Attualità
Le testate nucleari russe in Bielorussia sono una vera minaccia per l’Occidente?
La Russia a marzo ha rischierato testate nucleari tattiche in Bielorussia, ma questo è un incremento del livello del rischio per i Paesi Occidentali? Oppure è solo una mossa per controbilanciare la presenza della NATO in Finlandia
Il recente spostamento di armi nucleari tattiche dalla Russia alla Bielorussia, come riportato da funzionari militari occidentali e ripreso da Foreign Policy, è un significativo sviluppo geopolitico. Questa mossa, annunciata dal Presidente russo Vladimir Putin lo scorso giugno, è probabilmente finalizzata ad aumentare la pressione sul fianco orientale della NATO. Si inserisce in un quadro di anni in cui la minaccia nucleare è stata brandita dalla Russia per spaventare l’Occidente ed indurlo a diminuire il sostegno all’Ucraina. Tuttavia, i vertici della NATO sostengono che lo spostamento non cambia drasticamente la natura delle minacce militari russe nei confronti dell’alleanza.
Arvydas Anusauskas, ministro della difesa lituano, è stato il primo alto funzionario all’interno della NATO a confermare la notizia del dispiegamento. Ha avvertito che i rischi dell’inazione occidentale sono elevati, citando la debole risposta ricevuta dall’Occidente quando la Russia spostò più armi nucleari nell’enclave di Kaliningrad, confinante con Polonia e Lituania. “Vorremmo vedere una risposta più dura a questo proposito”, ha detto Anusauskas . “Se i russi portano armi nucleari più vicine a noi, dobbiamo spostarci anche noi.”
La questione nucleare si è posta sulle teste dei leader occidentali fin dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Alti funzionari statunitensi hanno ritenuto che Putin abbia ventilato la possibilità di utilizzare armi nucleari tattiche a basso potenziale nel 2022 quando ha dovuto far fronte alle vittorie ucraine e alle significative battute d’arresto sul campo di battaglia, prima che il conflitto si trasformasse in uno stallo l’anno successivo.
Putin non ha rimosso quella minaccia dal tavolo, anche nell’attuale stato di relativa impasse del conflitto. Mercoledì, poco prima delle elezioni presidenziali russe, ha rilanciato con forza la tematica. “Da un punto di vista tecnico-militare, siamo ovviamente pronti”, ha detto Putin all’emittente Rossiya-1 e all’agenzia di stampa RIA sulla prospettiva di una guerra nucleare con l’Occidente, quando interrogato sulle minacce alla sovranità russa. Il leader russo ha negato, tuttavia, di aver considerato l’uso di armi nucleari tattiche in Ucraina nel 2022, sostenendo che “non ce n’era mai stato bisogno”.
Il dispiegamento in Bielorussia è un simbolo della dissuasione nucleare russa
La Russia ha una potenzialità di dissualsione nucleare enorme, con oltre 5500 testate nucleari, fra tattichee e strategiche, utilizzabili. Un nomero elevatissimo, di molto superiore alle 3700 attive negli USA o le 225 del Regno Unito. Ovviamente, con questa abbondanza, Mosca non ha nessun problema nel ricollocare qualche decina di testate nel paese alleato e vcino, la Bielorussia.
Funzionari dell’intelligence occidentale e osservatori open-source hanno passato mesi a tracciare il dispiegamento russo nel paese alleato, che Putin stesso ha definito un avvertimento all’Occidente. Lo spostamento delle armi in Bielorussia segna uno dei punti di schieramento più occidentali dell’arsenale nucleare del Cremlino.
Il movimento delle sue armi nucleari ha un chiaro intento politico di segnalazione, ma per alcuni esperti non implica una vera rilevanza militare: l’alleanza non deve affrontare minacce maggiori o minori, semplicemente per il fatto che gli armamenti siano stati portati qualche centinaio di chilometri più vicino al territorio della NATO. “I russi possono raggiungere qualsiasi luogo nella NATO con i missili nucleari che hanno sul proprio territorio”, ha dichiarato Rose Gottemoeller, ex inviata americana per il controllo degli armamenti e vice segretario generale della NATO. “Ciò non cambia affatto l’ambiente della minaccia. Si tratta, pertanto, di un messaggio puramente politico”. Quindi lanciarli dai confini con la Polonia o dai pressi di Mosca non cambia molto.
