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LE TRASH OPINION DEL CORRIERE: PERCHÉ FARE IL GIORNALISTA É MENO FATICOSO CHE STUDIARE (il caso Fubini).

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Cari amici,

questa settimana la Banca Centrale Argentina è stata costretta ad aumentare il tasso di sconto in modo significativo  per evitare ulteriori svalutazioni del Peso.

Il freno è stato dato seguendo i  metodi classici cioè innalzando il tasso di interesse al 40% cifra che fa impressione, ma ricordando che il precedente era a, 33.75%, lo fa molto meno.

L’Argentina ha una storia monetaria che necessiterebbe dei libri, più di uno, per darne un’idea vaga. La superficialità nella valutazione delle sue condizioni ha già eliminato diversi economisti (ricordiamo Taddei ed il Corralito).

Eppure arriva sempre qualche Consigliere di Open Foundation Europa, cioè Fubini, che, a casaccio, spara affermando il classico “Senza l’euro saremmo l’Argentina”.

Studiare è fatica. Anzi è proprio una grandissima rottura di coglioni, soprattutto cercarsi i dati, confrontarli, vedersi la storia di un paese, analizzare le cause dei fatti etc. Quando si lavora per un grande giornale, con 14 mensilità assicurate e, magari, qualche prebenda extra da Soros, perchè farlo? Basta sparar due cavolate, e via.

Per Fubini la causa dell’innalzamento dei tassi è a cercarsi negli USA e nell’innalzamento dei tassi FED. Ma siamo sicuri? A me, dati alla mano, pare proprio di no…

Lo spread fra tassi attivi e passivi è molto alto… in teoria (Grande invidia fra le banche italiane, immagino)

Nello stesso tempo il tasso  reale è negativo, a causa dell’inflazione, ma lo è stato quasi sempre dal 2008. Se i capitali in Argentina volvano fuggire, lo avrebbero fatto già da tempo :

Negli ultimi 14 anni solo per 4 i tassi reali sono stati positivi. Insomma chi voleva far fuggire il denaro lo ha già fatto.

Per capire il problema argentino e della sua svalutazione dobbiamo analizzare essenzialmente due problemi, in alcune loro diramazione, e questo richiede un po’ più di attenzione di quella a cui può  giungere Fubini, cioè  l’inflazione e la sua origine e la struttura economica argentina, insieme agli effetti delle politiche di Macrì.

Prima di tutto vediamo l’inflazione. Premetto che vedrete il grafico diviso in pezzi, a seconda dei momenti temporali, e ne capirete la ragione dalla loro analisi:

Dal 1992 ad oggi.

Dal 1960 al 1975:

Dal 1976 al 1988

Dal 1989 al 1992:

Il motivo per cui ho dovuto farlo a strisce è che, usando un unico  grafico, di fronte a punte del 20 mila per cento, non si sarebbe apprezzato il fatto che per ben pochi anni l’Argentina ha avuto un tasso di interesse ad una cifra, con numerosissimi anni in cui questo è stato oltre il 20%. Quindi in un certo senso l’alta inflazione è strutturale. Possiamo notare che le armi normalmente usate contro l’inflazione sono state o inutili o dannose:

  • inutili, come i regimi di controllo dei prezzi;
  • dannosi, come i peg al dollaro degli anni ‘90 che hanno condotto al picco inflazionistico del 1999 e sono terminati nel 2001.

Gli anni 90, quelli di Menem e del Peg con il dollaro, un euro ante literam, hano visto un calo dell’inflazione, vero… Cosa ha causato la fuga di Menem in elicottero e la fine del peg con il dollaro? Ecco qui…

La disoccupazione alle stelle, casualmente diminuita con il termine del peg (che vedete segnato in rosso). Non è stato un miracolo, ma il ritorno sul mercato dei cambi del pesos libero. Proprio l’Argentina indica il trade -off inflazione disoccupazione in tutta la sua forza.

