trasmissione “ tout cort ” e di dimostrare come con domande, poste in maniera differente, dal campione prescelto  ci sarebbero state risposte assolutamente diverse.

Nello speciale erano altresì invitati   per commentare i risultati gli ospiti di cui appresso:

 

Sebastiano BARISONI  conduttore di Radio 24, la radio de il “ Sole 24 ore”, e membro del consiglio di amministrazione di OXFAM Italia, ONG internazionale specializzata in aiuti umanitari e progetti di sviluppo;

 

Guido BRERA cofondatore e responsabile dei sistemi informativi ( CIO )  di Kairos, la società di gestione del risparmio più importante d’Italia, finanziere e scrittore;

 

Daniela DI CAGNO professore ordinario di Microeconomia presso la Facoltà di Economia della Luiss “Guido Carli” di Roma, libera università fondata da Umberto Agnelli ( Confindustria )  nel 1974;

 

Antonino GALLONI, detto Nino, che non necessita di presentazioni  ai lettori di Scenari Economici.

 

Come si evince ictu oculi, il parterre degli invitati era piuttosto sbilanciato a vantaggio del pensiero economico mainstream senza contare il Marenzi stesso che, nonostante facesse professione di terzietà ed imparzialità, aveva sempre un sorriso sardonico tutte le volte che ha parlato Nino Galloni, cosa questa  particolarmente deprecabile.

Ma riportiamo le domande poste da SKY al campione rappresentativo dei circa 51.000.000 di   elettori italiani :

 

Prima domanda

 

Vorresti un referendum sull’euro?

 

Si = 34,4%      No = 65,6%

 

Seconda domanda

 

In caso di referendum come voteresti?

 

Si Euro = 74;1%   No Euro = 34,4%  Non so = 3,4%

 

Terza domanda

 

In caso di uscita dall’euro toglierebbe i soldi dalla banca?

 

Si = 46,2%    No = 53,8%

 

Quarta domanda

 

Chi ha più responsabilità della situazione economica italiana?

 

L’Italia = 74%  La Germania = 26%

 

Quinta domanda

 

E’ giusto che lo spread influenzi le politiche dell’Italia?

 

Si =28%   No 72%,

 

Nello studio c’era una malcelata soddisfazione per gli esiti del sondaggio, oltre per quanto emerso nelle interviste.

Unica voce dissonante quella di Nino Galloni.

I risultati di questo sondaggio ad una analisi sommaria ed approssimata sarebbero   un epinicio per la moneta europea.

Noi invece non crediamo che sia così.

Infatti, le ultime tre  risposte alle domande del sondaggio non dovrebbero far dormire sonni tanto tranquilli agli “euroinomani” nostrani, poiché si evince incontrovertibilmente:

 

  1. a) che c’è un’insofferenza ai così detti “vincoli esterni”, unita ad  una precisa richiesta che la politica torni a governare le sorti del paese e non sia più la cinghia di trasmissione dei desiderata  di lobby e potentati sia autoctoni che alloctoni;

 

  1. b) che la responsabilità della triste situazione in cui versiamo è imputabile solamente alla classe dirigente nostrana, rectius Prodi, Amato, D’Alema, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Napolitano  e compagnia bella, e non certo alla Germania che ha perseguito i propri interessi, come è giusto che sia;

 

  1. c) che in caso di uscita dall’euro la maggioranza dei cittadini  non si precipiterebbe a ritirare i soldi dalle banche, perché ha fiducia nell’economia italiana e nel nostro sistema produttivo e perché, nonostante tutto, l’Italia non è la Grecia e neanche l’Argentina.

 

Proviamo a sostituire le prime due domande  con queste:

 

Sei disposto, per restare nell’euro, a tagliare stipendi e pensioni del 25%?

 

Sei disposto, per restare nell’euro, a garantire con i tuoi beni il debito sovrano dell’Italia?

 

Certamente  le risposte sarebbero state nella stragrande maggioranza per il no.

A questo punto la situazione che emergerebbe dal sondaggio sarebbe del tutto opposta a quanto  si è affannato a dimostrare il buon Marenzi e compagnia cantando.

Gli italiani sono ormai stanchi di essere vessati e strozzati per un progetto distopico che non porterà da nessuna parte se non ad una terzomondializzazione dell’Italia.

Queste trasmissioni di  SKY e di altre emittenti chiaramente non sono super partes, quando poi nascono da disinformazione, visto che si confondono sfacciatamente, ad esempio,  la svalutazione con l’inflazione.

Analisi di tal genere  ora hanno solamente come  unico obiettivo quello di far passare  l’idea che l’euro ha dei problemi, ma che sarebbero ancora maggiori i guasti provocati da una uscita dell’Italia da esso.

Assolutamente kafkiane le interviste agli imprenditori esportatori i quali, preoccupati solo  dell’aumento delle materie prime, tralasciavano del tutto gli incrementi di vendita dei loro prodotti  prezzati in valuta debole.

Non ci dilunghiamo su quanto detto in trasmissione relativamente ai mutui contratti   dalle famiglie. E’ il caso di ricordare che, secondo il codice civile, per i mutui stipulati in Italia, trova applicazione la lex monetae e quindi, una volta usciti dall’euro,  sarebbero rinominati nella nuova divisa nazionale, secondo un cambio uno a uno.

Per quanto concerne l’onerosità degli interessi, essi non vanno valutati in assoluto ma con riguardo all’inflazione. Più  semplicemente l’inflazione agevola sempre il debitore.

In conclusione, i termini della questione sono ben altri e non si riconducono certo alla scelta euro sì euro no.

L’euro è un sistema di governo, è un disegno sociale  e le crisi sono funzionali ad esso.

Come tutti i patrioti e i liberi pensatori ci auguriamo che prima o poi il popolo italiano   si possa esprimere su precise questioni, quali:

se si vuol  perseguire la massima occupazione o la stabilità dei prezzi;

se la Banca Centrale debba essere indipendente o sottostare al controllo politico;

se il tasso di interesse debba essere fissato dai mercati o dal ministro del Tesoro;

se le Banche che erogano i prestiti ad imprese e famiglie debbano essere o non divise da quelle che fanno operazioni finanziarie;

se l’Italia debba fare una politica mercantilistica o basarsi prevalentemente  sulla crescita interna.

Questo è l’ubi consistam, il resto solo quisquilie e pinzillacchere.  

La nostra  analisi, sicuramente più accorta e profonda,  del sondaggio proposto da SKY fa invece comprendere  come gli italiani siano ormai pronti a riprendersi il governo del proprio destino.

Così come avvenne dopo la seconda guerra mondiale.

 

Raffaele SALOMONE MEGNA

 


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