Altri esperti vanno oltre, sostenendo che se si risponde pubblicamente allo spostamento di armi nucleari in Bielorussia, si fa semplicemente il gioco della Russia. “Che differenza fa, davvero?”, ha dichiarato a Foreign Policy Hanno Pevkur, ministro della difesa estone. “Ecco perché ogni discussione del tipo ‘Gesù, abbiamo un’arma nucleare in Bielorussia, guarda cosa succede,’ è semplicemente assurda. Fa parte del piano russo di distogliere l’attenzione dall’Ucraina e di avere argomenti extra nell’agenda di discussione. Ma in realtà, non fa alcuna differenza riguardo il modo in cui la Russia si comporta.”
In questo panorama, Putin potrebbe rafforzare la minaccia nucleare contro la NATO nel prossimo futuro, soprattutto se vedesse vacillare il sostegno militare occidentale all’Ucraina. D’altra parte, la determinazione dell’Occidente contro il ricatto nucleare sta crescendo. “[Putin] vuole assicurarsi che ci sia spazio per l’inquietudine” negli attuali dibattiti statunitensi ed europei sull’opportunità di continuare a sostenere l’Ucraina, ha detto Gottemoeller. “Per l’Ucraina e gli alleati della NATO in Europa, non è che siano immuni a queste minacce, ma non hanno più quel valore shock che avevano nei primi giorni dell’invasione.”
Una nuova valutazione non classificata da parte dei servizi segreti statunitensi, rilasciata la scorsa settimana, ha concluso che la Russia probabilmente non vuole impegnarsi in un conflitto militare diretto con la NATO. È stato, tuttavia, evidenziato come il Cremlino farà maggiore affidamento sulle armi nucleari per dissuadere gli Stati Uniti e l’alleanza mentre ricostruisce le sue forze di terra.
Nel quadro del deterioramento delle relazioni tra USA e Russia negli ultimi anni, e del loro crollo definitivo dopo l’invasione su vasta scala dell’Ucraina nel 2022, entrambe le parti hanno abbandonato trattati decennali sul controllo degli armamenti. Ora resta in vigore solo un accordo: il nuovo trattato START, che il Cremlino ha unilateralmente sospeso l’anno scorso. Il trattato fissa il numero massimo di testate, missili, bombardieri e lanciatori di missili nucleari strategici schierati che entrambi i paesi possono avere, ma non si applica alle nuove armi che la Russia ha costruito negli ultimi anni. (Il Pentagono stima che la Russia disponga di 2.000 armi nucleari non strategiche non coperte dal trattato.)
I rappresentanti della NATO, durante la Conferenza di Monaco sulla Sicurezza, svoltasi a febbraio, hanno sottolineato che la Russia non ha fatto nulla, dall’inizio dell’invasione totale dell’Ucraina, per costringere i paesi nucleari dell’alleanza – Stati Uniti, Francia e Regno Unito – a cambiare atteggiamento. Gli Stati Uniti dispongono di armi nucleari tattiche in almeno sei basi europee.
Quindi il rispiegamento delle testate in Bielorussia non deve essere visto come un incremento della minaccia militare russa, ma , maggiormente, cme un segnale politico sia internazionale, sia interno, sia estero. Internamente Putin mostra che comunque ci sono paesi strettamente alleati. Alla Bielorussia mostra sia il proprio assoluto appoggio, sia il fatto che, comunque, la Russia esercita una certa forma di controllo sul paese. All’Occidente comunque dimostra la sua spregiudicatezzza tattica, pur senza incrementare il livello complessivo di minaccia. Una mossa molto abile politicamente e la vera risposta all’entrata della Finlandia nella NATO.
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