C’è quindi il secondo elemento, cioè la struttura economica Argentina, ancora molto legata al settore primario. Ecco il volume del PIL in Agricoltura;

Ed il PIL da manifattura

Ora possiamo dire che il PIL generato dal settore agricolo è oltre 80% rispetto a quello manifatturiero. Per dare un’idea in Italia l’agricoltura è poco più di 1/10 della manifattura. Questo cambia moltissimo le cose, soprattutto se consideriamo le principali esportazioni argentine:

Soia mangimi ($10.5B),

Mais($4.54B),

Olio di Soia ($4.45B),

Soia ($3.54B)

Camion e furgoni ($2.72B)

Per comparazione l’Italia esporta:

Medicamenti imballat($24.2B),

Autovetture ($17.1B),

Parti di Auto ($14.5B),

Altra manifattura mista ($14.4B)

Derivati dalla raffinazione del petrolio. ($11.4B),

Notate una certa differenza? Penso di si,  e questa differenza ha un grande effetto nel caso di svalutazione. Infatti direi che la condizione di Marshall Lerner è molto sfavorevole all’Argentina. Spieghiamo cosa significa Ad Usum Fubini. Se svaluto avrò che le mie esportazioni saranno più convenienti e le mie importazioni meno convenienti, purtroppo tutto dipende dall’elasticità della domanda e dell’offerta. Ora i prodotti agricoli hanno una sgradevole caratteristica: che non crescono istantaneamente. Se io svaluto la mia soia sarà più conveniente, ma non mi serve a nulla, o meglio mi serve a molto poco, perchè l’offerta è rigida: non posso venderne di più, se va bene impiegherò un anno ad aumentare i raccolti, e se va bene, perchè se devo partire dissodando da zero dei campi, oppure piantando coltivazioni pluriennali (esempio alberi da frutto) impiegherò di più. A questo punto le mie esportazioni saranno rigide alla svalutazione.

Se, come l’Italia, il prodotto è manifatturiero avrò sempre una capacità produttiva di riserva che potrò utilizzare per incrementare l’export. Se poi il paese viene da una crisi produttiva, con capannoni vuoti o macchinari fermi e sottoutilizzati, potrete capire che l’export sarà immediatamente sensibile al prezzo.

Si tratta di un ragionamento complesso, inadatto quindi al giornalista medio del Corriere, figuriamo ad un consulente di Soros che parte già preconcetto in partenza, e se lo capisce è ancora peggio perchè è in malafede.

Come una delle cause dell’inflazione Argentina è stata spesso citata la monetizzazione del debito di Bilancio, probabilmente da chi non ha mai visto il defici di bilancio di Buenos Aires:

Abbiamo avuto dei deficit, ma controllati (la Spagna ha avuto deficit a 2 cifre). Credete che il 4% di monetizzazione, se ci fosse stato avrebbe causato l’inflazione del 20%? Si, se magari lavorate al Corriere o a Repubblica. Se pensate che questo sia dovuto a deficit precedenti, vi sbagliate ancora.

Confontate l’Argentina con la Francia o con la Spagna e ci sarà da ridere. Gli amici del Rio de la Plata avrebbero tutte le ragioni del mondo ad incazzarsi, quando un Fubini qualsiasi li cita come esempio negativo.

Tra l’altro Fubini cita Macrì, le cui politiche possono essere riassunte in:

  • più elasticità e libertà nei contratti di lavoro, con la possibilità di avere giornate  lavorative di  10 ore al giorno per i dipendenti;
  • più liberalizzazione nei prezzi dell’energia, meno vincoli;
  • meno deficit;
  • eliminazioni progressiva delle imposte sul’export.

Ora i primi tre  punti sono quelli desiderati dall’Europa, e che si vorrebbero imporre da noi, il quarto ha, a mio parre, avuto conseguenze nefaste. Nel momento in cui infatti ho fatto scendere la tassazion sulla soja, e svaluta, la mia soja prenderà il volo per l’estero, oppure i miei allevatori dovranno pagare di più per comprare la mia soja, ma questo significherà che l’asado a Buenos Aires sarà più caro, cioè paradossalmente, avrò generato inflazione. Quello che avrebbe dovuto fare Macrì, invece che aiutare le multinazionali della soja, sarebbe stato favorire gli investimenti nella struttura manifatturiera locale, ad esempio con defiscalizzazione o incentivazioni agli argentini, attenzione ad investire, creando un più forte settore manifatturiero. Chiaramente sono politiche che non si realizzano in un anno.

Resta in fatto che Fubini ha perso un’occasione per tacere, ed ha dimostrato, per l’ennesima volta , quanto il giornalismo italiano sia superficiale. Studiare è fatica, chi lo fa fare a quelli che sono al Corriere?


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