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LE ULTIME LETTERE DI JACOPO BARRA CARACCIOLO

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Girolamo Barra Caracciolo, che mutò il suo nome in Jacopo in onore del filosofo Jean Jacques Rousseau, ieri è stato protagonista di un tweet molto particolare.

Prima di mostrarvelo, mi prendo la libertà di farvi una piccola introduzione, senza la quale non sarebbe possibile comprendere sino in fondo il cinguettio.

Il nostro Jacopo, assieme al suo valoroso amico di sempre, Antonio Maria Rinaldi, partecipa venerdi sera alla trasmissione LINEA SERA, di Canale Italia, condotta da Vito Monaco:

Come avviene anche nei suoi sobri e schematici scritti, le sue parole sono sempre infarcite di amore per la patria. “Il sacrificio della patria nostra è consumato…” si legge come incipit nelle sue lettere al popolo internettiano, di tal guisa che la sua delusione, per la fine della democrazia nello stivale, si sveli già nella prima riga di ogni missiva d’amore.

Purtroppo per lui, venerdi sera è costretto ad incrociare il solito materialista (eurista) dal credo DEBT-FREE IS BEAUTIFUL. E come è lapalissiano, il ROMANTICO che è congenito in ogni INTELLETTUALE, si scontra con l’utilitarista incapace di andare oltre a quello che la società del pensiero unico divulga con tutte le proprie forze: l’utile materiale come norma fondamentale del proprio agire.

A questo punto, il buon Jacopo realizza che la società materialista è indifferente ai valori ideali di “comunità” e “patria” ma si concentra esclusivamente sulla massimizzazione di profitti e consumi.

E quando il giorno dopo, ossia Sabato mattina, il nostro Jacopo Barra Caracciolo si imbatte nei tweet di Michele Emiliano che esaltano la funzione taumaturgica del pareggio di bilancio:

e dell’equivalenza intertemporale dei saldi contro l’effetto “spiazzamento” (Ricardiano) della spesa pubblica:

lo sconforto è tale da fargli comprendere quanto inutile sia il ruolo dell’intellettuale in questa società:

“In tutti i paesi ho veduto gli uomini sempre di tre sorta: i pochi che comandano, l’universalità che serve; e i molti che brigano. Noi [gli intellettuali] non possiamo comandare, né forse siamo tanto scaltri.[…] Tu mi esalti sempre il mio ingegno: sai quanto io vaglio? né più né meno di quanto vale la mia entrata….”.

Ed ecco che, al termine di questo struggente percorso interiore, il buon Jacopo Barra Caracciolo pubblica tutto il suo sconforto in questo tweet:

L’intellettuale si arrende alla pochezza dei valori di quelle masse che cerca di convertire all’amor patrio.

Dai..  Ugo Foscolo non avrebbe potuto far meglio di così! Nevvero?

Ad maiora.

 


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